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Quella che si è appena conclusa è stata una gran bella stagione per i team della Eastern Conference con i Pittsburgh Penguins che hanno riportato la Stanley Cup dall’altra parte degli Stati Uniti dopo quattro anni di dominio fra Chicago e Los Angeles. I Washington Capitals hanno sfiorato il sogno di raggiungere la finale di Conference dopo aver chiuso il discorso regular season già a marzo concludendo con 120 punti, titolo del President’s Trophy, Alex Ovechkin capocannoniere e Braden Holtby che eguaglia Martin Brodeur. Abbiamo visto i Tampa Bay Lightning, campioni della Eastern nel 2015, brillare nuovamente e crescere con gli stessi giocatori che hanno portato i Bolts alla finalissima contro Chicago. Abbiamo visto anche i New York Islanders superare un turno ai playoff dopo decenni ed i Florida Panthers riprendere credibilità all’interno dell’Atlantic (vincendo la Division). Lasciando da parte i Boston Bruins (franchigia deludente che analizzeremo fra qualche settimana), la protagonista mancata è la New York “blueshirt”.
I New York Rangers avevano concluso il 2015 da campioni della lega (in regular season) ed eliminati al fatal Game 7 al Madison Square Garden in finale di Conference contro i Tampa Bay Lightning. Proprio quei blueshirt che avevano fatto impazzire i tifosi con il recupero dal 1-3 nella serie contro i Washington Capitals vincendo partite eroiche all’overtime. Tutto quel calore dei fans, tutto quell’entusiasmo si è spento in un’amara delusione e rassegnazione dopo l’ultima stagione. Il campionato non è andato benissimo perché New York non è riuscita a dare continuità ai risultati impostando solamente una volta un “winning-streak” di 9 partite di fila a novembre stabilendo un nuovo record di franchigia. Una stagione iniziata con l’addio alla NHL di Marty St.Louis e proseguita con i saluti di Carl Hagelin, Cam Talbot per poi arrivare a quest’estate con la partenza di Keith Yandle. I continui acciacchi di Ryan McDonagh, la condizione fisica mai al 100% di Derek Stepan e la totale assenza realizzativa di un uomo da 40 goal (2014/2015) come Rick Nash hanno pesato eccome in quello che possiamo chiamare un vero e proprio “fallimento”.
Ed ora, come affrontare questa off-season in preparazione della stagione 2016/2017? I piani non sono ancora chiari perché i blueshirt devono ancora rinnovare il contratto ai vari Chris Kreider, JT Miller, Kevin Hayes ed al difensore Dylan McIlrath. La cosa che fa dubitare sulla permanenza dei quattro giocatori è il fatto che in coro abbiano chiesto l’appello alla NHLPA tramite la salary arbitration nel caso in cui i New York Rangers non dovessero offrirgli un contratto ed un ingaggio adeguato anche perché i blueshirt hanno solamente $6,5 milioni di spazio nel salary cap.
Perciò nei prossimi giorni non si possono escludere dei colpi di scena come una partenza di Nash, attaccante ormai definito “inutile” nell’economia del gioco dei Rangers. Bisognerà prestare attenzione alla situazione di Stepan con un ingaggio da $6,5 milioni ad ogni modo complicato da spostare per via della clausola no-movement. Brassard, Zuccarello, M.Staal, Klein, Lundqvist e Raanta sembrerebbero gli unici ad avere una situazione che possiamo definire “tranquilla” a differenza di gente come Dan Girardi (finito più volte nei rumors di mercato) e Tanner Glass. Si attende l’esplosione definitiva dei 24enni Jesper Fast e Oscar Lindberg e sarà da valutare l’impatto dei nuovi acquisti Michael Grabner, Nathan Gerbe (che fino a qualche settimana prima doveva volare verso la Svizzera) ed il difensore Nick Holden.
Un mercato senza grandi nomi, senza grandi mosse ma che in caso di una partenza importante potrebbe avere la scossa giusta per scoprire il prossimo futuro dei Rangers.