Tre punti fondamentali verranno toccati nell’incontro che avverrà durante il corso di questa settimana. I 30 general manager della National Hockey League (ovviamente uno per franchigia) discuteranno riguardo le nuova introduzione della “coach’s challenge”, sul nuovo format dei supplementari 3-on-3 e sulla possibile riduzione dell’equipaggiamento dei goalie.
Partiamo per ordine: la coach’s challenge. Questo è l’argomento sicuramente più caldo per via dei tanti problemi che ha causato fino ad ora. La coach’s challenge è uno strumento “dato in mano” agli allenatori per richiamare l’attenzione degli arbitri nei casi di goal segnato con interferenza sul portiere o rete non valida per un’azione viziata da un fuorigioco. Il coach può utilizzare questa chiamata una sola volta durante la partita e se il risultato dell’azione rivista dalla moviola sarà negativa per esso ne conseguirà la perdita dell’utilizzo del time-out tecnico. Son passati ormai 5 mesi dall’inizio della stagione e diversi allenatori si sono lamentati riguardo l’utilizzo, talvolta a caso, da parte dei loro colleghi. Alcuni coach lo definiscono come una “ruota della fortuna” dalla quale puoi ricavare anche un qualcosa d’inaspettatamente positivo, perciò, tanto vale provare. La National Hockey League non vorrebbe fare un immediato passo indietro l’anno dopo averla introdotto, anzi, si cerca di modificare le regole per rendere la coach’s challenge perlomeno credibile.
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L’overtime 3-on-3 è stata definita la “genialata dell’anno” per dare più intensità e spettacolarità alle partite terminate in parità durante i regolamentari. Dopo i classici 60 minuti di gioco, fino all’anno scorso le due squadre si privavano di un uomo per parte per dare via a 5 minuti extra da giocare 4 contro 4 ed al termine di esso in caso di parità, la partita veniva terminata ai rigori. Con l’introduzione di questo 3 contro 3, gli spazi son cresciuti ed i giocatori hanno più ghiaccio per tentare ripartenze, passaggi lunghi per tagliare la difesa ed ovviamente più possibilità per segnare la rete decisiva. Risultato? Secondo la lega sicuramente positivo avendo dimezzato il numero delle partite terminate agli shootout ma diverse franchigie definiscono questa formula “l’anti-hockey” per eccellenza.
L’ultimo punto che verrà toccato sarà l’equipaggiamento dei portieri, un argomento che da sempre viene messo in discussione. All’inizio di questa stagione abbiamo sentito le parole di alcuni allenatori come Mike Babcock dei Toronto Maple Leafs che consigliava alla NHL di diminuire lo spessore o togliere alcune parti dall’equipaggiamento dei portieri per innalzare il numero delle reti segnate. Tra tutti, questo è il punto dove più squadre e più general manager sono d’accordo per tenerlo assolutamente invariato anche perché le dimensioni vengono ritenute adatte e non si vorrebbe privare il portiere delle sue abitudini/larghezze cui si è allenato duramente in questi anni.