
Una puntata speciale dedicata alla più grande sciatrice italiana di sempre, registrata all’Auditorium “Stella Polare” di Fiera Milano. Disponibile anche on demand.
La leggenda dello sci azzurro, Deborah Compagnoni, è la protagonista della prossima puntata di Federico Buffa Talks, produzione originale firmata Sky Sport, con Federico Buffa e il direttore Federico Ferri, realizzata in questa occasione all’Auditorium del Centro Congressi “Stella Polare” di Fiera Milano. Un viaggio che parte dall’infanzia a Santa Caterina di Valfurva, tocca le vette più alte dello sci olimpico e mondiale, e arriva ai giorni nostri, con l’impegno nel sociale e il ruolo di Ambassador delle Olimpiadi e Paralimpiadi Milano-Cortina 2026. Appuntamento con “Federico Buffa Talks – Deborah Compagnoni”, stasera, venerdì 21 novembre, alle 19 e alle 22.45 su Sky Sport Uno e in streaming su NOW. Disponibile on demand.
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Nel suo palmarès, sei ori tra Olimpiadi e Mondiali in tre differenti discipline: superG, gigante, slalom. È la sciatrice italiana più vincente di sempre a livello olimpico con tre medaglie d’oro in tre edizioni consecutive dei Giochi: Albertville 1992 nel supergigante, Lillehammer 1994 e Nagano 1998 nello slalom gigante. E poi, l’argento olimpico di Nagano nello slalom speciale e la Coppa del Mondo di slalom gigante del 1997, oltre a 44 podi in Coppa del Mondo.
Deborah Compagnoni, la leggendaria protagonista negli Anni 90, insieme con Alberto Tomba, è la perfetta sintesi tra eccellenza e normalità, perché al di là dei numeri e delle imprese, ciò che colpisce di lei è la semplicità con cui racconta la sua carriera straordinaria.
“La mia vita – dice Compagnoni – è stata, dal mio punto di vista, molto normale. Chiaramente, per via delle medaglie e della storia sportiva, dall’esterno veniva percepita come fuori dall’ordinario ma per me non lo era. Penso che questo nasca dal mio percorso e dalle vicissitudini che mi hanno sempre riportato con i piedi per terra, ma anche dagli insegnamenti ricevuti dalla mia famiglia, che era una famiglia normale, dalle mie origini e dalle tradizioni, che mi hanno formato tanto”.
Oltre agli ori olimpici e mondiali, Deborah Compagnoni è stata anche campionessa di tenacia, con un fisico e una carriera tormentati dagli infortuni. Dal primo e terribile, nel 1988, con la rottura del ginocchio destro, seguito da un grave blocco intestinale che ne mise a rischio non solo il percorso sportivo ma anche la vita, al più noto, il giorno dopo aver conquistato la medaglia d’oro nel supergigante ai Giochi di Albertville 1992, mentre gareggiava nello slalom gigante. Il suo grido di dolore risuonò in mondovisione nelle case di tutti gli appassionati di sci. Eppure, ha sempre trovato la forza di rialzarsi, trasformando gli infortuni in punti di forza che l’hanno spinta a concentrarsi sulle discipline in cui poteva eccellere senza esporre il suo fisico ai rischi eccessivi. Ha indirizzato le energie sulle specialità tecniche e sugli appuntamenti decisivi, Olimpiadi e Mondiali, massimizzando così l’impatto delle sue vittorie.
“Uno dei tratti più affascinanti della carriera di Deborah Compagnoni – dice Federico Ferri – e in generale degli atleti che non falliscono le occasioni importanti, è la capacità di essere sempre presenti quando conta ad alti livelli, in uno sport terribilmente difficile come lo sci dove basta un nulla per uscire, per inforcare, per rovinare una gara. Ed è ciò che distingue gli atleti forti dai fuoriclasse assoluti”.
E infatti, dopo l’infortunio del 1992 avviene la sua seconda e inarrestabile rinascita: dal 1993 al 1999, anno del suo ritiro, Deborah colleziona le sue vittorie più belle.
“La mia percezione di lei – dice Federico Buffa – è sempre stata la totale assenza di calcolo, sei un essere umano che non crea artificialmente una situazione, la vive per quel che succederà, non la fa diventare quello che vuole lei”. Vivere alla giornata, senza porsi troppi traguardi, lasciarsi guidare dall’esperienza e dall’istinto, circondarsi di persone positive che la facciano stare bene: questo era ed è tuttora il suo stile di vita.
Ancora oggi ama definirsi “una ragazza di montagna”, come il titolo del suo libro (ed.Rizzoli), nel quale celebra la sua infanzia vissuta in libertà a Santa Caterina di Valfurva, un paesino della Valtellina, che ne ha forgiato il suo spirito avventuroso e il suo carattere da campionessa. Dal 2021 ricopre il ruolo di Ambassador delle Olimpiadi e Paralimpiadi Milano-Cortina 2026, con l’obiettivo di condividere la sua esperienza ai Giochi e di trasmettere i valori olimpici alle nuove generazioni.
