Editoriali

La discesa in due manche non è una gara

Nadia Fanchini - Foto MarcoTrovati Fisi/Pentaphoto

Discesa libera è partire in cima ad una montagna e scendere a tutta velocità fino a valle. Discesa libera sono due minuti di adrenalina pura e di massima concentrazione. Discesa libera non è solo una specialità, ma la filosofia dei migliori sciatori che possono dare sfogo a quella paradossale follia razionale.

Ma ad Altenmarkt tutto questo non si è visto. Già, perché in cima alla montagna non c’era la neve e perché una discesa in due manche dà spettacolo quanto un film di cui viene ripetuto due volte il primo tempo. Davvero un peccato considerando che la pista del Zauchensee, pur non facendo parte delle “classiche” del grande circuito, è in assoluto una tra le più belle, veloci e varie. Quello che non abbiamo potuto assaporare della discesa originaria, già vista negli anni passati, è una partenza da brivido collocata non su una pista da sci, ma in cima ad un trenino panoramico a cremagliera, che avrebbe lanciato le atlete ad altissima velocità nella prima parte del tracciato, con lunghi salti, ampi curvoni e parti di scorrevolezza. Purtroppo in questa edizione le velociste si sono confrontate solo nella parte tecnica, superando di poco i 100 chilometri orari.

Eppure non ci sono state grosse sorprese nella classifica. Le migliori discesiste si sono confermate tali, nonostante la pista mutilata potesse favorire le atlete più tecniche o le gigantiste. Il più grande vantaggio di questa formula in due manche è stato colto da alcune giovani sciatrici, come la francese Anouk Bessy e l’austriaca Sabrina Maier: normalmente le atlete che partono nelle retrovie sanno che per ottenere i primi punti in coppa del mondo devono compiere una discesa impeccabile ed essere vicine alle prime in tutti i settori della pista; in questo caso, invece, è bastato “azzeccare” solo la prima metà per qualificarsi alla seconda manche e mettere in tasca qualche punticino dopo solo un minuto di gara. Obiettivo che purtroppo è sfuggito alla nostra Marta Bassino, esordiente in questa specialità.

Altro fenomeno inaspettato sono state le cadute, l’infortunio della norvegese Lotte Sejersted ed i grossi rischi delle atlete anche più esperte: questo a dimostrazione del fatto che non è sempre l’alta velocità, o la lunghezza eccessiva delle piste a minacciare la sicurezza di queste competizioni. Forse bisognerebbe riflettere sul fatto che la discesa libera è la specialità più adrenalinica, che richiede a chi è al cancelletto la massima concentrazione; sono così fondamentali i minuti che precedono la gara, le fasi di preparazione psico-fisica e gli esercizi di riscaldamento effettuati, che non è facile nemmeno per le più esperte trovare due volte nella stessa giornata l’adeguata attivazione mentale.

Pare quindi evidente che una discesa libera in due manche debba essere soltanto l’eccezione e non la regola. Quello che sarà l’appuntamento più importante per lo sci mondiale dei prossimi anni, invece, sembra proprio dettare tale regola. A causa dei bassi dislivelli delle montagne, l’Olimpiade di Pechino 2022 rischia di regalarci delle gare monotone, spezzate in due manche come quest’ultima di Altenmarkt. La tendenza ad organizzare i giochi olimpici nelle grandi città potrebbe andare a discapito dei grandi appassionati e degli atleti stessi. L’unica cosa certa è che i cinesi dovranno lavorare molto e inventarsi qualcosa di davvero fenomenale per non mortificare questa bellissima disciplina storica. Probabilmente in futuro ci abitueremo a molte novità, come conseguenze degli adattamenti climatici, economici e politici che potrebbero influenzare il nostro sport. Forse un giorno le gare di slalom saranno disputate negli skidome e i grandi slalomisti vinceranno anche in quelle situazioni. Ma gli sciatori, i tifosi, i grandi atleti e tutti gli appassionati non si sono ancora stufati dello sci come l’hanno conosciuto, con le sue discipline storiche e nelle loro formule classiche.

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