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Ha fatto e sta facendo molto discutere nelle ultime ore la scelta del Comitato Olimpico Internazionale che ha riconosciuto gli eSports, più comunemente conosciuti come videogiochi, quali una vera e propria disciplina sportiva. Si parla non solo dei videogames a tema sportivo, ma di tutti i giochi competitivi e non violenti.
“Gli eSports competitivi possono essere considerati un’attività sportiva, e i giocatori coinvolti si preparano e allenano con un’intensità che può essere paragonata agli atleti degli sport tradizionali“. Queste le parole del comunicato che riassume le motivazioni di questa scelta, che però trova delle solide basi anche a livello economico e non soltanto, come sottolineato tra gli altri da Repubblica.
Innanzitutto si tratta di un’apertura che avrà grande appeal sui giovani e giovanissimi: del resto anche le Olimpiadi invernali negli ultimi anni si sono sempre più “estremizzate”, accogliendo nel loro programma discipline come il freestyle e lo snowboard cross; ai Giochi estivi di Tokyo 2020 invece saranno discipline dimostrative l’arrampicata sportiva, il bmx freestyle e lo skateboard. In Asia, dove gli eSports hanno già un grande seguito, sono stati 40mila gli spettatori dei Mondiali di League of Legends nel 2014. E anche negli Stati Uniti diversi tornei sono già stati organizzati in veri e propri templi dello sport “tradizionale”, come il Madison Squadre Garden e lo Staples Center.
Ovviamente non possono essere trascurati i fattori economici, dato che i videogames spostano cifre di mercato davvero impressionanti. Per un pubblico di 320 milioni di appassionati, si parla di ricavi per oltre 493 milioni di dollari, con tutte le ricche sponsorizzazioni che ne conseguono. E gli stessi organizzatori degli Asian Games 2022, già pronti ad accogliere gli eSports, chiedono già l’ingresso delle console a Parigi 2024.