[the_ad id=”10725″]
Roberta Vinci soffre, stringe i denti, ma vince. La tarantina non è al meglio della condizione, ma con un grandissimo cuore ha sconfitto Lesia Tsurenko negli ottavi di finale dello Us Open, quarta ed ultima prova slam stagionale. Ecco le dichiarazioni in conferenza stampa: “Mi porto dietro questo problema al tendine d’Achille già dalle Olimpiadi di Rio. Nella giornata di riposo mi sono allenata sette minuti, dico davvero sette, con il mio coach. Cerco di camminare il meno possibile e faccio tanta terapia. Laser con il dottor Parra, ghiaccio, massaggi. Certo non è semplice in partita concentrarsi solo su quello che devi fare in campo, un po’ sei comunque condizionata. Stamattina prima dell’ottavo contro la Tsurenko mi faceva pure male la schiena. Siamo ai quarti di uno Slam e le partite cominciano ad accumularsi, si fanno sentire, soprattutto se non sei al top della condizione. Però non voglio pensarci, mi voglio godere questo momento. Mi piacerebbe svegliarmi domattina e non sentire più dolore, ma non posso pretendere miracoli. Una infiammazione come la mia è difficile che migliori se non ti fermi. E ora non è possibile, devo tener duro”.
Roberta entra nel dettaglio della vittoria contro l’ucraina: “Sapevo che contro la Tsurenko era fondamentale vincere il primo setsottolinea Roberta – è stato un match duro, molto fisico: due set tirati e alla fine eravamo un po’ provate tutte e due. C’era anche un vento fastidioso, molto forte. Nel primo parziale ero andata avanti 3-1, poi ho avuto più occasioni del 4-2, ma non riuscivo a scrollarmela di dosso. Non ho giocato un tennis brillante, difficile se non puoi allenarti come vorresti. Però ho lottato e lei nel secondo set si è un po’ disunita. In fondo queste così sofferte sono le vittorie più belle, facile vincere quando sei al massimo e giochi alla grande”.
E’ il momento di pensare ai quarti di finale e alla sua prossima avversaria:”Qui gioco sempre bene, è come un posto magico. Chiunque sia la mia prossima rivale, Kerber che è vicina a essere numero uno del mondo, o la Kvitova che quando è in palla non ce n’è per nessuna, farò il massimo. Se poi la mia avversaria sarà più brava le stringerò la mano. La stanchezza c’è. Ho una certa età, ma in campo non voglio mai perdere: do sempre l’anima anche quando non sono a posto fisicamente”.