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Non riesce l’impresa a Roberta Vinci di raggiungere la semifinale come nel 2015 a Flushing Meadows. Più della sua avversaria, una Angelique Kerber che ancora una volta rischiava di farsi tradire dalla tensione, hanno potuto le precarie condizioni fisiche di Roberta.
Già nel tunnel che porta sul campo dell’Artur Ashe Stadium Roberta dispensava i sorrisi di chi è sereno, consapevole di aver fatto quanto nelle sue possibilità. Anche ieri il suo allenamento non era durato più di 15 minuti, ancora una partita da giocare a secco ma mai da rinunciataria. E con le idee chiare è entrata in campo per provare a sovvertire un pronostico che la vedeva ampiamente sfavorita. Subìto riesce a strappare il servizio alla sua avversaria in un interminabile game di apertura nel quale Roberta conduce il gioco e con il dritto riesce a tenere sulla diagonale destra Kerber che si conferma poco volitiva a cambiare per prima la direzione. Roberta pur servendo soltanto prime, ed un paio anche molto buone, non riesce a confermare il break, commettendo un paio di errori di troppo nelle accelerazione di dritto comunque non peregrine. Kerber appare tesa, non riesce ad appoggiarsi bene ai colpi della Vinci che invece sembra non accusare molto gli scambi lunghi. Break e contro break che si ripetono sistematicamente quando entrambe vanno a servire col sole di fronte. Sul 4 pari arriva l’ultima coppia di scambi di turni servizio che cambia per due volte le sorti del match: Kerber cede a zero il servizio con quattro gratuiti. Roberta va a servire per il set e arriva sul 30-30, a due punti dal parziale: uno scambio lungo a ritmo sostenuto ma senza variazioni lascia via libera all’accelerazione di Kerber che concretizza il contro break per il 5 pari grazie ad un errore di rovescio di Roberta. La tennista tarantina sembra iniziare a muoversi più lentamente, restando spesso sul rovescio perché forse manca lo scatto per spostarsi sul dritto, e forse tornano alla mente i problemi che l’hanno accompagnata in questi giorni, avendo anche magari pregustato una conclusione diversa del game (e del set). Quando serve sotto 6-5 per restare nel set la mancanza di spinta delle gambe si palesa e va sotto 0-40 e finisce per perdere il parziale con un doppio fallo chiamato per un beffardo fallo di piede.
Probabilmente non sarà stata la beffa della chiamata arbitrale a determinare l’andamento del secondo set, quanto piuttosto le sarà pesato come un macigno l’orizzonte di altri due set per portare a casa la partita. Nel primo gioco del secondo parziale riesce da 40-15 ad agguantare il 40-40 ma la sua partita, la partita delle sue gambe, praticamente termina qui. Persa la spinta subisce un parziale di 18 punti a 2 che la manda a servire per restare nel set sotto 5-0. Non c’è nervosismo, ma ancora il sorriso sereno di chi è a posto con la coscienza. Con orgoglio cerca di evitare un inglorioso bagel, regalando ancora qualche lampo della sua classe tra cui una volèe da manuale, ma la sua avversaria le rende onore non impietendosi e conquista ai vantaggi anche l’ultimo gioco. Roberta lascia il campo tra gli applausi del pubblico dell’Artur Ashe, ma nessun messaggio particolare traspare dal suo volto.