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DAGLI INVIATI A LINZ
MICHELE GALOPPINI E GIULIO GASPARIN
Una stagione negativa, la rottura con la Federazione Italiana Tennis, una nuova annata per tornare in alto. Sergio Giorgi, padre e coach di Camila Giorgi, si racconta in per Sportface.it dal torneo Wta di Linz (qui l’esclusiva con Camila), dove la marchigiana è stata eliminata al primo turno dalla top-10 Madison Keys. “È stato un anno bruttissimo sotto il profilo dei risultati – racconta Sergio – ma molto positivo sotto altri punti di vista. Nel 2016 Camila ha avuto molti alti e bassi, il più delle volte legati a problemi extra tennistici, ma il suo tennis rimane incredibile. Bisogna metterlo in pratica però… Io continuo a essere tranquillo, perché prima o poi la classifica sorriderà”.
Sergio si lascia andare a un sorriso ironico: “Pensiamo ai lati positivi, non abbiamo molti punti da difendere nel 2017, siamo usciti nel 90% dei casi al primo turno. Il rapporto con la Fit? Sembrano un clan, un palazzo della vecchia Unione Sovietica: sempre la stessa mentalità, sempre le stesse persone, mai un cambiamento. Io comunque sarei pronto, a determinate condizioni, a metterci una pietra sopra”.
Quali sono gli aspetti positivi di questo 2016?
“Bisogna considerare che ci siamo salvati senza uscire dalle prime 100 posizioni del ranking, che è una soglia importante per evitare ulteriori difficoltà. Tante altre giocatrici sarebbero crollate in classifica, ma lei ha tenuto, ha resistito. Questo è un fattore davvero positivo per il futuro, nonostante il 2016 sia stato il peggior anno da tanti anni a questa parte. Camila deve maturare ancora un po’, migliorare qualche movimento specifico, trovare la costanza e la solidità che serve e poi niente può impedirle di entrare in top-20 e successivamente anche in top-10. Il tennis da top-10 ce l’ha già ora, ma non lo mette in pratica”.
Tatticamente su cosa state lavorando per il futuro? Camila cerca di prendere la rete ancor più rispetto al passato…
“Camila ha sempre ricercato la rete e il gioco di volo, ma adesso lo fa molto meglio. Anche da fondo campo è migliorata tanto: la palla cammina di più, gioca più anticipato, ci sono maggiori rotazioni, è più veloce a spostarsi al centro del campo per giocare il dritto anomalo. Il servizio è ulteriormente migliorato, anche se la battuta, una volta per tutte, non è il problema di Camila. Quando viene brekkata, spesso non è a causa del servizio, sono altri i problemi, come ad esempio la sua posizione in campo. ‘Cami’ è una giocatrice potente e che gioca profondo e quindi deve imparare in maniera più costante a stare un passo più indietro, per avere più spazio per i suoi attacchi. Sono piccole cose ma che fanno una grande differenza. Prendo a esempio il match contro la Keys: in numerosi tratti sembrava Camila la top10, non l’americana, ma la differenza è la costanza, il sapere tenere alta la concentrazione per tutta la partita e per tutto il torneo. Io sono però convinto che per Camila a un certo punto sarà semplice. Ripeto, non è come in passato quando c’erano 5 o 6 giocatrici imbattibili e poco in basso. Ora il livello delle giocatrici col ranking più basso si è alzato molto, ma quello delle top è rimasto sostanzialmente invariato”.
Qual è il fattore decisivo che permetterebbe a Camila di fare il salto di qualità?
“La costanza prima di ogni altra cosa. Deve riuscire a ‘stare nel match’ durante tutta la partita e per tutto l’arco del torneo. Se riuscisse mentalmente a fare questo salto di qualità, conterebbe poco il ranking di partenza del 2017. Penso ad esempio a Johanna Konta, partita da lontano e in un anno entrata in top-10 con un tennis non estremamente brillante anche se molto solido. Anche la Madison Keys, nonostante sia migliorata molto da fondo campo, sia più rapida rispetto al passato e possegga il solito grande servizio, non è una giocatrice incredibile”.
La soluzione?
“Bisogna stare tranquilli, non andare fuori di testa quando le cose vanno male. Il 2016 è stato un anno molto importante per Camila a livello di crescita personale, a causa di tutte le difficoltà che ha avuto al di fuori del campo. Inoltre, perdere così tanto serve anche di più a volte, soprattutto a giocatrici come Camila: ti fa stare con i piedi per terra, ti fa crescere, ti fa analizzare ogni dettaglio. Ricordiamoci comunque che parliamo di una ragazza di venticinque anni, l’età è quella giusta e il tempo salire c’è, l’importante è stare tranquilli”.
È comparso un brand sugli outfit di Camila…
“Finalmente c’è lo sponsor, ma c’è anche il nostro brand. A disegnare i vestiti, molto apprezzati, è mia moglie Claudia. Altre aziende, anche famose, mi pare abbiano preso spunto, copiando anche qualche dettaglio specifico. Mi fa piacere eh, però insomma… In ogni caso sono outfit specifici per Camila, non saranno a disposizione delle altre giocatrici, anche se più di una ragazza ci ha già chiesto di poterli utilizzare, specialmente dai paesi dove Camila ha un certo seguito, come gli Stati Uniti, il Giappone o la Corea. Vediamo, magari in Fed Cup l’anno prossimo…”. [risata sarcastica]
A questo proposito, visto il cambio alla guida della nazionale con Tathiana Garbin nuovo capitano, potrà cambiare qualcosa?
“È un cambiamento tecnico, ma sarà sempre tutto uguale a prima. Io non voglio parlare male di nessuno, ma sono loro a parlare male di Camila. Vi sono persone ‘anziane’ all’interno della federazione che ne hanno dette di tutti i colori, in pubblico, su mia figlia e credo che non dovrebbero permettersi di fare una cosa del genere verso una ragazza di venticinque anni. Si è detto che la Giorgi non ami la maglia azzurra, ma Camila ha giocato tutte le ultime sfide di Fed Cup chiedendo di saltarne una ed è scoppiato il finimondo. Le altre ragazze italiane hanno chiesto la stessa cosa in altre circostanze, però loro la maglia azzurra la amano sempre. Mi sembra ci sia del doppiopesismo. Se la federazione ne fa una questione di contratti allora non possono giustificarsi dicendo che le altre hanno ottenuto grandi risultati in carriera. Camila è stata crocifissa… Tornando alla Garbin, non credo proprio cambierà qualcosa. Barazzutti? Ha parlato male di Camila anche prima del match di Marsiglia contro la Mladenovic, incontro peraltro vinto. Non si dovrebbe parlare male di una ragazza che non parla male mai di nessuno, che non si mette contro nessuno, che non sparla di alcuna compagna, di alcun giornalista, di nessuno. Non è giusto! Allo stesso modo ha poi parlato Sergio Palmieri, che ha anche sottolineato come Camila, una volta terminati gli allenamenti, andava subito a fare la doccia. Che avrebbe dovuto fare, ballare negli spogliatoi? Sembrano un clan, un palazzo della vecchia Unione Sovietica: sempre la stessa mentalità, sempre le stesse persone, mai un cambiamento. E la cosa peggiore sono stati gli insulti gratuiti a Camila: il problema sono io, non è lei, è palese; quindi perché devono attaccare lei? Anche la frase sul telefono azzurro è assurda, il vertice di una federazione che si permette di dire una cosa simile. Vogliono parlare male di me? Non ci sono problemi, ma lascino in pace Camila”.
È dunque impensabile rivedere la Giorgi in nazionale in futuro?
“Il 4 aprile il presidente Fit angelo Binaghi ha parlato con me al telefono, in maniera tranquilla ed educata, ma un paio di giorni dopo ha fatto una conferenza stampa parlando male di Camila e del sottoscritto. Quando ti ritrovi a che fare con persone come loro, tanto meglio starci molto lontano. Noi siamo contentissimi di starci lontano. Hanno dei valori opposti rispetto a quelli di Camila. Detto ciò, e la Fit lo sa, io sarei anche pronto a metterci una pietra sopra e chiudere questa storia da persona civile, lasciando perdere le questioni legali, anche se ovviamente non perdonerei il loro comportamento verso ‘Cami’. Ritirerei gli avvocati se lo facessero anche loro. Peraltro se ne era già parlato, tanto è vero che mia figlia era pronta a giocare la Serie B per onorare la maglia della nazionale. Al momento non è fattibile, ma, come si dice, mai dire mai”.
Anche perché a Camila è sempre piaciuto giocare in nazionale?
“Lei ha sempre voluto la maglia azzurra. Abbiamo chiesto, in un momento negativo, come già fatto in passato da altre tenniste italiane, di non convocare Camila, ma loro hanno tirato in piedi tutto questo ‘casino’. Io trovo la richiesta di Camila sia giunta per il bene della Nazionale. Ha così dimostrato quanto ci tenga, dato che in quel momento non stava bene e sapeva di non poter dare una mano. Questo per me significa tenere alla maglia azzurra, non il contrario, dato che non si sentiva utile per l’Italia in quel momento”.
Si è parlato di un cambio di nazionalità, è un’opzione da scartare?
“Da quando Camila ha iniziato a 14 anni, in quel $10.000 di Baku, ha sempre avuto la sigla “ITA” accanto al suo nome. E continuerà a farlo anche ora. La federazione non è l’Italia. Ci si può sentire italiani senza dover per forza rappresentare la FIT. Camila voleva giocare per la federazione, ha chiesto un’eccezione in un periodo difficile ed è stata fortemente penalizzata. Una scelta del genere è fuori da ogni buon criterio di gestione. Però alla fine è importante per noi aver capito fino in fondo come tutti in federazione la pensano, così da potervi stare lontano senza rimorsi”.
È stato impossibile, in quei giorni, trovare un accordo?
“Io ho fatto il massimo per arrivare a un accordo. In quel momento ‘incasinato’ io non ho fatto alcuna dichiarazione pubblica, non ho gettato benzina sul fuoco, nonostante loro si siano permessi di parlare male di noi e soprattutto di mia figlia, pubblicamente, in una conferenza stampa. Non vedo come loro possano gestire così il tennis italiano. Pensano alla politica e alla burocrazia, non al movimento. Hanno avuto la possibilità con quattro fenomeni come Schiavone, Pennetta, Vinci ed Errani di costruire un movimento, ora hanno avuto una seconda possibilità di ripartire da Camila ma se la sono bruciata così. Non la ritengo una mossa intelligente. In Italia ci sono tanti ragazzi e tante ragazze che giocano benissimo, ma la gestione non aiuta e penso che faranno fatica a tirare fuori un giocatore da Tirrenia. Detto questo, è bene ricordare come sia molto difficile, per chiunque, portare un giocatore o una giocatrice nella Top-50”.
Chiudiamo con una domanda più leggera: dopo il Wta di Mosca finalmente un po’ di vacanza?
“Si, ma vacanze separati eh, ci mancherebbe. Noi siamo così anche tutti i giorni. Una volta finiti i match o gli allenamenti non si parla più di tennis, a casa parliamo di tante cose ma basta tennis, altrimenti sarebbe troppo. È bello stare in famiglia senza pensare sempre al tennis, la famiglia è la cosa più importante che abbiamo”.