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Roger Federer ha comunicato tramite Facebook di aver preso la decisione di non giocare nessun altro torneo nel 2016. Una notizia improvvisa, certamente inaspettata. Il 2016 di Federer è stato costantemente tormentato. A causa di un innocuo bagno preparato alle due figlie (questa è la versione ufficiale), lo svizzero si è infortunato al ginocchio subito dopo gli Australian Open. Si è quindi sottoposto a un intervento in artroscopia al menisco, apparentemente riuscito alla perfezione, ma che in realtà ha lasciato strascichi per l’intera stagione. Dai forfait a Madrid e al Roland Garros passando per i tornei di Montecarlo e soprattutto Roma, a cui ha preso parte ma è apparso ben lontano dal Federer dei tempi migliori. Anche durante la stagione sull’erba, Roger ha centrato tre semifinali consecutive a Stoccarda, Halle e Wimbledon, apparendo in ripresa, ma ancora troppo legato, troppo insolitamente contratto per convincere gli osservatori più acuti. Fino al comunicato odierno. Stagione finita, il ginocchio non si è ripreso e chissà che quella scivolata nel quinto set contro Raonic non abbia amplificato ulteriormente i problemi. Difficile lanciarsi in previsioni future circa il suo ritorno. L’utopistico augurio di ogni appassionato di sport è che lo svizzero non smetta mai di giocare. Al momento, non potendo godere della poesia dei suoi movimenti, possiamo rifugiarci dietro alle più fredde statistiche, che testimoniano però con inequivocabile chiarezza quanto l’ultimo millennio tennistico sia stato inevitabilmente associato al nome di Roger Federer.
L’elvetico uscirà dalla top 10 entro la fine dell’anno. Attualmente numero 3 del mondo, a quota 5945 punti, dopo le Atp Finals di Londra scenderà a quota 2130, perdendo nell’ordine i 1000 punti della vittoria a Cincinnati, 1200 della finale Us Open, 10 punti del secondo turno di Shanghai, 500 della vittoria di Basilea, 90 dagli ottavi di Bercy, 1000 dalla finale al Master di Londra, oltre a 15 punti dalla coppa Davis. Al momento, avere 2130 punti significherebbe assestarsi al sedicesimo posto nel ranking. È verosimile che sarà quella la posizione occupata da Federer alla fine dell’anno, gradino in più gradino in meno. Il campione di Basilea alloggia tra i primi 10 dall’ottobre del 2002. Grossomodo, saranno quindi circa 14 anni consecutivi di permanenza in top 10, destinati inevitabilmente a interrompersi verso novembre. In questi 14 anni, ricordiamo le 302 settimane da numero 1 al mondo, di cui 237 consecutive, entrambi record imbattuti nell’era Open. Capitolo Olimpiadi: Federer ha vinto tutto ciò che si poteva vincere nella sua straordinaria carriera. L’unico grande alloro mancante è la medaglia d’oro in singolare alle Olimpiadi, avendo vinto l’argento a Londra 2012 e l’oro in doppio a Pechino 2008. Col forfait di Rio, tramonta tristemente la possibilità di colmare questa lacuna. Capitolo Slam: oltre al Roland Garros non disputato a maggio, salterà anche gli Us Open. Due Slam nello stesso anno. E pensare che fino al Major di Parigi, Roger aveva disputato 65 Slam consecutivi, dagli Us Open del 1999 (record assoluto). Ma a ulteriore testimonianza della stagione tormentata che ha vissuto, si può aggiungere che i sette tornei giocati quest’anno (Brisbane, Australian Open, Montecarlo, Roma, Stoccarda, Halle e Wimbledon) compongono il calendario più magro della sua carriera dal 1998, anno in cui è diventato professionista. Non avendo vinto nessuno dei 7 tornei (una finale a Brisbane e 4 semifinali agli Australian Open, a Stoccarda, Halle e Wimbledon), chiuderà la stagione senza titoli in bacheca, cosa mai successa da quando nel gennaio 2001 ha vinto il primo titolo Atp a Milano.
Guardando al futuro, quali sono le prospettive immaginabili? La programmazione per il 2017 è già nota. Federer ha già annunciato che disputerà l’Hopman Cup, torneo a squadre che si gioca a Perth ai primi di gennaio (rappresenterà la Svizzera in coppia con la Bencic). Dopo di che, il primo torneo ufficiale a cui dovrebbe partecipare, saranno gli Australian Open. Questo è il piano teorico. Roger vuole tornare e farà il massimo per farlo. Ma l’8 agosto compirà 35 anni, ed è difficile pensare che questo maledetto 2016 non lasci ripercussioni sulla sua residua carriera. Detto questo, forse nessuno ha mostrato quanto lo svizzero di essere capace di salvaguardare il proprio corpo negli anni. Se lui è convinto di poter tornare, dobbiamo convincerci che ce la farà. Le leggende sportive son solite farsi da parte a modo loro. E se Artur Ashe diceva “i vincenti sono quelli che collezionano i trofei mentre i campioni sono quelli che lasciano il proprio sport in condizioni migliori di come lo hanno trovato”, dobbiamo essere grati a Federer, perché è stato il più vincente dei vincenti e il più campione dei campioni. Non sarà questo il modo in cui si congederà dal tennis. È ancora l’era di Roger Federer.