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Chi fermerà Novak Djokovic? Nell’atto conclusivo della trentaduesima edizione del Miami Open, sui campi in cemento del “Tennis Center at Crandon Park” di Key Biscayne, si è assistito al trionfo, l’ennesimo, del campione di Belgrado, che ha superato con un periodico 6-3 la testa di serie numero 6 del seeding, Kei Nishikori, in un’ora e ventisei minuti.
Il serbo si è aggiudicato sei degli otto precedenti tra i due, ed ha avuto la meglio negli ultimi cinque confronti diretti, il più recente dei quali in occasione dei quarti di finale degli scorsi Australian Open, in cui aveva prevalso nettamente in tre set; curiosamente, in Florida si sarebbero già dovuti sfidare in semifinale nel 2014, ma un problema all’inguine costrinse allora Nishikori a dare forfait. Impressionante il rullino di marcia con cui il numero 1 del mondo si presenta a questa finale: nemmeno un set concesso in tutto il torneo, solamente uno negli ultimi undici incontri. Per il nipponico, reduce dal successo in semifinale contro un sorprendente Nick Kyrgios, prima finale in carriera a Miami, seconda in assoluto nel circuito Masters 1000, dopo quella raggiunta a Madrid nel 2014, quando si arrese a Rafael Nadal in seguito al suo ritiro nel terzo set; da segnalare, inoltre, i cinque match point salvati prima di imporsi in rimonta nel quarto di finale contro Gael Monfils, unico incontro della manifestazione in cui è stato costretto a cedere un parziale.
Si parte con un botta e risposta di break a 15 nei primi due game, con entrambi poco incisivi al servizio e piuttosto fallosi da fondo campo. I giochi iniziali rappresentano una fase di studio per ambedue i giocatori, con pochi rischi e scambi abbastanza lunghi: il primo vero affondo lo piazza il campione di Belgrado che, approfittando di un nastro che mette fuori causa l’avversario, tramite un passante lungo linea di rovescio ottiene ai vantaggi, nel sesto game, il break che gli permette di salire 4-2. Immediata la risposta del nipponico, abile a contro-brekkare a 30 il serbo nel gioco successivo, grazie ad una risposta di rovescio vincente giudicata buona, ma in realtà in corridoio di qualche centimetro. Il ventiseienne di Shimane gioca però un pessimo ottavo game e, a seguito di un diritto steccato che termina oltre la linea di fondo, cede per la terza volta su quattro il proprio turno di servizio. Cinico, come sempre, Nole tiene a 0 la battuta nel gioco successivo, aggiudicandosi per 6-3, in 34 minuti, un primo set in cui non ha fatto nulla di straordinario, ma in cui pesa inesorabilmente la scarsa resa al servizio di “Special Kei”, stabile al 40% sia con la prima che con la seconda.
Altissimo lob difensivo in recupero del serbo, diritto incrociato di Nishikori e repentina discesa a rete che si conclude con una fallimentare volèe di rovescio: è subito break per Djokovic nel gioco inaugurale del secondo parziale. Il tennista asiatico prova a rimanere attaccato al match, non soffrendo particolarmente nei propri turni di servizio: nulla da segnalare, dunque, fino al settimo game, in cui il numero 1 al mondo non sfrutta una ghiotta chance di break per porre il punto esclamativo sulla partita. Il giapponese, sotto sempre di un break sul 3-4, richiede un medical time-out per un presunto fastidio al ginocchio sinistro. Al rientro in campo, Novak mantiene la lucidità che lo contraddistingue nei momenti chiave: tiene prima il servizio a 0 nell’ottavo game, chiude poi nel gioco successivo, alla terza palla match, in seguito all’ennesimo diritto lungo dell’avversario. Chiude dunque col punteggio finale di 6-3 6-3 in un’ora e ventisei minuti di gioco.
Nono successo negli ultimi dieci tornei per Novak Djokovic, che continua a dominare indisturbato il circuito ATP: l’unico avversario in grado di batterlo finora, in questo inizio di stagione, è stata la congiuntivite che l’ha costretto al ritiro ai quarti di Dubai, contro Feliciano Lopez; mantiene salda la vetta del ranking a quota 16.540 punti, più del doppio rispetto a quelli di Andy Murray, secondo in graduatoria, complice la prematura eliminazione dello scozzese dal torneo. Sesto titolo a Miami (eguagliato lo statunitense Andre Agassi) per l’indomabile serbo che, dopo la vittoria a Indian Wells, realizza il quarto “double” in assoluto, il terzo consecutivo (2011, 2014, 2015 e 2016), oltre al terzo “tris” in carriera, considerando la vittoria agli Australian Open (2011, 2015 e 2016). Ventottesimo acuto nel circuito Masters 1000: superato dunque Rafael Nadal, fermo a quota 27, che era stato raggiunto solamente due settimane fa. Non finisce qui l’elenco di record per il cannibale di Belgrado: grazie a questa vittoria, infatti, supera Roger Federer nei guadagni di montepremi, oltrepassando quota 98 milioni di dollari. Kei Nishikori consolida la sua sesta posizione mondiale, portando ad oltre 800 i suoi punti di vantaggio nei confronti del settimo, Tomas Berdych, e avvicinandosi ulteriormente alla quinta piazza, attualmente occupata da Rafael Nadal, riducendo il gap dalle oltre 900 lunghezze di due settimane fa alle 465 attuali: il nipponico si è reso protagonista di una grande settimana e si candida ad essere una delle principali insidie per il serbo per la stagione sul “rosso”, superficie su cui si disputeranno ben tre Masters 1000, oltre ovviamente al Roland Garros.
Nel torneo di doppio, la coppia tutta transalpina formata da Nicolas Mahut e Pierre-Hugues Herbert, teste di serie numero 4 del tabellone, bissa il titolo ottenuto a Indian Wells due settimane fa, battendo il duo afro-statunitense formato da Raven Klaasen e Rajeev Ram, al super-tiebreak del terzo set, col punteggio di 5-7 6-1 10-7.