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“Obiettivo per il 2017? Vorrei giocarmi almeno il primo turno di uno Slam“. In vista dell’imminente inizio della nuova stagione, Sportface.it ha avuto l’onore di intervistare Luca Vanni. Il tennista di Arezzo, attualmente alla 157esima posizione del ranking Atp, ha parlato delle buone sensazioni del suo finale di 2016, chiuso con 3 titoli Challenger vinti. Dopo averci raccontato della preparazione in vista del 2017, che lo vedrà protagonista già nelle qualificazioni in quel di Doha, il trentunenne azzurro ha espresso anche un parere sulle nuove leve del tennis italiano, sia a livello maschile che femminile.
La tua stagione inizia molto presto con le qualificazioni a Doha, ma dato che l’anno solare ancora si conclude, che voto daresti al tuo 2016 sui campi da tennis?
“Sicuramente è stato davvero particolare, perché anche giocando pochi tornei sono riuscito a chiudere intorno alla 150esima posizione del ranking. Magari poteva andare anche meglio, ma vedendo gli ultimi due tornei poteva anche andare peggio. Ma uno sa quanto è difficile vincere i Challenger, quindi avendone vinti tre non posso assolutamente dire che è stata una stagione negativa. Sicuramente se avessi avuto più continuità nei risultati sarebbe stata migliore, ma sono molto contento di come è andato il mio 2016“.
Sapendo che magari avresti voluto fare qualcosa in più nel 2016, ma vedendo i successi di fine anno, hai effettuato qualche cambiamento nella preparazione atletica e mentale per questo 2017?
“A dirla tutta non c’è stato molto tempo per preparare bene il 2017. Mi sono concentrato molto però sui primi tornei che andrò ad affrontare. Una volta tornato da lì farò altre due settimane di richiamo e di preparazione in modo da mettere in cascina almeno quattro settimane di allenamento, perché la stagione è lunga e prepararsi al meglio è molto importante. Non avendo avuto molto tempo mi sono per lo più soffermato sulla ricerca di una solidità fisica in primis e tatticamente anche sull’avvicinarmi a rete il più possibile“.
C’è qualche colpo su cui lavorerai di più e su cui pensi di poter migliorare ancora?
“In particolare sul servizio, perché è il colpo da cui viene la maggior parte dei miei punti. La chiave fondamentale del mio gioco è sicuramente la percentuale delle prime di servizio e il colpo seguente. Anche la risposta e la tenuta dello scambio sono importanti. Ma il primo obiettivo è quello di tenere il turno di battuta grazie ad un’alta percentuale di prime palle in campo“.
Quale caratteristica principale prenderesti dai Fab4?
“Entrare in campo sapendo di potersela giocare con tutti. Vorrei a volte riuscire a credere di più nelle mie potenzialità e nel mio gioco. Questa è una caratteristica che hanno solo i primi quattro della classifica, ma a volte mi dimentico di Luca e delle mie potenzialità“.
Di pochi giorni fa è la notizia che Milano ospiterà la prima edizione delle “NextGen Atp Finals”, quale tra i più giovani ti sembra avere le carte in tavola per arrivare più in alto in futuro?
“Dal punto di vista del gioco, mi piace molto Nick Kyrgios, che in campo però si comporta spesso male. Il più pronto a livello mentale mi sembra essere Alexander Zverev. Sembra aver una testa da top e lo vedo molto concentrato e serio sia dentro che fuori dal campo“.
Guardando in casa nostra e a quello che sembra essere il futuro del tennis italiano, che impressioni hai riguardo alle nuove leve del movimento italiano maschile e femminile?
“Tra gli uomini c’è Matteo Donati che è già stato intorno alla 170esima posizione mondiale due anni fa, anche se deve trovare ancora una certa continuità e una maturazione fisica, ma mi piace molto. Ha fatto dei grandi progressi Stefano Napolitano, che quest’anno ha vinto il Challenger a Ortisei e giocato anche diverse finali. Con il nuovo allenatore, Brandi, lo vedo in buona forma e pronto per migliorarsi. C’è stato anche il ritorno di Alessandro Giannessi, arrivato al suo best ranking: ho parlato con lui e lo vedo molto maturato; spero che gli infortuni per lui siano finiti, o che quanto meno gli diano una tregua. Poi c’è anche Federico Gaio che ha portato a casa due Challenger ed è messo bene per il proseguo della sua carriera. Non seguo molto il tennis femminile e quindi non posso sbilanciarmi, né voglio dare delle risposte affrettate. So di Martina Trevisan e Jasmine Paolini che hanno fatto una grande stagione e sono in crescita anche se purtroppo non hanno più 16 anni, ma comunque hanno fatto bene nel 2016. Oltre alla Vinci e alla Schiavone abbiamo la Giorgi che ha passato una stagione molto difficile, la Errani e infine Karin Knapp che purtroppo che è scesa un po’ per colpa dei tanti infortuni e ha giocato molto poco. A livello femminile c’è un ricambio meno evidente di quello che potrebbe esserci tra gli uomini, dove abbiamo 4-5 elementi che potrebbero fare davvero bene in futuro“.
Tra questi ragazzi, anche basandoti sugli scontri diretti che hai avuto con loro nel 2016, quale ti ha stupito di più a livello tecnico?
“Sarà forse perché in classifica è partito più indietro degli altri, ma quello che mi ha sorpreso di più per i progressi nel gioco è Napolitano. E’ cresciuto fisicamente e sembra molto più consapevole delle proprie possibilità e magari anche di poter vincere con gente davanti a lui nel ranking. Forse in classifica è ancora un po’ indietro, ma è giovane ed ha un ottimo coach alle spalle“.
Oramai hai tanta esperienza nel circuito, e sei arrivato anche alla 100esima posizione, qual è il consiglio principale che ti senti dare ai giovani?
“E’ un consiglio molto semplice, ma dato che la stagione dura più di 10 mesi bisogna cercare di lavorare continuamente e sopratutto, per quanto possibile, limitare i problemi fisici. Bisogna sempre cercare di fare prestazione quando c’è il torneo. Ho visto molte volte Stefano Napolitano cancellarsi dai tornei quando non stava bene, perché quando ci si mette in testa di fare punti e giocare anche con qualche acciacco è sempre una scelta abbastanza affrettata“.