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Ludovico Edalli, ventidue anni, campione italiano assoluto sia nel 2013 che nel 2015, sarà l’unico azzurro presente nel settore maschile della ginnastica artistica a Rio. Ha ottenuto il suo pass nominale nel Test Event che si è ottenuto proprio a Rio de Janeiro. Sportface.it ha incontriamo in esclusiva il giovane ginnasta dell’Aeronautica militare, nel pieno della preparazione per quello che sarà il più importante appuntamento della sua carriera. Edalli è già stato protagonista nei primi Giochi Olimpici Giovanili che si sono tenuti a Singapore nel 2010, dove ha ottenuto la medaglia di bronzo alle parallele pari. Ripetere la stessa prestazione a Rio sarà difficilissimo, ma la determinazione e l’entusiasmo non mancano di certo al giovane ginnasta di Busto Arsizio.
Ludovico, oramai ci stiamo avvicinando a quella che è la manifestazione più importante in assoluto per uno sportivo. Come ti senti in questo periodo?
“Sono molto emozionato. Per me è un’esperienza totalmente nuova. Nella mia carriera ho fatto tante gare, anche importanti, ma questa sarà sicuramente diversa da tutte le altre. Sono davvero tanto agitato e emozionato dal giorno in cui ho saputo che sarei andato a Rio e man mano che il momento si avvicina l’emozione aumenta”.
Hai sempre creduto di poter andare all’Olimpiade di Rio, oppure ci sono stati momenti in cui hai avuto paura di non farcela?
“In realtà mi ero ormai messo l’anima in pace ed ero convinto che non sarai andato a questa Olimpiade. Tutto è partito dai mondiali di Glasgow di ottobre scorso, quando, purtroppo, c’è stato un disastro collettivo e l’Italia non ha ottenuto la qualificazione come squadra. A questo punto restava solo il ripescaggio individuale e l’Italia ha tanti ginnasti di prestigio e esperienza che potevano essere scelti per rappresentarci ai Giochi Olimpici. Al Test Event di Rio che assegnava i pass individuali potevano andare solo in due e io ero in competizione con personaggi davvero forti come Alberto Busnari, Matteo Morandi, Paolo Principi, Andrea Cingolani. La prima grande soddisfazione è stata la scelta della federazione di mandare me e Matteo Morandi al Test Event di Rio. A quel punto mi sono messo l’animo in pace per la seconda volta, perché Matteo è davvero un mostro sacro ed ero certo che avrebbe fatto di tutto per arrivare alla quarta Olimpiade. Poi, e lo dico con davvero tanta sincerità, perché vedevo ogni giorno quanto si allenava duramente per arrivare ai Giochi, purtroppo Matteo ha sbagliato gara e invece io ho fatto un’ottima prestazione che mi ha consentito di superare il Test e di qualificarmi. Da quel momento è stata gioia indescrivibile”.
Sarai l’unico rappresentante del settore maschile. Senti una pressione particolare per questo, oppure sarebbe lo stesso anche se ci fossero altri tuoi compagni di squadra?
“La ginnastica artistica è uno sport individuale, quindi sono abituato a gareggiare per me stesso. È chiaro che se ci penso un attimo, capisco che sarò il solo a rappresentare tutta la mia squadra, tutta la federazione e tutta la nazione. La pressione si farà sicuramente sentire e sarà diverso da quando gareggio anche con altri compagni. Il fatto di essere il solo rappresentante italiano aumenterà certamente un po’ la tensione del momento della gara. Da un altro punto di vista, però, parto senza ambizioni di medaglia, non ci sono grandi aspettative su di me, quindi potrò entrare in pedana più tranquillo che in altre occasioni”.
Nel tuo sport si decide tutto in una prova di pochi minuti. Quanto è importante il sangue freddo, la tenuta psicologica per dare il meglio nel momento decisivo della prova?
“In realtà, nel mio sport, non è nemmeno questione di minuti, ma di secondi, anzi di frazioni di secondo. Un’uscita da un attrezzo fatta un decimo di secondo in ritardo può costare una medaglia. In tutti i casi l’esercizio più lungo, il corpo libero, dura un minuto e dieci secondi, tutti gli altri meno, quindi ci giochiamo tutto davvero in pochissimo tempo. Per questo la freddezza, la tenuta mentale svolgono un ruolo assolutamente determinante nel nostro sport”.
Nella preparazione, oltre alla tecnica seguite quindi anche l’aspetto mentale?
“Sì, certamente. Io lavoro tanto anche con uno psicologo sportivo. In generale io sono molto istintivo e molto emotivo, quindi sono consapevole di dover lavorare e migliorare tanto sull’aspetto della tenuta mentale nel momento decisivo. Alcuni miei colleghi invece hanno la fortuna di avere un carattere più freddo e quindi hanno meno bisogno di curare questa parte della preparazione”.
Tornando agli inizi della tua carriera raccontaci come ti sei avvicinato alla ginnastica artistica
“È tutto iniziato in modo assolutamente casuale. Mio fratello, aveva avuto un problema alla spalla e mia mamma lo portava per fare riabilitazione in un centro sportivo specialistico a Busto Arsizio dove viviamo. Faceva piscina e poi anche ginnastica. Io volevo fare sport, saltavo e correvo in giro per casa tutto il giorno. Mia mamma, però, giustamente non poteva portarci tutti (siamo in quattro fratelli) in centri diversi e allora mi ha proposto di iniziare a provare a fare ginnastica quando andava già mio fratello. Il primo giorno è successo un fatto incredibile: entro accompagnando mio fratello, mi presento timidamente e, proprio in quel momento, l’allenatore degli agonisti del centro, Gennaro Scala, che poi è stato il mio primo grande allenatore e a cui devo tantissimo, si stava arrabbiando con un agonista che sbagliava un esercizio e gli diceva ‘adesso prendiamo il primo bambino che entra e ti dimostro che lo sa fare meglio di te’. In quel momento sono entrato io, mi sono messo sul parallelino e ho fatto quell’esercizio, in maniera ovviamente istintiva, tra lo stupore dell’allenatore, che probabilmente non si aspettava che riuscissi a farlo così bene. Da quel momento non ho mai smesso di allenarmi”.
In Italia è ancora difficile per un maschio fare ginnastica artistica o qualcosa sta cambiando?
“Per quello che ne so io, noi siamo adesso tra le prime federazioni come numero di praticanti, anche considerando solo i maschi. Le femmine sono la maggioranza, ma adesso si stanno avvicinando anche tanti ragazzi. Il problema è che molti non capiscono che, fare ginnastica artistica, non è come fare il circo, qua si fa tanta fatica e ci vuole tanto tanto sudore prima di riuscire a imparare bene”.
Cosa consiglieresti a un bambino che vorrebbe provare, ma magari ha paura di essere preso in giro dei compagni?
“Gli consiglierei di non preoccuparsi assolutamente. Lui diventerà fortissimo, sarà agile, avrà un fisico pazzesco che tutti gli invidieranno e avrà tanto successo con le ragazze. Gli stupidi che lo prendono in giro, prima poi si pentiranno amaramente, quando faranno il confronto del proprio fisico con quello del ragazzo che fa ginnastica”.
Quale è il momento più bello, quello che ricordi con più piacere della tua carriera fino a questo momento?
“Ce ne sono sicuramente due. Il primo è stato il mio esordio al campionato europeo a Montpellier nel 2011. Tecnicamente non è nemmeno andato bene come gara, però per me è stata la prima gara importante come senior, fino ad allora avevo fatto solo gare giovanili, anche importanti come l’Oliumpiade Giovanile di Singapore del 2010, ma il mondo senior è tutt’altra cosa. E’ stato il momento in cui ho capito che ero diventato un ginnasta professionista e quindi il mio sogno si stava avverando. Poi il secondo momento importante è stato il campionato mondiale in Cina a Nanning nel 2014. E’ stata una esperienza bellissima sotto tutti i punti di vista, come ambiente, come squadra e anche come gara. In quella occasione sono entrato tra i grandi della ginnastica, un passo importante della carriera. Adesso, indipendentemente da come andrà la gara, sono assolutamente certo che l’Olimpiade di Rio distanzierà di anni luce questi due eventi e andrà al primo posto”.
Hai partecipato alla trasmissione televisiva “Tu si que vales” di Canale 5, con un ottimo successo, ti sei divertito? Raccontaci un po’ di questa esperienza.
“È stata un’esperienza piacevole. Ho trovato molta professionalità in un settore che non conoscevo assolutamente. E’ stato anche un modo per farmi conoscere e far conoscere il mio sport a un pubblico molto vasto”.
Hai anche partecipato a “Ginnaste – Vite Parallele” su MTV e sei diventato un “idolo” per tante ragazzine. Ti fa piacere, ti disturba un po’ oppure lo vivi con indifferenza?
“Il programma di MTV ha aiutato tantissimo a far conoscere la ginnastica artistica tra i giovanissimi. Da quanto è andata in onda la trasmissione le iscrizioni ai vari centri si sono moltiplicate. Noi siamo stati catapultati in un mondo davvero ‘parallelo’ con fans a cercarci, a chiedere autografi, cose a cui non eravamo per nulla abituati. Sicuramente fa piacere e credo che abbia fatto un gran bene a tutto il movimento. L’unico aspetto che tengo sempre a sottolineare è il fatto che nella fiction televisiva si vede meno del 10% degli allenamenti e dalla fatica che facciamo. Gli autori, per ovvie ragioni televisive, hanno privilegiato le storie personali, romanzando un po’ le nostre vite, molto di più di quanto lo siano in realtà, però è giusto ribadire sempre che per praticare ginnastica artistica a livello agonistico ci vuole tanta tanta fatica”.
Tornando alle gare, a Rio punterai su un attrezzo in particolare oppure sul concorso generale? Hai un obiettivo minimo?
“Il mio obiettivo l’ho già raggiunto arrivandoci, ora devo pensare a fare una buona gara in tutte le prove. Si scende in pedana e si cerca sempre di dare il massimo. Entrare in finale sarà difficilissimo, quasi impossibile, però è giusto provarci e io ci proverò con tutte le mie forze. Per anni avevo il sogno di andare alle Olimpiadi, ora ho il sogno di entrare in finale in un’Olimpiade. Il primo si è avverato, vedremo il secondo”.
Quale è l’attrezzo o l’esercizio che ti risulta più ostico?
“Tutti hanno un attrezzo in cui riescono meno bene. Il mio è sicuramente il cavallo con maniglie. E’ una prova in cui può succedere davvero di tutto in pochi secondi e il punteggio fa prestissimo a variare nel bene e nel male”.
Concludo chiedendoti se parteciperai alla cerimonia di apertura
“La farò sicuramente. Dal punto di vista sportivo non dovrei farla, perché il giorno dopo inizieranno subito le mie gare, ma sono assolutamente convinto che sarà un’esperienza straordinaria, che mi lascerà un ricordo indelebile impresso nella mente. Poi non so se in futuro mi capiteranno altre occasioni di partecipare ad altre Olimpiadi, quindi se non mi tratteranno a forza fuori, parteciperò sicuramente”.