Giochi Olimpici invernali Pyeongchang 2018

INTERVISTA – Matteo Rizzo: “A Pyeongchang per esprimermi al meglio”

Matteo Rizzo
Matteo Rizzo - Foto Valentina Frasca

Ha 19 anni, è nato a Roma ma sin da piccolo si è trasferito in Lombardia, dove, per ovvie ragioni, ha imparato a pattinare prima che a camminare. Il ghiaccio è di casa nella famiglia di Matteo Rizzo, e come potrebbe essere altrimenti? Il papà è Valter Rizzo, che da quasi tre decenni allena atleti di tutto il mondo nella danza e nell’artistico vantando grandi collaborazioni internazionali, tra cui una di 12 anni con Nikolay Morozov al fianco di campioni del calibro di Adam Rippon, Javier Fernandez e Miki Ando. La mamma, Brunilde Bianchi, nei suoi anni da pattinatrice ha fatto coppia proprio con il marito, e oggi è una stimata coreografa che ha avuto tra i suoi “allievi” Federica Faiella e Massimo Scali, Alessia Aureli e Andrea Vaturi, Isabella Pajardi e Stefano Caruso.

Inevitabile, ma anche voluto, dunque, per Matteo, mettere le lame ai piedi. Oggi si allena in IceLab, con la coach Franca Bianconi e papà Valter, mentre Corrado Giordani e Massimo Scali curano le coreografie dei suoi programmi. Il mese scorso, all’Agorà di Milano, ha conquistato il titolo nazionale e tra qualche giorno lo rivedremo all’opera, sul ghiaccio di Mosca, in occasione degli europei.

Con il quarto posto al Nebelhorn Trophy, con il total score di 223.27, ha permesso all’Italia non solo di presentare una squadra al completo alle Olimpiadi di Pyeongchang, ma anche di partecipare al Team Event. Poi, in virtù del primo posto agli Assoluti, ha fatto in modo che quel biglietto staccato lo scorso settembre fosse a nome suo. 232.98 è il suo personal best, conquistato alla Warsaw Cup 2017, grazie anche ad un libero record da 157.34.

Sin da quando ero piccolo – racconta – sia per gioco sia per stare con i miei, ho iniziato ad indossare i pattini. Ma è nel 2006 che ho fatto la mia prima gara, mi è piaciuto molto e ho deciso di continuare”.

Quali consigli ti danno i tuoi genitori, dall’alto della loro esperienza di atleti prima e di allenatori poi?
“I consigli dei miei genitori sono arrivati molto tempo fa, per indirizzarmi nell’avvio della mia carriera di atleta, e sono stati fondamentali”.

Com’è il rapporto con il tuo team?
“Con la mia allenatrice, Franca Bianconi, c’è un gran bel rapporto basato sulla fiducia, sull’intesa e la voglia di lavorare. I risultati vengono di conseguenza. Anche con mio papà c’è un gran feeling, ci troviamo molto e questo è basilare per riuscire poi a far bene”.

Cos’è per te il ghiaccio?
“Ora è diventato un lavoro al 100%, ma prima ovviamente era soprattutto divertimento e un’occasione per stare con gli amic”i.

Questa stagione era iniziata solo con la grande ambizione di migliorarti. Quando hai capito che le cose stavano cambiando?
“La stagione è iniziata con molti obiettivi e con il sogno olimpico, ma tutto si è intensificato dopo le prime gare. Sono riuscito a migliorarmi durante l’estate e a portare i miei progressi in gara. È stato sicuramente un grande inizio di stagione, e adesso darò il massimo per concluderla al meglio”.

La prima cosa che hai pensato quando, al Nebelhorn Trophy, ti sei reso conto che avevi ottenuto la qualificazione olimpica per l’Italia?
“Mi è subito passato per la testa: ‘Ok, ora il posto c’è, devo farlo mio’. Ero molto felice, è stato un onore poter prendere questo posto per la mia nazione”.

E adesso quelle Olimpiadi sono tue. Quali gli elementi sui quali esercitarti al meglio?
“Il lavoro di preparazione olimpica sarà lo stesso che ho fatto fino ai campionati italiani. Mi piacciono molto i miei programmi e sono convinto di riuscire ad esprimerli al meglio”.

Prima però, ci sono gli Europei. Come li stai preparando? E quale risultato pensi che possa realmente essere alla tua portata?
“I campionati Europei inizieranno a breve, e la preparazione non cambia. Lavoro duramente e cerco di dare il massimo ad ogni allenamento. Come risultato possibile c’è sicuramente il 10° posto, ma non è scontato. Bisogna fare una prestazione di livello, questo sport è molto difficile”.

Ma i quadrupli? Si può essere competitivi senza?
“I quadrupli servono se si vuole essere i migliori, ma non bastano per vincere: bisogna essere completi in tutto. Io, ad ogni modo, ci sto lavorando per arricchire ulteriormente il mio bagaglio tecnico”.

Matteo fuori dal ghiaccio: cosa ti piace fare?
“Sono un ragazzo molto semplice, mi piace stare con la mia famiglia e con la mia ragazza (ndr: Micol Cristini, anche lei pattinatrice IceLab). Mi appassionano, inoltre, molti altri sport e, quando posso, cerco di non perdermi le gare di Formula 1 o di MotoGP. Sono anche appassionato di calcio, il Milan è la mia squadra”.

Per chiudere, mi racconti un po’ di te?
“Le mie giornate sono molto intense, iniziano alle 9 e non finiscono mai prima delle 17. Mi alleno 3 ore su ghiaccio e un paio d’ore fuori. Nel tempo libero mi dedico ai miei animali, ho due Border Collie e un gattino. Mi piace molto stare con loro, così come mantenere un bel rapporto con tutte le persone che mi sostengono in ogni occasione e che credono in me”.

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