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Un botta e risposta a distanza, senza riferimenti diretti, ma con l’obiettivo della frecciata ben chiaro. Insomma, chi ha orecchie per intendere, intenda. Bernard Hinault, uno dei campioni del ciclismo moderno, è ufficialmente entrato a far parte della Hall of Fame del Giro d’Italia. Un riconoscimento doveroso per chi ha vinto cinque Tour de France, tre Corse rosa (nel 1980, nel 1982 e nel 1985, queste ultime in accoppiata proprio con il Tour), due Vuelta e per chi ha scritto la storia di questo sport.
“Sono molto orgoglioso di entrare a far parte in questa categoria di corridori – ha dichiarato il campione francese -. Ho amato il Giro d’Italia e l’ho vinto tre volte. Forse è per questo che sono entrato nella Hall of Fame. Del resto, è fondamentale per un campione vincere almeno una volta il Giro d’Italia: dopo il Tour, c’è immediatamente la Corsa Rosa”. Hinault, inoltre, non ha risparmiato una frecciatina a una particolare categoria di ciclisti, quelli che vivono la loro stagione in funzione del Tour de France e snobbano le altre corse, tra cui il Giro.
“Non riesco a capire i corridori che dicono che sia impossibile fare nella stessa stagione Giro e Tour – ha detto Hinault -. Non basta essere il campione dei francesi, bisogna essere campioni del ciclismo internazionale. Affrontare i ciclisti italiani nel loro Paese non è semplice, ma per consacrarsi come campioni è necessario misurarsi con le strade del Giro d’Italia”.
Negli scorsi giorni, Chris Froome – che quest’anno punterà a vincere per la quinta volta il Tour de France, ma che ha deciso di non partecipare al Giro 100 – aveva dichiarato in un’intervista: “Se chiedi agli uomini e alle donne in strada chi ha vinto il Giro d’Italia, loro ti risponderanno ‘il Giro di che..?’. Non capisco la scelta di Nairo Quintana di partecipare a entrambe le corse”.