Il giorno dopo gli scontri di Palermo, la parola passa alle indagini. “Secondo noi i fatti pre-partita e quelli dentro lo stadio sono slegati. Gli incidenti precedenti alla gara hanno una storia a se stante, un contenuto soprattutto ideologico. I quattro arrestati di Palermo provengono dai centri sociali di sinistra, quelli laziali sono dei centri sociali di destra” ha detto il questore di Palermo, Guido Longo.
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E ha aggiunto: “Avevamo intuito che sarebbe successo qualcosa e avevamo predisposto adeguate misure di sicurezza con un adeguato personale, anche perché si trattava di una partita delicata per la classifica del Palermo. I laziali sono arrivati alle 13 all’aeroporto, sono stati seguiti da noi e sono andati al Bar Aluia per pranzare. Lì abbiamo visto questa massa di individui armata di fumogeni. Siamo intervenuti subito, lo scontro è durato pochi secondi. Non risultano precedenti tra i due gruppi, non c’e’ l’ipotesi della vendetta. Con altre tifoserie sì con quella della Lazio no“.
Su quello che è successo all’interno dello stadio “Renzo Barbera” durante Palermo-Lazio, il questore sottolinea che “i petardi sono stati occultati all’interno degli indumenti intimi. Il personale all’ingresso ha effettuato i controlli anche col metal detector ma oggetti piccoli come i petardi a volte sfuggono al controllo. Avremmo dovuto perquisirli tutti ma questo non è consentito”. Il dirigente della Digos Egidio Digiannantonio e il vicequestore aggiunto della Digos Giovanni Pampilloni hanno precisato: “Ancora non sappiamo come i fumogeni siano entrati allo stadio. Sono in corso accertamenti. Questi fumogeni entrano allo stadio ma per un fatto di natura giuridica non e’ possibile effettuare perquisizioni corporali su ogni persona che entra. I controlli sono ispezioni, effettuate dagli steward. Chi si rifiuta di fare il controllo diventa una persona sospetta. I responsabili dei fatti all’interno dello stadio saranno identificati”.