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A distanza di due settimane dall’Eurofiguraccia casalinga contro l’Hapeol Beer Sheva, a Praga è arrivata un’altra sberla in faccia all’Inter di Frank De Boer, che da favorita del gruppo K di Europa League si ritrova dopo 180 minuti ultima a quota zero punti e con un solo gol segnato a fronte di 5 subiti. Rispetto alla sconfitta di San Siro con gli israeliani dal nome tristemente evocativo per i tifosi della Beneamata, il 3-1 della Generali Arena è, se vogliamo, ancor più grave.
Può succedere di sbagliare approccio e di sottovalutare una squadra che ti è nettamente inferiore. Perdi, chiedi scusa e provi a trarre giovamento dalla lezione. Ma se 14 giorni dopo ti ripresenti in Europa e prendi due gol in 25 minuti non sei più difendibile. I nerazzurri hanno un chiaro problema di approccio e in questo inizio di stagione faticano tremendamente a gestire il doppio impegno. La musichetta dell’Europa League non è forse abbastanza? Per giocare il martedì e il mercoledì sera serve continuità per un’intera stagione. Continuità che non aveva l’Inter di Mancini e che non sembra avere nemmeno la versione di De Boer. Sfumato l’obiettivo Champions League, Icardi e compagni devono accontentarsi di giocare il giovedì e, possibilmente, onorare l’impegno. Ne va dell’onore del calcio italiano e del rispetto per quegli irriducibili tifosi che magari si sono presi due giorni per visitare la meravigliosa Praga e seguire la squadra del cuore, sperando di assistere a ben altra prestazione.
Certo, ci sono anche delle attenuanti per il tecnico olandese. L’impegno europeo dell’Inter è sempre coinciso con una sfida probante in Serie A. Dopo il Beer Sheva la Juve, ora il difficile impegno dell’Olimpico con la Roma. Fisiologico fare turn-over e lasciare a riposo Icardi, Perisic e Miranda. Eppure Felipe Melo, Palacio ed Eder non dovrebbero essere così inferiori, perlomeno sulla carta, ai titolari delle squadre sinora affrontate dai nerazzurri. L’ex allenatore dell’Ajax è indubbiamente penalizzato dalla forzata assenza nella lista Uefa, causa FFP, di Joao Mario, Gabigol e Kondogbia. Anche la società non è esente da responsabilità: Andrea Ranocchia continua a dare prova di inadeguatezza a certi livelli, eppure Ausilio e i dirigenti dell’Inter, dopo aver venduto Juan Jesus alla Roma, non hanno minimamente pensato di dover comprare un sostituto degno di questo nome per Miranda e Murillo. Ecco che, dopo aver fatto perdere i capelli a molti tifosi della Sampdoria nella breve parentesi sotto la lanterna, il “Frog” nazionale è tornato alla base con un ruolo da protagonista a suon di prestazioni sconcertanti.
Il tecnico ha sì delle attenuanti, ma anche molte colpe. Nell’intervista post gara ha criticato l’atteggiamento della squadra e il primo responsabile di questa svogliatezza di fondo è lui. De Boer deve iniziare a lavorare sulla testa dei suoi giocatori ancor prima che sui libri di italiano. Fare la prestazione monstre contro la Juventus è paradossalmente semplice. È l’ora di darsi una svegliata quando si affrontano avversari abbordabili da favoriti. Altrimenti che società e allenatore siano più sinceri: invece che i soliti proclami come “vogliamo vincere l’Europa League“, svelino l’arcano: il vero obiettivo della stagione 2016/17 è tornare nella massima competizione continentale passando dalla porta più grande, il terzo posto in campionato. E le sfiancanti trasferte di Europa League non sono altro che un intralcio all’ambizioso progetto targato Suning. Magari Milan e Lazio, rispettivamente 7ª e 8ª squadra della scorsa Serie A, sarebbero scese in campo con ben altro spirito il giovedì sera. Ma ormai è troppo tardi.