Champions League

L’Arsenal cerca il remake del 2010 contro il Porto: Arteta ha la qualità per infrangere il tabù quarti

Mikel Arteta
Mikel Arteta, Arsenal - Foto Nigel Keene/IPA Sport

L’Arsenal non raggiunge i quarti di finale di Champions League dalla stagione 2009/10. Da quell’anno i Gunners hanno accumulato in Europa sette partecipazioni agli ottavi, una semifinale di Europa League e una finale della seconda competizione UEFA. Troppo poco rispetto a quanto investito negli anni di transizione da Arsene Wenger a Unai Emery prima e Mikel Arteta poi. Nella stagione 2023/2024 il cammino dell’Arsenal verso la qualificazione tra le migliori otto si è messo in salita dopo la sconfitta in Portogallo per 1-0 contro il Porto di Sergio Conceicao, ma a venire in sostegno dei Gunners è la storia. Nel 2009/10, i londinesi staccarono il pass per i quarti di finale proprio contro i Dragões, che in quel caso superarono Fabregas e compagni per 2-1 all’andata prima di subire un netto 5-0 al ritorno firmato da Bendtner (autore di una tripletta), Ebouè e Nasri. Pochi dubbi di formazione per Arteta, che affida la porta a Raya e la difesa a White, Saliba, Gabriel e Kiwior. A centrocampo spazio ad Ødegaard e Rice (unico diffidato), a supporto di Saka, Trossard, Martinelli e Havertz. Il Porto risponde con Diogo Costa tra i pali, mentre in difesa ci sono João Mário, l’eterno Pepe, Otávio e Wendell. Poi Varela. Nico González e Pepê, a sostegno di Francisco Conceição, Evanilson e Galeno. Proprio quest’ultimo è il pezzo pregiato della squadra di Conceicao, come dimostrano i numeri: tra reti (5) e assist (3) l’attaccante ha messo lo zampino sulla metà dei gol segnati dai Dragões in questa Champions. Numeri non tanto diversi da quelli di Bukayo Saka, autore di 4 passaggi vincenti e 3 gol in questa esperienza europea dei Gunners. È lui l’unico calciatore in doppia cifra (16 marcature stagionali) di un Arsenal che ha comunque il miglior attacco (70) della Premier League. Una rimonta sul Porto darebbe anche quell’autostima in più per affrontare al meglio la combattutissima lotta a tre per il titolo inglese (che manca nel nord di Londra da 20 anni). Anche quello è un altro tabù da sfatare per una squadra che vuole tornare a riempire la bacheca e ripagare gli investimenti.

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