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Sesto appuntamento della settimana con la rubrica sul match del giorno di Wimbledon. Probabilmente vi aspetterete un panegirico dell’uomo che ha distrutto i sogni di Novak Djokovic, la cui armatura imperforabile è stata dilaniata dal “servizio e dritto” di Sam Querrey. Dal grande Sam al grande Slam, il passo si è rivelato più lungo della gamba. L’upset dell’anno apre scenari insperati. Murray diventa probabilmente il favorito principale, Federer culla più dolcemente il sogno di maggiore età Slam, la generazione anni ’90 guarda al tabellone con prospettive diverse. Ma dell’eliminazione sorprendente di Djokovic troverete ovunque profonde analisi.
Dal campo numero 9 dell’All England Club, invece, giunge voce di una storia che difficilmente comparirà sulle prime pagine dei giornali. A gennaio, il ritiro di Lleyton Hewitt è stato accolto con commozione dal mondo del tennis. Vincitore di due prove Slam nel periodo di interregno tra Sampras e Federer, l’australiano non ha mai primeggiato per doti tecniche o per estetica del gesto. Ma come una squadra di spiccata qualità necessita del più rognoso dei mediani per completarsi, anche il tennis ha bisogno di giocatori dall’indomito spirito guerriero per conquistare il cuore dei più apatici. Ormai capitano di Davis a tempo pieno, Hewitt ha però ceduto ancora una volta al richiamo dei campi di Church Road. Ha facilmente ottenuto una wild card per il torneo di doppio dagli organizzatori, in coppia col connazionale Jordan Thompson, che quando “Rusty” vinceva gli Us Open era appena entrato alle elementari.
Il duo aussie affronta quello spagnolo Marrero – Almagro. Un lungo primo set si conclude al tie-break, 8 punti a 6 per gli iberici. Niente di meglio per riaccendere la sete di competizione dell’ex numero 1 del mondo. Hewitt guida paternamente il più giovane compagno. Gli australiani vincono il secondo set 6-4, e quando conquistano un immediato break in avvio di terzo parziale, la partita sembra pendere dalla loro parte. Ma nel sesto game si ritorna “on serve”, e ha inizio un match all’insegna delle emozioni costanti, tra un commovente Hewitt capace di esaltarsi come quando giocava le finali Slam e il folle genio di uno scriteriato quanto trascinante Nicolas Almagro. Sul 5-4 per gli spagnoli, Lleyton e compagno annullano un primo, poi un secondo e infine un terzo match point. La partita è estenuante, mentalmente più che fisicamente. Marrero e Almagro ottengono altre due palle match, stavolta consecutive, sull’8-7. Ma dopo sei mesi di inattività, Hewitt non vuole saperne di alzare bandiera bianca senza gettare il cuore oltre l’ostacolo. Ancora nulla di fatto. Sul 9 pari, gli australiani strappano il servizio agli avversari, si trovano per due volte a due punti dal match, ma cedono a loro volta la battuta senza arrivare a match point. Altro giro, altra corsa. Spagnoli avanti 14-13, australiani che annullano due match point, il sesto e il settimo del set. L’ottavo arriva sul 17-16. Sarà l’ultimo. Ma non perché Hewitt e Thompson cedano, di mollare non se ne parla. Salvano l’ennesima opportunità per gli avversari, salgono 17 pari e brekkano per la terza volta nel set, stavolta la definitiva, perché al cambio campo chiudono al servizio dopo 4 ore di gioco e altrettante interruzioni per pioggia. Hewitt e il suo compagno di doppio Thompson annullano ben 8 match point prima di esultare e gioire come dei bambini per questo singolare successo. A distanza di 18 anni, nulla è cambiato. Bentornato “Rusty”, si sentiva già la tua mancanza.