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Rafael Nadal si inginocchia sulla terra rossa del Roland Garros. Un’immagine che conosciamo alla perfezione, un’emozione di proustiana memoria: lo scrittore francese con le “petites madeleines”, il tennista spagnolo con la terra rossa. Si, perché ancora una volta Rafael Nadal ha dominato prima che vinto su questa superficie e lo ha fatto per la decima volta nella sua carriera a Parigi, nessuno mai come lui. E chissà se tra mille anni qualcuno oserà solo avvicinarsi al Signore della terra rossa.
Il tripudio della normalità fatta persona perché Rafa è una star, ma non si atteggia come tale. Perché lui suda, macina chilometri, uncina il suo diritto, sistema le bottigliette, adempie al suo rito sacro pre-servizio. Ma non si atteggia. Compete. E quando vede rosso, vince. Quasi sempre. “Nadal è finito, non tornerà mai più come quello di prima”. Chiacchiere da bar per ultras infoiati che sono solamente un minus per questo meraviglioso sport. Nadal sta disputando un duemiladiciassette semplicemente sensazionale: nella prima parte della stagione si è arreso all’altro grande immortale di questo sport, quel Roger Federer con cui ha in comune qualche cosa, non tante, ma una, quella fondamentale: l’essere campione. Dentro e fuori dal campo.
Non a caso nella casella dei tornei del Grande Slam vinti capeggiano i loro due nomi. Rafa in conferenza stampa dopo la netta vittoria con Dominic Thiem lo aveva detto “Probabilmente questa è la partita più importante della mia carriera”. Perchè lui ha preparato la stagione per essere al top questa domenica, per poter alzare il trofeo sul Philippe Chatrier e rilanciare clamorosamente anche la corsa al numero uno. Murray non è così distante e lo spagnolo nella seconda parte della stagione non deve praticamente difendere nulla. Immaginare tutto questo un anno fa sarebbe stata mera utopia. Un giorno, quando smetterà Rafa, quando smetterà Roger, capiremo l’onore che abbiamo avuto nel vivere le loro rispettive epopee.
Oggi però non è ancora il giorno dei saluti, è il giorno del decimo trofeo di un uomo che continua ad avere una passione smisurata per questo sport. Potrà non piacere il suo gioco, potrete anche essere tifosi di Federer o di Djokovic: ma nessuno può togliere il titolo di Signore della terra rossa a Rafael Nadal. Dieci Roland Garros, quindici Slam, milioni di chilometri percorsi e di sacrifici: rien ne va plus, les jeux son faits.