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Australia, respinto il visto di Djokovic: passa la notte in aeroporto. Ma slitta l’espulsione

Novak Djokovic - Foto Ray Giubilo

In Australia si è scritta una brutta pagina di sport e di politica internazionale. Novak Djokovic, numero uno del mondo di tennis, si era imbarcato per raggiungere il paese dove avrebbe dovuto giocare gli Australian Open dopo l’esenzione medica che gli avrebbe consentito di partecipare senza dover presentare la prova del vaccino, ma una volta giunto nel continente oceanico non gli è stato accettato il visto presentato, a quanto pare per un errore burocratico. Il governo dello stato di Victoria avrebbe detto no allo staff del numero uno al mondo, spiegando come questo visto presentato non consenta esenzioni mediche per non essere vaccinato. Il Border Force ha cercato il sostegno del governo per facilitare l’ingresso di Nole, ma è arrivato il rifiuto a fare un’eccezione. Il serbo ha passato tutto la notte in aeroporto, senza telefono, e lontano dal suo staff capeggiato da Goran Ivanisevic. E poi nella mattinata è stato rimandato a casa dalle autorità federali in quanto il suo visto è stato rigettato. I legali di Djokovic hanno subito fatto appello ma il serbo nelle prossime ore dovrà abbandonare il paese.

“Il visto del signor Djokovic è stato cancellato”, ha confermato con un tweet il primo ministro australiano Scott Morrison. “Le regole sono regole, soprattutto quando si tratta dei nostri confini. Nessuno è al di sopra di queste regole. Le nostre forti politiche di confine sono state fondamentali per l’Australia che ha uno dei tassi di mortalità più bassi al mondo per COVID, continuiamo a essere vigili”.

La questione si fa sempre più seria, tanto che si è fatto sentire anche il presidente della Repubblica di Serbia. Aleksandar Vucic ha così scritto sul proprio profilo Instagram: “Ho parlato al telefono con Novak Djokovic. Gli ho detto  che tutta la Serbia è con lui e che le nostre autorità stanno prendendo tutte le misure per fermare le molestie al miglior tennista del mondo nel più breve tempo possibile. In accordo con tutte le norme del diritto pubblico internazionale, la Serbia si batterà per Novak Djokovic, per la giustizia e la verità”.

“Lo tengono prigioniero da cinque ore. Se non lo rilasciano entro mezz’ora, ci raduneremo per strada, questa è una lotta per tutti”.  Aveva dichiarato il papà di Djokovic ai media serbi. “Il nostro Paese chiede che venga rilasciato immediatamente il numero uno al mondo, come è stato richiesto anche dall’ambasciatore serbo che ha contattato il giocatore e ha preso tutte le misure possibili”, aveva invece dichiarato il ministro degli esteri serbo.

Il ministro dello sport ad interim Jaala Pulford aveva twittato a tarda notte confermando che il governo del Victoria non avrebbe sostenuto la domanda di visto di Djokovic. “Il governo federale ha chiesto se sosterremo la richiesta di visto di Novak Djokovic per entrare in Australia. Non forniremo a Novak Djokovic supporto per la richiesta di visto individuale per partecipare all’Australian Open 2022″, si legge nel tweet. La Pulford ha continuato dicendo: “Siamo sempre stati chiari su due punti: l’approvazione dei visti è di competenza del governo federale e le esenzioni mediche sono di competenza dei medici”.

AGGIORNAMENTO ORE 09:40 del 6 gennaio – L’Australia ha deciso di ritardare l’espulsione del numero uno del tennis mondiale. Djokovic ha presentato ricorso contro la negazione del visto d’ingresso per violazione delle regole australiane contro la diffusione del Covid. La decisione sul tennista serbo, rivela un avvocato dello stato australiano, Christopher Tran, sarà presa dopo l’udienza finale sul caso, fissata per lunedì prossimo.

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