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Tempo di bilanci dopo il Mondiale di biathlon di Hochfilzen 2017. L’Italia torna a casa con una medaglia di bronzo e diversi piazzamenti molto vicini alla medaglia. Vediamo le valutazioni di Dorothea Wierer, Alexia Runggaldier, Lisa Vittozzi, Federica Sanfilippo, Dominik Windisch, Lukas Hofer, Giuseppe Montello e Thomas Bormolini.
Alexia Runggaldier: 9. La nostra unica medaglia nel medagliere merita anche il voto più alto, ma lo meriterebbe a prescindere dalla medaglia. Terza nell’individuale ma anche nona in mass start, 15a nell’inseguimento e 5a in staffetta, per una ragazza che praticamente fino all’anno scorso non riusciva ad andare a punti in Coppa del Mondo. C’è da lavorare, e tanto, sulla parte di sciata, dove ancora è più lenta rispetto ad altre e dove paga dazio, soprattutto perché tutti i weekend di Coppa del Mondo presentano la combo sprint + pursuit e non si può sempre partire con un forte handicap nell’inseguimento (dove Alexia può fare benissimo) per sprint non ben concluse. Al Mondiale “fallisce” una sola gara, appunto la sprint, e fa quasi-cilecca in staffetta, dove peraltro oltre al 5° posto probabilmente non saremmo andati comunque. Un Mondiale spettacolare per l’atleta di Santa Caterina, che chiude con 68/70 al poligono nelle gare individuali, con un parziale finale clamoroso di 60/60.
Lisa Vittozzi: 8½. Il Mondiale della nostra giovanissima Lisa parte col botto, quando manca di soli 2 decimi la medaglia nella sprint, una delle gare dove meno in teoria ci si aspetterebbe dalla sappadina. Un quarto posto arriva anche nella mista, dove lei si comporta clamorosamente bene in apertura, come anche succede nella staffetta femminile. Pasticcia nella parte centrale della rassegna iridata, dove lei cecchina commette 6 errori tra inseguimento e individuale, ma chiude nuovamente benissimo in mass start con l’11° posto ed il 20/20 al tiro. Ha dimostrato ultimamente grandi miglioramenti sugli sci (ad esempio, quarti non si arriva nelle sprint se si scia piano) ed al poligono è sempre stata fortissima. Lisa sta arrivando tra le grandi, per età e risultati, e ad Hochfilzen la maturità è raggiunta. Ed ormai è una sicurezza nelle gare a squadre: fatele aprire una staffetta e l’Italia sarà sempre in buona posizione al cambio. Peccato per i 2 legni ed un 5° posto, ma se al Mondiale contano solo le medaglie, per il futuro conta anche il resto.
Federica Sanfilippo: 7½. Federica non è sulla carta tra le biathlete di punta, ma quando trova stabilità al tiro diventa una mina vagante pericolosissima. Al Mondiale lo si è visto certamente nella sprint, dove con 10/10 ha sfiorato il podio, e nella staffetta, dove nuovamente con 10/10 ha fatto sognare l’Italia dopo la frazione della Vittozzi ed ha fatto tremare le altre squadre. Qualche problema al tiro lo si è visto nuovamente (buttato un inseguimento con 3 errori al terzo poligono dove altrimenti una top5 non gliela toglieva nessuno, sprecato un po’ in mass start dopo un 10/10 da terra), ma anche Federica sta diventando un elemento chiave e certo per le staffette ed una biathleta, come detto, sempre da tenere sott’occhio, anche per la sua bravura sugli sci (ancora negli occhi la sua frazione nella staffetta di Anterselva, che spettacolo!). In sintesi, Mondiale certamente positivo, con un 5° posto in staffetta e tre prestazioni tra le prime 20 da “singolarista”.
Giuseppe Montello: 7. Giuseppe ottiene al Mondiale di Hochfilzen i primi punti di Coppa del Mondo a riprova dei grossi miglioramenti che si stanno palesando sempre di più in questa stagione, dove è migliorato sugli sci ma soprattutto ha trovato molta stabilità al poligono, prima suo punto molto debole. Inoltre, esclusi i 7 punti conquistati nella pursuit, da applausi è stata ancora una volta la sua prestazione in staffetta, dove ricevuto il testimone da Windisch in zona medaglia ha tenuto alla grande a galla l’Italia, peraltro utilizzando una sola ricarica in tutta la sua gara. Certo, non stiamo ancora parlando di un ragazzo che può puntare ai piani alti delle classifiche, ma i miglioramenti e la sua forza in staffetta sono innegabili. Bravo Montello!
Thomas Bormolini: 6½. Un discorso molto simile a quello di Giuseppe Montello vale anche per il simpaticissimo Thomas Bormolini, che però prende appena meno solo perché a punti non ci è andato mai, nonostante riesca a sfiorarli in tutte le tre gare da singolarista che ha sciato. Anche Thomas quest’anno sta dimostrando di essere pian piano migliorato, trovando più precisione al tiro e maggiore efficacia sugli sci. A lui il complicato compito, ad Hochfilzen, di chiudere la staffetta maschile, sapendo di gareggiare contro Fourcade, Schempp e Shipulin (con Boe che arrivava da dietro): Bormolini invece ha rischiato qualcosa da terra, tenuto sugli sci, ma chiuso alla grandissima con un 5/5 in piedi che gli ha permesso la passerella solitaria sul traguardo per un ottimo 5° posto finale. Bravo anche Thomas.
Lukas Hofer: 6. Un voto un po’ politico per lo sfortunato Lukas, che nel picco di forma raggiunto prima di Anterselva è finito nel limbo di una forte influenza che gli ha tagliato le gambe, anche ad Hochfilzen. Le prestazioni a livello individuale sono state due e non positive, ma la sufficienza è pienamente meritata grazie alle due staffette a cui ha partecipato: tre ricariche in quattro poligoni, ad intervallare giri sugli sci molto positivi, anche grazie ai quali sono arrivati due ottimi risultati: 4° in mista, 5° in quella maschile. Il biathlon al maschile ha fortemente bisogno di Lukas, quindi forza Hofer perché torni il vero Hofer a più presto!
Dorothea Wierer: 6. Un 6 che ha un sapore di 5, ma un 6 dovuto perché dopotutto Dorothea Wierer non è mai uscita dalle prime 21 posizioni nelle 6 gare a cui ha partecipato: 4a nella mista, 5a in staffetta, 8a in mass start, 10a in pursuit, 16a nell’individuale e 21a nella sprint (la gara che meno le piace). Medaglie a parte, i problemi non sono necessariamente nei risultati ma nel come sono arrivati. La Wierer è risultata abbastanza lenta sugli sci in generale, praticamente in tutte le gare, e purtroppo anche il suo punto forte quest’anno la sta mettendo in crisi (come è successo anche al Mondiale): il tiro. Mai è stata davvero velocissima Dorothea, ma tanto recuperava al tiro, tra precisione, velocità di rilascio e velocità di preparazione ad esso. Quest’anno ed anche al Mondiale il tiro non va e dove contano le medaglie non si hanno chance: 14 errori su 94 bersagli cercati per un 15% di errori, troppo per una Wierer che almeno punta al 90% di precisione, almeno. Molto positivo invece è un altro discorso: sembra la descrizione di una biathleta che ha percorso una stagione da buttare, invece è 5a in Coppa del Mondo generale. Tanto di cappello (e cosa farebbe aggiustando il tiro e migliorando di poco sugli sci?).
Dominik Windisch: 5. Una vera delusione del Mondiale azzurro, probabilmente. La stagione del biathleta di Anterselva non è stata delle più brillanti, ma dalla punta della squadra manschile potevano e dovevano arrivare risultati ben più importanti. 18° in sprint, 25° nella pursuit, 21° nell’individuale e 24° nella mass start, per qualcuno che può puntare al podio in almeno 2 delle suddette gare è troppo poco. Sugli sci Dominik non è nemmeno stato così veloce, ed il problema principale è al tiro, dove anche ad Hochfilzen l’azzurro ne ha messi a segno troppi: 2 nella sprint, 3 in mass e pursuit e 4 nell’individuale. Per fortuna il nostro Windisch è invece stato protagonista nelle staffette: bravissimo in quella al maschile dove non ha nemmeno utilizzato ricariche, 2 ricariche invece nella mista (e forse uno zero ci portava alla medaglia, ma la prestazione dell’azzurro è stata comunque positiva). Insomma, da lui una medaglia la si poteva aspettare, non è invece arrivata alcuna top15.
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Italia al femminile: 8. E’ mancato il vero acuto, anche se Alexia Runggaldier ci ha portato una splendida medaglia. Ma l’Italia al femminile ha dimostrato di essere una delle squadre più forti di tutto il panorama Mondiale, dietro solo e di poco a Germania e Francia. Come detto, sono mancati gli acuti, ma i piazzamenti in posizioni importanti sono stati numerosissimi e l’Italia ha anche fatto la storia portando ben 4 atlete in partenza in mass start, per la prima volta da quando esiste la Coppa del Mondo.
Italia al maschile: 5½. Ci si aspettava di più. Ci è mancato Hofer, ci è decisamente mancato Windisch e le prestazioni positive di Bormolini e Montello al momento non possono bastare ad una squadra che può puntare decisamente più in alto (e che soprattutto al momento non ha alcun ricambio).
Fourcade vs Russia: 2. Il francese attacca i russi sui social e ovunque riesca per doping ed i russi sicuramente non stan lì a farsi insultare. Dopotutto, che il doping in Russia esista è ormai certezza, ma non si può attaccare a destra ed a manca facendo di tutta l’erba un fascio e poi pretendere di non finire al centro di un uragano mediatico e di insulti (comunque inaccettabili) da parte del popolo della rete filo russo, che dalla parte della “ragione” (oddio, ragione… del “non torto” al massimo) finisce direttamente allo stesso livello di Fourcade. Come non si può pretendere di urlare in faccia a Shipulin, battuto sul traguardo della mista per la sfida per l’argento, e poi di vedersi stringere da lui la mano sul podio. Fourcade, è inutile che te ne vai dal podio facendo l’offeso, bisogna darsi una calmata!
Laura Dahlmeier: 10. Gareggia in 6 occasioni e porta a casa 5 ori ed 1 argento. Servono altri commenti? Basta dire che la tedesca è una delle più precise al tiro del panorama internazionale e pure la più veloce assieme alla Makarainen.
Susan Dunklee e Lowell Bailey: 10. Due occasioni e due medaglie. Non si sono fatti pregare Bailey e Dunklee ad Hochfilzen, che con due 20/20 scrivono due capitoli storici per gli Stati Uniti del biathlon. Susan conquista un’insperata medaglia d’argento in chiusura di programma, mettendo fortissima pressione perfino a Laura Dahlmeier che non solo deve sciare a tutta, ma anche sparare 20/20 per conquistare l’oro della mass start… di soli 4 secondi! Lowell è invece protagonista dell’epilogo più appassionante di tutto il Mondiale: mette in crisi tutti nell’individuale, dove un errore costa 1 minuto sul cronometro, con 20/20 al poligono; supera Moravec negli ultimissimi metri della gara di soli 3 secondi; lascia a bocca asciutta Fourcade&co; conquista il primo oro della storia USA nel biathlon. Beh ragazzi, più di così…