[the_ad id=”445341″]
[the_ad id=”10725″]
Vedere. Vedere toccando, annusando, immaginando. Vedere ascoltando, sentendo. Vedere nuotando. Karim esce dalla piscina e sale le scale accompagnato dalla mamma, una di quelle donne forti e belle da far paura: lui, quindici anni, sta partecipando alle World Series di Para Swimming in corso a Lignano Sabbiadoro ed è un ragazzo di quelli che staresti ad ascoltare per ore. Cieco dalla nascita, orgoglioso del suo nome egiziano: “Mi chiamo Karim Said Hessan Gouda – spiega lui – e in Egitto il cognome è formato dai nomi del padre, del nonno e del bisnonno: ma io sono italiano, nato e cresciuto qui in Italia. A Bologna”.
E l’Egitto, per te, cos’è?
Le mie origini, il paese di mio padre e un posto in cui amo andare. Anzi, amavo: perché la cattiveria dell’uomo ha reso complicato anche poter visitare un paese tanto bello e pieno di storia.
E l’acqua, cos’è per te?
Qualcosa di cui ho sempre avuto una paura enorme, fin da piccolo: era impossibile convincermi ad entrare in una piscina o fare un bagno al mare.
Poi cos’è successo?
Che a quattro anni ho incontrato un istruttore di acquaticità, che con i suoi metodi ha provato ad avvicinarmi al nuoto.
E ci è riuscito?
E’ riuscito a farmi venire ancora più paura. Quindi ho cambiato istruttore, due anni dopo ho incontrato la persona giusta che mi ha messo in acqua e mi ha fatto fare pace con questo elemento. Ed è stato lui a propormi di fare la prima gara, nel 2015 a Varese: un tempo altissimo, ma anche un inizio. Poi sono arrivati i campionati italiani e tutto il resto, ora mi diverto.
Quanto è importante per te lo sport?
Il nuoto per me è stato ed è qualcosa di fondamentale. La cosa peggiore che possiamo fare noi noi che non vediamo è chiudersi in casa, nel nostro mondo fatto di casa-famiglia-scuola: perché così facendo ci neghiamo la possibilità di rapportarci con le altre persone. Fare sport è fondamentale ma in generale è fondamentale fare qualcosa: io oltre a nuotare suono il pianoforte, grazie a queste cose ho imparato cosa significhi focalizzarsi su un obiettivo.
Quanti la pensano come te?
Ancora troppo pochi: per tanta, troppa gente è ancora ferma alla convinzione che il non vedente non sia in grado di fare. Invece il non vedente, semplicemente, non vede: ma può fare, può fare tanto, può fare quello che vuole. Se vuole.
Domanda stupida: domani arriva l’operazione miracolosa che ti consente di tornare a vedere. La fai?
Risposta seria: no.
Perché no?
Perché questo sono io, questa è la mia storia: e non sento il bisogno di cambiare per diventare un’altra persona, non lo accetterei. Ho imparato a conoscere, capire e sentire anche senza vederci: e sono sicuro di avvertire molte più cose io da non vedente, di chi invece vede bene ma non va oltre.
E con le donne come va?
Bene: sto vivendo una storia con Caterina, un rapporto che è cresciuto ed è diventato amore.
Ti hanno detto che è bella?
No, l’ho capito io: subito.
Quanto è importante tua mamma Lorenza?
Molto, molto importante: è l’esempio vivente di come nella vita non ci si debba mai arrendere, l’esempio di come si debba combattere. Certo, a volte è pesante: ma si può essere pesanti in modo distruttivo e in modo costruttivo. E il suo essere pesante è bellissimo.
Ufficio Stampa
[the_ad id=”676180″]