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“Abbiamo appurato il fatto che la maggior parte dei team della lega sono contro la partecipazione alle Olimpiadi invernali di Pyeongchang 2018“. Con un comunicato ufficiale la National Hockey League, dopo mesi di discussione, ha deciso di andare contro la possibilità dei giocatori militanti nella lega nordamericana di hockey su ghiaccio di partecipare alle Olimpiadi invernali di Pyeongchang del 2018.
“La NHLPA – organizzazione che detiene i diritti dei giocatori – ha confermato che non c’è alcun interesse nell’affrontare un discorso della partecipazione all’Olimpiade perché non vi è alcun elemento di attrazione da parte dei club“. Conferma la lega nordamericana che ribadisce il regolare svolgimento della stagione 2017/2018: “Perciò confermiamo la procedura della finalizzazione del calendario della regular season 2017/2018 senza alcuna pausa per l’Olimpiade invernale. Consideriamo la questione ufficialmente chiusa“.
Una decisione che ha fatto discutere tanti fans dell’hockey su ghiaccio. Un’Olimpiade senza le “star” del Canada passando da Sidney Crosby ai vari Jonathan Toews e Carey Price, oppure, negli Stati Uniti, mancheranno i giocatori simbolo come Jonathan Quick e Patrick Kane. Nonostante ciò, alcuni team da mesi si sono imposti dando la possibilità a ciascun proprio giocatore di partecipare ad un evento mondiale. Ad esempio i Washington Capitals, per scelta del proprio presidente, daranno il “via libera” ai vari Alex Ovechkin, Evgeny Kuznetsov e tanti altri giocatori di poter sostenere ed aiutare la propria Nazionale alla conquista della prestigiosa medaglia d’oro.
A differenza dei Capitals, però, la maggior parte delle franchigie non è d’accordo nel sostenere l’Olimpiade per due punti sostanzialmente.
- La possibilità di subire infortuni importanti come accadde nel 2014 tirando fuori il famoso caso di John Tavares con il team Canada. Per via della sua convocazione ai giochi di Sochi, i New York Islanders dovettero affrontare la perdita del proprio capitano compromettendo l’intera stagione.
- Il secondo punto riguarda l‘interruzione della stagione regolare. In un mese importante, verso la conquista di un posto ai playoff, una pausa di 2-3 settimane potrebbe influire sullo stato di forma dei team.
In tutto questo vengono risaltate anche le motivazioni economiche della lega. Nei primi mesi dell’anno, in concomitanza con i Giochi invernali, la National Hockey League è un market fondamentale (televisivamente parlando) dato che tra i maggiori sport con la stagione in corso rimane solamente la NBA per via della conclusione della stagione del football americano NFL e l’attesa per la nuova annata del baseball MLB. L’altro problema riguarda la localizzazione dell’Olimpiade. Già ai tempi di Torino 2006 alcune franchigie andarono contro la scelta della lega per una partecipazione dei propri giocatori in una Nazione d’oltre oceano. Nonostante ciò i giocatori di NHL hanno avuto la possibilità di giocare con le proprie nazioni ai Giochi Olimpici dal 1998 a Nagano fino al 2014 a Sochi.
Le proteste, per questa decisione, non arrivano solamente dai fans ma anche dai “protagonisti” che vedranno vanificata l’opportunità di giocare con la propria Nazione d’appartenenza. Ecco il tweet di uno dei giganti della NHL come il portiere dei New York Rangers, Henrik Lundqvist che definisce l’Olimpiade del 2018 come una grossa opportunità “persa”.
Disappointing news, @NHL won't be part of the Olympics 2018. A huge opportunity to market the game at the biggest stage is wasted..
— Henrik Lundqvist (@HLundqvist) April 3, 2017