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Tre mandati, dodici anni ma non un giorno in più. In zona Cesarini, a pochi secondi dal triplice fischio di fine legislatura, il Parlamento ha approvato la legge che rivoluziona il mondo dello sport italiano inserendo un limite temporale per i dirigenti. Mancava l’ultimo passaggio al Senato, un voto che sembrava impossibile da calendarizzare visti i tempi ristretti. E invece, con uno scatto finale, questa mattina Palazzo Madama ha approvato il testo a larga maggioranza (130 sì, 38 no e 5 astenuti). Finisce dunque l’era degli incarichi a vita e dei presidenti-padroni, con piena soddisfazione del ministro per lo Sport Luca Lotti che tanto ha combattuto per questa legge negli ultimi dodici mesi. “Questa misura, che abbiamo fortemente voluto, per la prima volta nella storia dello sport italiano fissa a tre il numero massimo dei mandati per gli organi direttivi delle istituzioni sportive, creando un vera rottura con il passato – ha esultato Lotti – Si garantisce da un lato il giusto avvicendamento nei ruoli apicali e dall’altro si consente che gli incarichi abbiano una durata temporale sufficiente per realizzare un progetto sportivo compiuto”.
Il limite dei tre mandati si applicherà a tutti: federazioni, discipline associate ed enti di promozione sportiva, ma anche al Coni, unico ente che al momento prevedeva una disciplina ancor più rigida che avrebbe impedito al presidente Giovanni Malagò di ricandidarsi per un terzo mandato nel 2021. “Questa legge fa chiarezza e uniforma tutto – ha sottolineato il numero uno dello sport italiano, che dopo l’ok di Palazzo Madama ha parlato al telefono anche con il presidente del Senato Pietro Grasso – È la cosa più giusta. Ringrazio il governo che è stato di parola e ha mantenuto l’impegno. E ringrazio il ministro Lotti. C’è stata una formidabile trasversalità, sono particolarmente felice che tutte le forze politiche, ad eccezione dei 5 Stelle, abbiano votato a favore”.
I 5 Stelle, in effetti, avrebbero voluto fissare un limite di due mandati, come in origine prevedeva la norma: “Rispettiamo la loro idea ma sarebbe stato ingiusto, perché avrebbe tagliato fuori tutta la dirigenza sportiva italiana a livello internazionale”, ha osservato Malagò, peraltro sostenuto da diversi presidenti federali. “Tre mandati sono un periodo congruo per portare avanti un programma – ha evidenziato Giorgio Scarso, presidente della Federscherma da tredici anni – Due mandati sarebbero stati davvero pochi, perché un periodo così limitato non concede la possibilità di farsi conoscere a livello internazionale”. “Sono perfettamente d’accordo col presidente del Coni – ha rimarcato il presidente della Federginnastica Gherardo Tecchi – Questa è una legge che fa chiarezza e sicuramente fa giustizia, perché dà a tutti i presidenti la possibilità di confrontarsi a livello internazionale in modo produttivo”.
Per Malagò, invece, ci sarà la possibilità di ricandidarsi alla guida del Comitato olimpico nazionale italiano per un terzo quadriennio. “Bisognava evitare l’ingiustizia che si stava consumando nei confronti del Coni”, ha sottolineato il presidente della Federazione italiana tiro a volo Luciano Rossi, giunto addirittura al settimo mandato dal 1993. Per lui, come per tutti i presidenti che nel 2020 avranno completato almeno due mandati, ci sarà comunque la possibilità di candidarsi per un’ultima volta. Poi, dopo i Giochi Olimpici di Parigi 2024, l’epoca degli incarichi a vita nel mondo dello sport sarà davvero terminata.