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Al Finlandia Trophy ci hanno regalato un emozionante secondo posto da 193.50 e dopo una settimana di relativo relax sono tornati, in queste ore, agli allenamenti intensivi, in vista dell’esordio nel circuito di Grand Prix, che per loro è previsto nella Cup of China di Pechino, dal 3 al 5 novembre. Nicole Della Monica e Matteo Guarise, 28 anni lei, 29 lui, sono i campioni nazionali di artistico e si raccontano in esclusiva ai microfoni di Sportface.it, cominciando dalla preparazione estiva che li ha portati ad avere, già in questa prima fase della stagione, una buona padronanza dei programmi. Di sicuro c’è ancora molto da migliorare, sia in termini tecnici che di resistenza, ma la strada intrapresa sembra essere quella giusta.
“Quando la nostra pista di Sesto San Giovanni ha chiuso per la pausa estiva – racconta Nicole – ci siamo trasferiti a Bergamo, che è l’altra sede della nostra società, la IceLab, e lì abbiamo continuato gli allenamenti. Non ci siamo praticamente più mossi, se non per trasferirci in Russia per perfezionarci con Nina Mozer. A Bergamo abbiamo fatto anche uno stage di una settimana specifico per le coppie e abbiamo ultimato la preparazione in vista del Lombardia Trophy che si sarebbe svolto proprio lì”.
In quell’occasione, seconda tappa delle ISU Challenger Series, Nicole e Matteo hanno centrato la seconda posizione con 191.39, frutto di un miglioramento costante avvenuto alla corte dei coreografi Raffaella Cazzaniga e Giuseppe Arena. Sono loro, infatti, che affiancano le allenatrici Cristina Mauri e Nina Mozer nella cura della parte artistica, per far salire i components e dare quel quid in più che resti negli occhi dei giudici.
“Dopo il Finlandia Trophy – spiega Matteo – abbiamo rallentato qualche giorno, perché abbiamo davanti una stagione lunga e dobbiamo cercare di mantenere una forma fisica ottimale e di prevenire infortuni, ma stiamo già iniziando a spingere e a lavorare sui programmi interi per essere pronti per la settimana della Cina. Fisicamente e di testa ci siamo, dobbiamo solo dosare le energie in modo da riuscire a rendere al massimo gara dopo gara, anche perché subito dopo la Cup of China ci sarà il Grand Prix di Francia, e sarà un bel tour de force. Sarà una stagione molto lunga e se non si riesce a pianificare tutto si rischia di arrivare alle Olimpiadi davvero stanchi. Il picco della forma lo dovremmo raggiungere a gennaio, quando arriveranno le gare più importanti che culmineranno nel Mondiale di Milano.
Da uno a dieci, quanto avete questi programmi già nelle gambe?
Nicole: “Lo short è quello di due anni fa e quindi, sebbene sia stato rielaborato, lo abbiamo trovato più facile da subito. Sul libero stiamo lavorando, ma direi che siamo a buon punto e stiamo cercando di capire se ci siano delle parti dove possiamo mettere più energia, per sottolineare i cambi musicali. Vogliamo un programma che non sia uguale dall’inizio alla fine, ma con momenti in cui c’è più intensità e altri dove c’è più eleganza. In Finlandia, comunque, rispetto al Lombardia, siamo già arrivati alla fine con più energia e siamo riusciti a fare anche il finale, che nella prima gara non c’era stato perché eravamo in ritardo con la musica. Questo vuol dire che già c’era più velocità durante tutto il programma”.
Matteo: “Sette-otto per lo short e sette per il libero. Con Giuseppe Arena lavoreremo su quest’ultimo a breve, per sistemare alcuni dettagli che lo renderanno più ricco di sfumature. Lo short è un programma tecnico nel quale fai fatica ad esprimerti da un punto di vista artistico, il libero concede più spazio. Alla fine non lo vedrete diverso ma semplicemente migliorato perché, guardando i filmati, abbiamo notato che le nostre linee sono leggermente diverse, così come i tempi nei movimenti della testa e delle braccia, e dobbiamo sistemare anche questo per rendere tutto pulito e all’unisono da un punto di vista coreografico”.
L’esperienza al Finlandia Trophy: pensavate di riuscire a fare così bene?
Matteo: “Siamo arrivati in Finlandia consapevoli del fatto che sarebbe stata una gara di alto livello, paragonabile ad un Grand Prix, con grandi nomi con i quali confrontarsi, e ci siamo detti di prenderla come una prova. Non avevamo grandi aspettative, ci siamo concentrati sui nostri programmi e sui nostri elementi in tutta serenità, senza pensare al risultato ma solo alla nostra performance. Il pubblico del giorno del libero era fantastico, e siamo entrati subito nella nostra bolla. Siamo usciti dalla pista senza neanche guardare il risultato, ci interessava solo capire quello che riuscivamo a fare, cercavamo dei livelli che non eravamo riusciti ad ottenere al Lombardia Trophy e ce l’abbiamo fatta, in particolare nella death spiral del libero e nella sequenza di passi nel corto. Siamo stati contenti di questo, anche se abbiamo perso due livelli un po’ stupidamente. Purtroppo quando viene fuori la stanchezza si lasciano dei punti e infatti, in Finlandia, il secondo lanciato non è stato dei migliori e i sollevamenti finali erano un po’ traballanti”.
Nell’anno olimpico è importante avere musiche che permettano un collegamento con l’Italia, è per questo che avete scelto Magnificat e Tree of life?
Nicole: “Non tanto per le Olimpiadi, quanto per i Mondiali di Milano. Volevamo qualcosa che rappresentasse l’Italia, e meglio della colonna sonora dell’Expo non potevamo trovare. Inoltre la musica ci era piaciuta sin dal primo ascolto e abbiamo solo cercato di scegliere le parti meno utilizzate, escludendo a priori “Oceano”, già troppo usato e troppo sentito”.
Matteo: “Volevamo delle musiche italiane al 100% da portare nelle orecchie di tutti. Certo, il Magnificat è in latino ma è interpretato dalla grande Mina. Quanto a Cacciapaglia, credo che attraverso le sue musiche questo compositore riesca davvero a veicolare la bellezza del nostro Paese. Sono due pezzi che rappresentano il patrimonio culturale italiano, abbiamo artisti fenomenali e vale la pena valorizzarli. Tree of Life permette, inoltre, di creare delle coreografie articolate perché varia molto di intensità, ed è stato bello capire come mescolare i vari pezzi della musica e che parti interpretare su ognuno di questi per regalare un’emozione”.
Perché il ritorno al Magnificat? E quanto questa musica attraverso di voi ha ancora da raccontare?
Nicole: “É un ritorno a metà, la musica è sempre la stessa ma dello short di due anni fa abbiamo tenuto solo l’inizio e la fine, gli elementi all’interno sono cambiati in base a quelli obbligatori richiesti quest’anno. É rimasta la figura iniziale della croce, modificata leggermente, perché ci piace molto, e penso che ancora possiamo migliorare l’intensità e l’emozione che trasmettiamo nella sequenza di passi, che è quella dove ci si può finalmente lasciare andare. Ma ci dedicheremo ad essa quando saremo sicuri che gli elementi siano tutti di livello e che ogni altra cosa sia perfetta”.
A dicembre vi presenterete agli Assoluti da campioni nazionali uscenti, a cosa mirate?
Nicole: “Nessuna pretesa particolare. Al di là del titolo che fa sempre piacere, gli Assoluti per noi coppie sono, contemporaneamente, la gara meno difficile ma quella che crea più agitazione, perché sei circondato da amici, parenti e tutti vogliono vedere delle belle cose”.
Matteo: “Confermo. Dal punto di vista dei risultati non è una gara essenziale, ma è una di quelle dove chiunque cerca di darti un aiuto, un consiglio, un parere costruttivo. La nostra bravura, quindi, deve essere non tanto quella di salire sul podio, ma di riuscire ad ascoltare solo le nostre allenatrici e le nostre sensazioni, mantenendo la concentrazione e la calma e pensando solo alla prestazione, senza farci distrarre da nessuno”.