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Una gara intensa, emozionante e spettacolare in pieno stile americano. Il Gran Premio degli Stati Uniti è stato lo spot perfetto per la ‘Liberty Media’, proprietaria della Formula 1 dopo il passaggio di mano da Bernie Ecclestone, esaltando tutti gli appassionati del campionato a quattro ruote in una gara che ha “caricato in archivio” una sentenza: Lewis Hamilton campione del mondo per la quarta volta in carriera (come si direbbe: loading . . .).
HAMILTON E LA QUARTA LAUREA – Non ci sono esami di mezzo, il grosso lavoro è già stato svolto. Manca un piccolo compitino per laurearsi nuovamente campione ad un anno di distanza dalla grossa delusione subita a causa della vittoria dell’ex compagno di squadra, Nico Rosberg. Un piccolo compitino, altro che tesi: perché Lewis potrà lasciar scappar via Sebastian Vettel nel Gran Premio del Messico (week end del 27-29 ottobre) con il solo limite di non prendersi un gap di oltre 17 punti tra il piazzamento del tedesco ed il suo posizionamento all’Autodromo Hermanos Rodriguez. La Mercedes è già campione del mondo, assoluta dominatrice nell’era dell’ibrido, ed ora mancano solamente le “cose formali” ma Lewis raggiungerà proprio Seb ed il grande Alain Prost a quota quattro titoli iridati con tanto di “arrivederci” per il 2018.
VETTEL RECITA IL MEA CULPA – Errori individuali ed errori di squadra. Le due sfortune, o meglio, mancanze, non si son mai incontrate durante il corso della stagione con Seb che in alcuni episodi ha perso la testa (es. Baku) e la sua SF70-H lo ha abbandonato a piedi (es. Giappone, per citarne uno). Al termine del GP degli Stati Uniti dove è arrivata una seconda posizione in rimonta a causa della strategia da due pit-stop, Vettel recita il mea culpa a nome di tutta la scuderia di Maranello: “Tutto quel che ci è successo non è dovuto al fato, tutti i problemi son nati per errori nostri e dobbiamo fare in modo di risolverli e di ammettere a noi stessi di esser stati i colpevoli“. Tutti, nessuno escluso: un grande sogno sfociato in una grande delusione di fine stagione perché quel che poteva esser, non è stato. C’è bisogno di rimboccarsi le maniche, di studiare e completare la vettura per il 2018 perché tra le note stonate di queste ultime gare c’è da dire che nessuno mai si sarebbe aspettato un salto di qualità così grosso dopo un 2016 senza vittorie per la Ferrari.
VERSTAPPEN PAGA… IL PADRE ESAGERA – Ricordate cosa accadde circa un anno fa in Messico? Max Verstappen chiude terzo dopo una battaglia al limite con Sebastian Vettel ed i due piloti, sul traguardo, si beccano con il tedesco che mima il gesto con il dito: “No no, così non si fa“. Verstappen sale nell’ospitality per pochi minuti prima di ricevere la comunicazione ufficiale della penalità e del terzo posto assegnato a Vettel. Ad un’ora dal termine della gara, la direzione annota un’altra penalità , questa volta ai danni di Seb, regalando il terzo posto a Daniel Ricciardo e relegando Vettel addirittura in quinta posizione dietro Max. Questa, ad oggi, è una delle più grandi figuracce della storia recente della Formula 1 che venne accusa di scarsa presa di posizione immediata falsando un podio per due volte. Ad Austin, invece, Verstappen è stato punito immediatamente, questa volta a favore di Kimi Raikkonen perché: seppur il sorpasso fosse bello, spettacolare ed entusiasmante, andare con le quattro ruote fuori dalla pista non è concesso. Max si ritrova nuovamente giù dal podio e cataloga la decisione come “stupida” mentre il padre su Twitter esagera ed attacca direttamente la Fia definendola “Aiutante della Ferrari“.
Seppur questa sia stata una gara assolutamente dominata da Lewis Hamilton con tanto di caricamento della laurea nell’archivio, il Gran Premio degli Stati Uniti ci ha offerto tanti spunti di discussione. La battaglia iniziale fra Daniel Ricciardo e Valtteri Bottas, le manovre di Sebastian Vettel ed infine la rimonta di Max Verstappen dopo la grid penalty del sabato. Un vero e proprio spettacolo nella terra a stelle e strisce ed Hamilton saluta Austin con il sorriso di chi ha fatto, fa e continuerà a fare la storia di questo sport.