Formula 1

F1 GP Bahrain 2019, il punto del lunedì: Leclerc ‘tradito’ dalla Ferrari, Vettel non c’è

Charles Leclerc, Ferrari F1 - Foto Bruno Silverii
Charles Leclerc, Ferrari - Gran Premio d'Australia, Foto Bruno Silverii

Dall’entusiasmo alla più profonda delusione. La Ferrari illude in Bahrain e regala su un piatto d’argento una doppietta Mercedes difficilmente pronosticabile alla vigilia. Nel deserto di Manama la Rossa sprofonda in una delle serate più brutte degli ultimi anni dove a tener banco, oltre alla netta superiorità mostrata da Charles Leclerc su Sebastian Vettel, è soprattutto l’affidabilità della SF90. È il giovane monegasco ad avere in pugno la vittoria, dalla pole position fino a poco più di dieci giri dalla conclusione del GP. Ma è la sua stessa Ferrari a ‘tradirlo’ sul più bello, negandogli il primo vero trionfo in carriera a soli 21 anni. Forse la monoposto nata per vincere non è ancora matura. Forse le aspettative della vigilia sono andate oltre la realtà, per una Rossa incredibilmente assente in Australia e ora tornata a ruggire in Bahrain prima di mostrare un crollo al momento inspiegabile.

FERRARI A DUE VOLTI – Ancor più inspiegabile è il fatto che tutto ciò stia accadendo a due gare dal via del nuovo campionato, un campanello d’allarme difficilmente trascurabile. Qualche piccolo problema di affidabilità la SF90 già lo aveva mostrato durante la seconda parte dei test, dopo esser stata definita ‘monoposto perfetta senza alcun problema‘ da Vettel. In Australia, invece, è mancato completamente il passo a una macchina che ha concluso la propria corsa a quasi un minuto di distanza dalla Mercedes di Bottas. Mentre in Bahrain ha mandato in fumo il sogno di Leclerc e allo stesso tempo la numero 5 di Vettel è parsa una versione differente rispetto a quella guidata dal compagno di squadra. Lo dimostra il ritmo avuto in avvio di gara, troppo ampio per essere dettato dal singolo pilota. Lo dimostra il sorpasso di Leclerc su Vettel, di pura potenza, come se il monegasco e il tedesco appartenessero a due diversi team. La verità è che sulla macchina di Seb gli ingegneri non sono riusciti a trovare un assetto ideale fin dalle libere 3 dopo un venerdì alla pari tra compagni di box. Problemi riscontrati nella giornata di sabato, portati alla luce in qualifica (con tanto di secondo tentativo nel Q2 che ha ‘compromesso’ la prestazione nel Q3) e proseguiti anche durante la gara.

TONFO VETTEL – Ma questa volta Vettel non ha scuse. Ha sbagliato, ancora, e anche lui lo sa. Un errore da far cadere le braccia, come se il trittico asiatico degli ultimi due anni non avesse insegnato nulla. È la pressione a beffare il tedesco, trovatosi ancora in difficoltà nel duello con Hamilton. Lewis si esalta e vince, un film visto e stravisto, mentre Seb cede alla prima difficoltà. Al netto di tutto ciò che è accaduto in gara, Vettel aveva la concreta possibilità di portarsi a casa il GP e mettere un chiaro punto sugli equilibri interni nel team. Invece ci ritroviamo qui a commentare un altro errore, questa volta gigante. Un nuovo testacoda inconcepibile, dovuto dal troppo gas nel cambio marcia e forse leggermente condizionato dal forte vento tra curva 4 e 6. Nessuna giustificazione, errore da ‘rookie’ che per altro danneggia la sua SF90 e porta all’esplosione dell’ala anteriore. Giro ai box e gara di testa sostanzialmente terminata con un quinto posto insignificante: “È stato un mio errore. Ho perso il posteriore e mi sono girato – ha spiegato Vettel – Durante il testacoda ho danneggiato a tal punto le gomme che ho avuto vibrazioni tali da portare alla rottura dell’ala anteriore”.

LECLERC È UNA STELLA, LA SF90 LO TRADISCE – Per Leclerc, invece, il momento era arrivato. Ma Charles è stato troppo grande per questa Ferrari. Una gara magistrale da vero campione, iniziata male con tanto di due posizioni perse al via ma con la leadership ritrovata dopo soli 5 giri. Era la sua notte o forse lo è comunque stata, perché l’intero mondo ha scoperto una stella. Per gli appassionati di F1 c’erano pochi dubbi ma ad ogni modo conquistare una pole a 21 anni mettendosi dietro un totale di nove titoli iridati tra Vettel e Hamilton, alla qualifica numero 23 della sua carriera, è un risultato impressionante. Indomabile e dal sangue freddo, Charles non si fa problemi a mostrare il passo migliore rispetto a Vettel comunicando nel team radio la sua voglia di superare Seb per volare via verso il trionfo. Un trionfo negato solamente da un problema al motore. Sul volante il messaggio di errore, un incubo vissuto troppo presto per poter digerire la delusione dell’occasione sfumata. La macchina va piano, perde potenza e viene superata dalle due Mercedes di Hamilton e di Bottas: “Ho spinto tantissimo per tornare nella posizione in cui ero partito, ho dovuto lavorare parecchio, ma è stato bello vedere che avevamo il passo per vincere – ha sottolineato Leclerc nel post GP – Il problema è capitato all’improvviso. Non ho sentito niente fino a quel momento.Abbiamo capito una parte della mancanza di performance in Australia, ci manca capire ancora qualcosa. Abbiamo tanto da lavorare, ma questa è una buona base“.

Rimane solamente il terzo posto, quantomeno il primo podio in carriera. E in questo la Ferrari ha avuto un pizzico di fortuna, grazie a una safety car chiamata inspiegabilmente negli ultimi giri per rimuovere le due Renault fermatesi per un doppio ko tecnico (monoposto ben distanti dal tracciato). E sotto il regime di sicurezza, dove non son consentiti i sorpassi, Charles ha potuto salvare il terzo posto dal possibile sorpasso di Verstappen. Un’amara consolazione in una serata no che comunque ha regalato alla F1 un nuovo contendente al titolo, Ferrari permettendo.

Ora una settimana di pausa prima di volare verso Shanghai per il Gran Premio della Cina, in programma nel weekend 12-14 aprile. La Ferrari andrà a caccia nel secondo riscatto dopo il passaggio a vuoto in Australia e la delusione del Bahrain che nella sua ‘brutalità’ ha mostrato qualche segnale confortante. Lavoro e studio dei problemi senza fasciarsi troppo la testa, in fondo è solo la seconda di ventuno gare in un Mondiale troppo lungo per trarre delle conclusioni a fine marzo.

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