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Marco Giampaolo, allenatore della Sampdoria, è stato intervistato dal quotidiano “La Repubblica“, parlando di diversi temi, come il caso VAR, la situazione dell’attuale Serie A e ovviamente la sua squadra, che attualmente occupa l’ottava posizione.
“Premetto: dal 7° al 10° posto c’è spazio – sentenzia Giampaolo -. Vedo l’Atalanta, forte, domenica per noi sarà durissima. Faticherà per le coppe? Luogo comune. Poi Torino e Fiorentina. Dopo, due possibili sorprese: Bologna, ha qualità, e Chievo, che ha esperienza e gioca a memoria. Sulla Samp preferisco aspettare, ma non per sfiducia. Sono convinto di avere una squadra forte, diversa dall’anno scorso, più omogenea, con più titolari. Ma devo capire se siamo più quelli che hanno battuto il Milan o quelli che hanno perso male ad Udine. Qualità, organizzazione, maturità, continuità, se punti in alto, serve tutto. Io sono abituato a fare, non a sbandierare. Il venditore di fumo non mi rappresenta. La nostra tifoseria è straordinaria, 20 mila abbonati, un valore aggiunto. Io devo soddisfare il loro palato e le loro ambizioni con il lavoro, il gioco e stimolando in continuazione i calciatori ad alzare l’asticella. Dobbiamo andare oltre i 50 punti”.
Non poteva mancare un commento sulla VAR, che in questo inizio di stagione ha fatto discutere un po’ tutti: “E’ Uno strumento di giustizia sociale. La scoperta del secolo calcistico. L’antidoto alla cosiddetta sudditanza psicologica degli arbitri, che ora sono più sereni. Meno errori, classifica più vicina alla realtà. L’attesa prima di festeggiare un gol? Ci abitueremo. Ridurre il numero di squadre? Questione politica, lo vogliono le grandi, per me non è un’esigenza. Se mangi sempre caviale, per un giorno puoi resistere. Ma perché devi sottrarlo a chi non l’ha mai assaggiato?” Parole quindi di completa approvazione verso l’ausilio della tecnologia in campo.
Giampaolo si toglie anche la soddisfazione di lanciare un messaggio a una big, vista l’etichetta di “provinciale” avuta fino a un anno fa, quando già il Milan fece un pensiero per lui: “Da bambino ero interista – afferma con onestà il mister blucerchiato -, un giorno all’Inter mi piacerebbe arrivare. Poi una scuola a calcio a casa mia, a Giulianova. E a sessant’anni mi prendo il quadro, vi lascio la cornice. Alla Sampdoria ho trovato l’ambiente ideale. Qui ho libertà assoluta, sul campo sono il padrone. Mai un condizionamento, l’ambiente ad hoc per lavorare e realizzarmi. Sennò io divento un animale nel recinto che deve scavalcare. O lo salto con la rincorsa o lo butto giù”. Insomma, all’Inter Spalletti non sembra assolutamente in dubbio, ma chissà che in futuro non ci possa essere spazio per un allenatore che di progressi, nelle ultime stagioni, ne ha fatti molti.