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Gianluigi Buffon ha parlato ai microfoni de ‘Le Iene’ nell’intervista di Nicolò De Devitiis che andrà in onda domenica 15 aprile in prima serata ed è tornato sulle parole dette dopo l’eliminazione della Juventus dalla Champions League per mano del Real Madrid.
“Io non devo rimediare perché io sono un essere umano che mette passione, sentimenti, arrabbiature. Trovo modi di parlare, giusti o sbagliati che siano, alcune volte eccessivi, ma sono questo, sono Gigi Buffon“ così esordisce il portiere bianconero che prosegue dicendo: “L’altra sera la partita era finita da un’ora e mezza, di conseguenza quello che uno esterna sono sentimenti, pensieri forti, ineducati, ma sono i sentimenti di un uomo che non si trincera dietro a un velo di ipocrisia e butta fuori quello che le viscere gli dicono e punto, chiuso”.
Parole che sono state un’espressione del disappunto e della delusione della situazione: “Lì per lì tu non puoi chiedere a uno che vive lo sport con una pienezza come lo vivo io di accettare, essere equilibrato, perché alla fine, seppur esternando in maniera eccessiva determinati pensieri, questi pensieri li ridirei, magari con un altro tipo di linguaggio, più civile diciamo. Però rimane che il contenuto di ciò che ho detto lo riconfermo in pieno“.
Niente retromarcia nemmeno sulle accuse rivolte all’arbitro Michael Oliver: “Anche se esternando in maniera eccessiva, l’altra sera ho detto quello che pensavo, non doveva fischiare. Un arbitro con più esperienza non avrebbe fischiato, ergendosi a protagonista di una partita. Avrebbe lasciato correre, si sarebbe girato dall’altra parte, e lasciato che le squadre se la giocassero ai supplementari. Che fosse il campo a parlare“.
Un arbitro troppo giovane e che è incappato in una situazione più grande di lui secondo Buffon: “È un ragazzo che farà una gran carriera, che è stato sfortunato. Secondo me è stato mandato un arbitro troppo giovane ad arbitrare una partita importante… Giovane ma già consolidato, già forte, che aveva già dimostrato il proprio valore; ma è una partita nel quale il risultato sembrava secondario. E poi l’imponderabilità, la bellezza del calcio, fa sì che purtroppo è un ragazzo che si è trovato in una situazione troppo complessa, troppo ingarbugliata e troppo grande“.
Nessun rancore vero il direttore di gara, però: “Non porto rancore, neanche sono arrabbiato, è finito tutto, però è normale che lì per lì uno si senta, non dico penalizzato, ma proprio defraudato. Ma non di un risultato. Quella è stata una partita irripetibile. Avremmo potuto scrivere una pagina di calcio memorabile per la Juve, per l’Italia: la nostra vittoria si sarebbe abbinata a quella della Roma, che ho seguito con un trasporto incredibile, sarebbe stato qualcosa di incredibile, di pazzesco. Ne ho perse anche di più importanti, però questa, per come era nata e per come si stava evolvendo, era la partita più bella e più emozionante che avessi vissuto con la Juventus. Penso anche per i tifosi e anche per i miei compagni”.