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Simon Kjaer è uno dei simboli di Euro 2020. Il capitano della Danimarca è stato il primo ad intervenire quando Christian Eriksen ha accusato un malore, invitando poi i compagni di squadra a fare scudo e proteggerlo dagli sguardi in un momento di grande apprensione. “Non sono un eroe. Ho fatto solo quello che dovevo fare, senza pensarci, come avrebbe fatto chiunque altro” dice il difensore del Milan in un’intervista sulle colonne Corriere della Sera. “Prima la festa, poi il silenzio – racconta Kjaer -. Era un giorno storico per tutti noi danesi, la prima partita dell’Europeo, in casa nostra. Poi è successo quello che è successo. Ho avuto la prontezza di restare lucido, come tutti i miei compagni“.
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“È stato un lavoro di squadra – sottolinea Kjaer –, avremmo fatto ovviamente lo stesso se fosse stato un avversario. Tutto qua. L’unica cosa che conta è che Christian ora stia bene. Solo quello è importante“. Il centrale rossonero spiega di “aver agito senza riflettere. L’istinto mi guidava e ho fatto quello che dovevo, automaticamente. Era la prima volta che mi succedeva, spero sia anche l’ultima“. Il calciatore danese ha poi lanciato un invito ai colleghi per imparare le tecniche di rianimazione: “Spero che quell’immagine abbia sensibilizzato sul tema. I medici sono stati bravissimi, sono intervenuti subito, ma di sicuro sapere cosa fare in certi momenti è fondamentale. Può salvare una vita“.
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