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“Per me è come riconquistare l’amore della mia vita. Non è stato facile in questi anni. Cosa provereste incontrando ogni giorno la donna che ti ha fatto battere il cuore senza poterci stare insieme?“. Tutta l’emozione di Giancarlo Antognoni per il suo ritorno alla Fiorentina come dirigente, un innesto fortemente voluto da Pantaleo Corvino che lo ha accolto a braccia aperte. Nella sua intervista alla Gazzetta dello Sport Antognoni ha ripercorso i suoi 15 anni da calciatore con la maglia viola: “Sapete cosa mi dicono al bar, per strada, quando vado al ristorante? Mi dicono: ‘Giancarlo, bentornato in famiglia‘”.
Nel pareggio per 3-3 contro il Napoli, Antognoni si è esaltato nel vedere la rete di Federico Bernardeschi: “Il gol che ha segnato contro il Napoli mi ha ricordato quello che realizzai io con la maglia della Nazionale contro la Grecia, nel dicembre del 1980“. Un paragone di alto livello: “Lui è un dieci e mezzo. Ha la potenza e la precisione di tiro di Robben. Ma può funzionare anche da trequartista, partendo da una posizione più centrale. E’ stato bello vederlo con la fascia di capitano contro la Lazio. Un altro grande numero 10 nella storia della Fiorentina“.
Non solo Bernardeschi, nella viola c’è un altro giovane talento dal cognome pesante, Federico Chiesa: “Mi ricorda un po’ Causio. Potenza, dribbling, piedi delicati. Ed è giovanissimo. Sousa è stato bravo a scoprirlo e a dargli spazio. Non tutti gli allenatori hanno questo coraggio”.
Ed infine, quale sarà l’Italia del futuro? “In porta Donnarumma, è l’erede di Buffon, un mostro tra i pali. In difesa mi piacciono Romagnoli e Rugani che possono ripetere le imprese di Nesta e Cannavaro. Dietro a loro due metterei anche Caldara, tanta roba“. Passando al centrocampo: “Benassi è un piccolo Tardelli, Locatelli in futuro può diventare un Pirlo, ma ancora non ha il suo piede. Gagliardini, Cataldi e Grassi non sono male senza scordarci di Verratti, lui sì che è già un grande giocatore“. Chi sarà l’attaccante che guiderà gli azzurri? “Sinceramente non credevo che Belotti fosse così bravo, è come il mio amico Ciccio Graziani, ha il fuoco dentro. Totò Schillaci lo rivedo in Lapadula, sta vivendo una favola che gli si avvicina. Berardi? Dobbiamo ancora attendere, ha dei colpi da fenomeno come Roberto Baggio“.