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Esistono degli atleti che sin da subito sembrano dei predestinati: avranno una carriera ad altissimi livelli che si concluderà con un lieto fine, come fosse una favola. Purtroppo ci sono degli ostacoli che non sempre vengono superati con semplicità, causando problematiche che potrebbero distruggere il finale. Un esempio su tutti: Michael Owen.
Michael nasce a Chester nel 1979. Suo padre, Terry, oltre ad essere un ex calciatore di un discreto livello, è un grande appassionato di sport in generale. Ogni suo figlio deve praticarne uno per far si che restino in salute, divertendosi nello stesso momento. Per il ragazzino che sarebbe diventata la stella del Liverpool viene scelto il pugilato, ma il bambino non ne vuole sapere perchè è troppo impegnato a finire quelle partite di pallone con i suoi amici che vanno avanti da ore. Allora è deciso, Michael giocherà a calcio nella squadra della scuola che parteciperà ad un campionato locale. Quando il torneo è finito papà Terry rimane sorpreso: suo figlio ha siglato in totale 92 gol, è un talento.
Le voci che un giovane campione stia per nascere non tardano ad arrivare, ma è il Liverpool a farsi avanti concretamente mettendo Michael sotto contratto a soli 12 anni. A 17 anni è già in prima squadra e nel 1997 fa il suo esordio in Premier League contro il Wimbledon andando subito in gol. Owen è un giocatore straordinario, dotato di una visione di gioco fuori dal comune. Con la sua velocità unita ad un’ottima freddezza sotto porta è un pericolo costante per ogni difesa. Ma per farlo capire a tutta la nazione serve una partita: Inghilterra – Argentina di “Francia ’98”. Agli ottavi di finale il giovane bomber viene scelto per affiancare il leggendario Shearer in un match da dentro o fuori. Sul risultato di parità Owen riceve un pallone in contropiede, controllo di tacco, corsa, finta di corpo e rete. Quella partita verrà poi persa ai calci di rigore, ma tutti i tifosi si consoleranno pensando che la Nazionale ha un nuovo “wonderkid”.
Il 2001 è l’anno della consacrazione: si affermano Gerrard e Carragher mentre Owen sotto porta è più spietato che mai. In quella stagione i “Reds” portano a casa cinque coppe, tra cui le più prestigiose Coppa UEFA, Supercoppa UEFA ed FA Cup. Proprio quest’ultima arriva grazie ad una partita che Michael ha fatto entrare nella storia per le sue qualità. La cornice è quella del “Millennium Stadium” di Cardiff e il match è Arsenal – Liverpool. Sono i “gunners” a fare la partita, che riescono a sbloccare al ’72 grazie ad un guizzo di Ljungberg. Tutti aspettavano una magia del “Golden Boy” però nulla, fino a quel momento era stato un fantasma. Ma è in questi momenti che le difese devono avere paura di lui, perchè appena avrà l’opportunità di punire non esiterà un’istante per farlo. La partita termina 2-1 per gli uomini di Houllier: doppietta di Owen in dieci minuti, eletto non a caso “Man of the match”. Due occasioni, due gol e il Liverpool continua a vincere.
La ciliegina sulla torta di quella stagione è il Pallone d’Oro, assegnatogli da “France Football”. Owen viene ritenuto il miglior calciatore in circolazione, superiore a Figo, Totti e Beckham. Nel 2004 decide quindi di dare una svolta alla sua carriera, anche perchè a bussare alla porta ci sono i “blancos”. Al Real Madrid Michael si ritrova in un palcoscenico differente, dove tanti campioni devono confrontarsi tra loro per ottenere un posto da titolare. Lui riesce a ritagliarsi un po’ di spazio, ma non quello che basta per sentirsi soddisfatti. Davanti però c’è Ronaldo ed è difficile essere al suo livello in questo momento, quindi per la stagione del 2005/2006 viene ritenuto “cedibile”. Nel frattempo il suo “vecchio” Liverpool ha vinto la Champions League contro il Milan con una storica rimonta, senza di lui oramai che aveva scelto una squadra più blasonata.
La possibilità di tornare nei “Reds” c’era, ma l’offerta migliore arriva dal Newcastle, che nella campionato pre Mondiale 2006 può schierare lo stesso attacco dell’Inghilterra di “Francia ’98”: Owen – Shearer. La stagione nonostante qualche acciacco fisico procede bene e arriva anche la chiamata per “Germania 2006”. In questa competizione la Nazionale inglese ha un’ottima rosa, può arrivare in fondo. Michael però vede svanire questo sogno nel match contro la Svezia quando il ginocchio cede al quarto minuto di gioco. L’infortunio è serio, potrà tornare a giocare solo nel 2007, a marzo per essere precisi. In quel momento la carriera di quel ragazzo sembra essere arrivata alla fase del declino. Eppure ha solamente 26 anni, un momento che spesso coincide con l’affermarsi dell’atleta.
Per tornare al gol serviranno 18 mesi. Owen lascia i “Magpies” per accasari al Manchester United dove prende la storica “numero 7” che Cristiano Ronaldo aveva appena lasciato, indossata dai leggendari Cantona e Best. Con i “Red Devils” parteciperà a tre stagioni di medio livello, ma la sua fragilità, mista ad un carattere arrendevole, lo costringerà ad abbandonare anche questa squadra per poi finire nello Stoke City, il suo ultimo club. Michael è sempre stato precoce in tutto, sopratutto se si pensa che a 19 anni veniva considerato già un top player e che il Pallone d’oro lo ha vinto quando ne aveva 23. Purtroppo questa sua “qualità”, se così può essere definita, lo ha portato a ritirarsi dal gioco più bello del mondo quando di anni ne aveva solamente 33. Sfortuna e poca perseveranza sono state la formula che hanno dato vita al suo finale di carriera. Avrebbe potuto giocare qualche altro anno, ma se quello che ha fatto è bastato per entrare nella storia di questo sport, significa che Owen era veramente un fuoriclasse.