Euro 2016

Euro 2016: Danimarca, Grecia e Portogallo, quando la realtà è meglio delle favole

Intrecci, storie, analogie, coincidenze. La storia degli Europei di calcio, periodicamente, fa rivivere agli appassionati di sport delle vere e proprie favole. Dal 1992 al 2016, passando per il 2004: Danimarca, Grecia e Portogallo dimostrano, una volta di più, che non basta partire favoriti per vincere una competizione internazionale.

In principio fu la Danimarca. Nel 1992, negli Europei organizzati in Svezia, i “rossi” non dovevano nemmeno esserci: all’ultimo momento furono ripescati per sostituire la Jugoslavia, a causa del tragico evolversi della guerra dei Balcani. I danesi, guidati in panchina da Richard Nielsen, riuscirono a superare il girone come seconda classificata, eliminando la Francia. In semifinale, la vittoria contro l’Olanda arrivò ai rigori (decisivo fu l’errore di Marco Van Basten), mentre in finale i danesi riuscirono ad avere la meglio sulla Germania per 2-0. John Jensen, Kim Wilford e il portiere Peter Schmeichel furono gli eroi di quell’impresa.

Nel 2004, furono i greci a rovinare la festa in casa del Portogallo. I lusitani, che ospitavano la manifestazione, riuscirono ad arrivare in finale, guidati da un Cristiano Ronaldo appena diciottenne. Angelo Charisteas, con un colpo di testa nel secondo tempo, regalò alla Grecia una vittoria inattesa.

Ieri, la storia ha offerto al Portogallo la sua vendetta. Come dodici anni fa, l’outsider del torneo riesce a battere i padroni di casa. Le lacrime di frustrazione di un giovane Ronaldo, demoralizzato per la sconfitta in finale, diventano le lacrime di gioia di un Ronaldo più maturo, pallone d’oro e finalmente vincente con la sua nazionale. eroe per caso della partita, Eder: l’attaccante ha trovato spazio nel match proprio a causa dell’infortunio di Cristiano Ronaldo. La sua rete da fuori area (non uno dei suoi colpi di repertorio) è il finale a lieto fine dell’ennesimo capitolo delle favole europee.

 

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