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“Nell’atletica italiana serve un giro di vite molto chiaro: basta con la fiducia cieca, illimitata. Mi aspetto un progetto, deve essere attivato subito, e vigileremo affinché venga rispettato: ci deve essere necessariamente un controllo molto rigido, chiaro, duro”. Queste le parole del presidente del Coni Giovanni Malagò al termine dell’incontro con il numero uno della Federazione italiana di atletica leggera, Alfio Giomi, andato in scena oggi pomeriggio a Palazzo H, al Foro Italico.
Sul tavolo i deludenti risultati ottenuti dagli azzurri poche settimane fa ai Mondiali di Londra. “Ho apprezzato molto l’atteggiamento di autocritica di Giomi – ha osservato Malagò al termine dell’incontro, durato due ore, al quale hanno partecipato anche il segretario generale del Coni Roberto Fabbricini, il responsabile della preparazione olimpica Carlo Mornati e i vicepresidenti della Fidal Vincenzo Parrinello e Ida Nicolini – Una cosa non è accettabile: se porti un atleta ai Mondiali, io mi aspetto che avvicini o superi il suo personale. Molti azzurri, invece, hanno avuto un peggioramento: c’è qualcosa che non va”. Secondo il presidente del Coni, però, la responsabilità non può essere addebitata al direttore tecnico Elio Locatelli: “Non può essere l’alibi né il capro espiatorio – ha sottolineato Malagò – Non sarebbe serio né corretto, è arrivato da pochi mesi e gode della stima del nostro mondo. Ovviamente è sul banco degli imputati, come tutti, ma il bilancio si potrà fare dopo gli Europei del prossimo anno a Berlino, una tappa fondamentale per capire cosa fare verso i Mondiali di Qatar e le Olimpiadi di Tokyo”.
Il numero uno dello sport italiano ha poi parlato delle possibili soluzioni alla crisi dell’atletica italiana: “Sono convinto che non sia un problema di risorse – ha spiegato Malagò – Anziché pagare tanti tecnici poco e male, sarebbe meglio pagarne bene un numero inferiore, delle persone che provano ad alzare il livello. Perché l’Italia ha un pugno di atleti potenzialmente da medaglia o almeno da vertice e li conoscete: Tamberi va ringraziato per la sua rincorsa dopo gli infortuni; la Trost deve dare certezze dal prossimo anno; Meucci è tornato una garanzia col sesto posto ai Mondiali; Tortu non è più una scommessa, ma un talento che ha fatto il massimo ai Mondiali vista la condizione fisica non ottimale; nella marcia abbiamo atleti di vertice, a partire dalla Palmisano, e infine ci sono delle moderate speranze su alcune staffette, ma tutti devono dare il massimo e non devono succedere episodi come quello della Grenot”.
Per tornare a vincere, però, serve un “progetto mirato”, come Malagò ha ribadito più volte: “Noi non diamo più un euro a nessuno se non vediamo un progetto. Investiamo dove possiamo vincere. Con la Fidal ci aggiorneremo tra qualche mese: il Coni vigilerà, tutto sarà monitorato con attenzione”.