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Si allungano le ombre su Rio 2016. La World Anti-Doping Agency (Wada) ha dichiarato che molti degli atleti segnalati per i test “non sono stati trovati” e che ogni giorno “oltre il 50% dei test è stato cancellato”. Nell’Indipendent Observers si legge di una mancanza di coordinamento e di unità di intenti del team management nel dipartimento antidoping durante i Giochi.
Nonostante il laboratorio di Rio chiuso solamente a sei settimane dall’inizio dell’Olimpiade, la Wada aveva speso parole d’elogio definendo le dotazioni “superbe, operative ed efficienti”. Durante i Giochi, invece, qualcosa è andato storto anche con gli accompagnatori (‘chaperones’) incaricati di informare gli atleti per i test a causa di “mancanza di formazione e scarsa conoscenza dell’inglese”. Questo “potrebbe minare il rispetto verso il sistema antidoping, permettendo agli atleti senza scrupoli di poter manipolare il processo di controllo a piacimento e abusarne”.
Tra i punti salienti, il rapporto ha anche evidenziato “pochi o nessun test del sangue durante le competizioni in sport a rischio come il sollevamento pesi” e “nessun test “assenti nel calcio fuori dalle competizioni”, un aspetto definito dalla Wada “sorprendente”.