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Miami Open 2023, la finale maschile: Sinner prova a sfatare il tabù Medvedev e conquistare il primo 1000

Jannik Sinner
Jannik Sinner - Foto Ray Giubilo

L’appetito – come si suol dire – vien mangiando. E allora Jannik Sinner dopo aver mostrato ancora una volta al mondo di poter essere assolutamente in grado di sconfiggere Carlos Alcaraz vuole ora porre la ciliegina sulla torta costruita in queste quattro splendide settimane oltreoceano. C’è da conquistare il primo titolo 1000 della carriera, lo stesso che sul campo dell’Hard Rock Stadium di Miami gli è sfuggito due anni fa in quella finale persa un po’ contro pronostico all’epoca per mano di Hubert Hurkacz.

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Tante cose sono cambiate rispetto ad allora, ma anche in confronto a dodici mesi fa, quando il classe ’01 azzurro usciva tra i mugugni del pubblico in seguito al ritiro avvenuto dopo pochi games nel match di quarti di finale contro Francisco Cerundolo. Quelli furono senz’altro i mesi più complicati della giovane carriera di Jannik, che tra cambio in panchina e continui problemi fisici non riusciva di fatto a darsi una possibilità per competere agli altissimi livelli ai quali era stato pronosticato. Il culmine di quelle difficoltà lo si ebbe un mese e mezzo dopo a Parigi, quando sconsolato e in lacrime dovette nuovamente alzare bandiera bianca contro un Rublev che stava dominando per un posto in semifinale nello slam transalpino.

Sembra essere passato un secolo, invece dopo pochi mesi ci ritroviamo un Sinner più protagonista che mai del circuito. Il talento non è mai mancato, ma ora è supportato da un’eccellente condizione fisica, da nuovi armi tattiche e in generale una sicurezza e fiducia nei propri mezzi che lo portano a scendere in campo in ogni incontro con la consapevolezza che tutto potrebbe dipendere da lui. Ventuno vittorie e quattro sconfitte in questo inizio di 2023, difficile fare meglio.

Chi ci è riuscito è però colui che si troverà questa sera dall’altro lato della rete. Un Daniil Medvedev che dopo un 2022 più che opaco e la sconfitta al terzo turno degli Australian Open per mano di Korda ha svoltato la sua stagione da Rotterdam in poi. Da quel momento in poi 24 vittorie ed 1 sconfitta, quella patita due settimane fa nella finale di Indian Wells da Carlos Alcaraz. In quella striscia di vittorie ottenute tra l’Olanda e la California si inserisce anche quella ai danni di Sinner nell’atto conclusivo del torneo 500. Una delle cinque sfide vinte dall’ex numero uno del mondo ai danni del nostro giovane tennista. Statistica che di certo non può passare inosservata, anche perché ha le sue fondamenta nel matchup tecnico/tattico.

Per Jannik il russo è finora stato kryptonite, con la sua solidità costante che lo porta prima o poi a scoppiare. Circa un mese e mezzo fa l’azzurro era riuscito a vincere il primo set prima di subire la rimonta. La chiave sta tutta lì, di fatto. Ovvero che per rompere il muro eretto dal moscovita bisogna tenere un livello ed un’intensità gioco elevata per almeno un paio di ore. Perché altrimenti, appena scendi un po’, l’altro ti “salta sopra” e diventa un rebus irrisolvibile se si è a corto di energie fisiche e mentali.

Questo sarà un altro fattore, ovviamente. Vedere come l’allievo di Cahill e Vagnozzi riuscirà a recuperare dal logorante incontro di semifinale contro Alcaraz. Tre ore di gioco non sono mai poche, ma possono pesare anche di più quando si gioca come hanno fatto i due giovani fenomeni nella notte tra venerdì e sabato. I bookmakers non si sbilanciano: i due partono sostanzialmente alla pari. L’impressione, però, è che sia arrivato il momento giusto per Jannik di diventare il secondo tennista italiano nella storia a conquistare un titolo 1000.

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