Ciclismo

Ciclismo, l’avvocato di Quintana sul caso doping: “Stanno ignorando i diritti minimi di una persona, è strano”

Nairo Quintana - Foto LiveMedia/Laurent Lairys/DPPI

Continua a tener banco il caso del ciclista Nairo Quintana, costretto a dare forfait poco prima della Vuelta di Spagna, per potersi difendere dall’accusa di aver assunto Tramadol durante il Tour de France. Per l’UCI non è nella lista delle sostanze dopanti, ma è comunque pericolosa per la salute dei corridori e dunque c’è stata la rimozione dei risultati per la gara transalpina. Ecco le parole dell’avvocato di Quintana riprese da Marca: “È un processo insolito. Sono cose nuove che l’UCI si inventa. Il Tramadol non è proibito dall’Agenzia mondiale antidoping. È un oppioide sintetico che viene utilizzato per alleviare il dolore. L’UCI ha deciso che non è doping, ma che c’è una sanzione. Non credo ci sia un complotto, ma è tutto molto strano. Tutto è molto frettoloso e il regolamento dà solo 10 giorni. È stata usata una nuova tecnica del sangue secco, non so cosa sarà. Il Tramadol è consumato da chiunque perché è un ottimo antidolorifico. Nairo assicura che non l’ha consumato e io gli credo. Il campione non è stato analizzato da un laboratorio accreditato Wada. Non esiste un campione B e tutto è strano. La procedura potrebbe essere affidabile, ma non la persona che la esegue. Per i ricorsi al TAS ci sono 21 giorni, è strano che ce ne diano solo 10. C’è già la sanzione, ovvero la revoca del premio e dei punti del Tour. La cosa più assurda è che ti fanno pagare i kit e le procedure. L’importante è revocare la sanzione. È importante guardare a cosa sta cercando l’UCI, perché se riguarda la salute, allora è da Wada. Stanno ignorando i diritti minimi di una persona. Non lo hanno avvisato né chiamato per una dichiarazione. Il regolamento dice che devono ascoltarlo”.

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