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Wimbledon, Berrettini ipnotizzato: Federer e Centre Court mix da capogiro

Matteo Berrettini - foto Ray Giubilo
Matteo Berrettini - foto Ray Giubilo

Roger Federer, il Centre Court di Wimbledon, la seconda settimana in uno Slam. Tre prime volte da brividi, un mix che francamente avrebbe fatto tremare chiunque. Non ha fatto eccezione Matteo Berrettini, apparso piccolo e inerme nonostante i suoi 196 cm e il fisico prestante di un 23enne in rampa di lancio. Troppo e tutto insieme, Matteo ha visto scivolare via il primo set in 17 minuti ma non è riuscito comunque a scrollarsi di dosso una umanissima tensione. “Respira, respira” il verbo pronunciato più spesso tra un quindici e l’altro ma Federer, dall’altro lato della rete, non ha concesso il tempo neppure di far questo: una media di poco più di dieci secondi tra i suoi punti al servizio, ogni palla diversa dalla precedente e braccio del romano intorpidito, oltre che dal nervosismo, da quel velenoso back tra gli ultimi fili d’erba rimasti sul Centre Court.

Per scuotersi ed entrare in partita mentalmente Matteo ha provato a lasciare il campo per una rinfrescata ma l’avvio di terzo set è stato ancor più drammatico con un primo break concesso con una volèe elementare messa in rete e un secondo con una goffa scivolata. Con il punteggio ormai scritto, Berrettini ha provato con genuina simpatia a portare dalla sua parte il pubblico con un paio di vincenti e ha finalmente tentato di divertirsi, vivendo con maggior leggerezza gli ultimi game del suo match.

Una partita che può e deve insegnare più di una qualsiasi vittoria: Matteo e il suo staff hanno spesso dimostrato di saper estrapolare un qualcosa di positivo anche dalle battute d’arresto, bruciando le tappe in un percorso di crescita che ha già portato Berrettini tra i primi 20 al mondo. E quale insegnante migliore di Federer? L’otto volte campione dei Championships ha fatto gli onori di casa senza sconti, dando il benvenuto nel suo giardino preferito con una prestazione fredda e cinica, senza mai concedere al romano di entrare in partita anche per il rispetto manifestato nei suoi confronti nella conferenza della vigilia. E per Matteo, che ha “smesso di tifare per lui quando mi ci sono ritrovato per la prima volta nello stesso tabellone”, magari questo campo avrà meno rebus da risolvere nelle prossime occasioni.

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