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Holger Rune: da soli non si può

Holger Rune
Holger Rune - Foto Ray Giubilo

Becker e Luthi out, Christensen anche. Mouratoglou? Più di sei mesi, a quanto pare, non era possibile. Holger Rune non trova pace e, se chi hai al tuo fianco può renderti speciale, non saper gestire un team può diventare la tua più grande debolezza. Tante rivoluzioni senza una direzione precisa hanno caratterizzato le ultime due stagioni del danese. Ad agosto dello scorso anno numero 4 del mondo, lì dove oggi si trova Jannik Sinner. La sfida a distanza con il talento azzurro e il coetaneo Carlos Alcaraz, plurivincitore Slam, mette lo scandinavo sotto pressione e gli impedisce di lavorare con serenità. Rune sogna il successo immediato e negli scontri diretti quel livello di tennis sa esprimerlo, riuscendo addirittura ad esaltarsi. Per audacia e spregiudicatezza potrebbe interpretare un ruolo alla Djokovic nella triade del futuro. Tuttavia, nell’arco dell’intera stagione, emergono i suoi limiti umani, ancora prima che tennistici. 

“Ho bisogno di avere nel team persone con la mia stessa visione, di cui possa fidarmi per raggiungere i miei obiettivi”. Le parole di circostanza che giustificano la fine delle collaborazioni toccata e fuga con nomi del calibro di Boris Becker e Severin Luthi. Le prospettive iniziali erano ben diverse ed è difficile credere che il problema con il tecnico tedesco – che alle Finals di Torino lo seguiva anche in conferenza stampa – possa essere stato il numero di settimane, soprattutto se qualche mese prima questa scelta aveva portato alla conclusione dello storico rapporto con Lars Christensen. Quest’ultimo, da parte sua, ha puntato su Clara Tauson, che già aveva allenato per un breve periodo nel 2019 prima di dedicarsi a tempo pieno al classe 2003 di Gentofte.

Non è tanto l’allontanamento delle due figure di spicco in sé a destare preoccupazione, quanto il momento scelto per farlo. Il duo uscente paga lo scotto della sconfitta con Cazaux all’Australian Open, senza essersi mai potuto realmente mettere in gioco con un ragazzo dal grande talento ma dal carattere spigoloso, fermo ai tempi dell’arrivo nel circuito maggiore. Il confronto con l’approccio di Sinner è quasi inevitabile: l’enfasi sul valore dell’unità di squadra oltre che sulle singole competenze sottolinea una verità fondamentale. Al fianco di Holger è rimasto solo Kenneth Carlsen, da scoprire se sarà solo un traghettatore o qualcosa di più. Il tempo è della parte di Rune, numero 7 del mondo e in una situazione tennistica tutt’altro che disperata. Tuttavia, per un atleta dalle sue ambizioni, non riuscire a circondarsi delle persone giuste potrebbe costare tempo prezioso, quello che per esempio ha perso Tsitsipas nelle ultime stagioni.

Partendo dalle fondamenta di un buon servizio e di un dritto potenzialmente devastante, il tennis di Rune ha subito un’evoluzione verso uno stile marcatamente offensivo, raffinato nel tempo. Il salto di qualità più notevole, nel passaggio dal circuito junior a quello professionistico, è stato però negli spostamenti: un miglioramento che ha alzato la qualità del suo tennis difensivo, fondamentale per portarlo a rapide transizioni offensive. Queste doti si possono apprezzare soprattutto sulla terra, dove riesce ad essere meno frenetico e accetta più facilmente l’idea di allungare gli scambi. Un altro punto di forza del talento danese è la sua capacità di adattare e rivedere le strategie di gioco in tempi rapidi. Tuttavia, questa flessibilità tattica si scontra a volte con un comportamento impulsivo, che ha mostrato, ad esempio, nella finale di Monaco di Baviera. Questa tendenza a reagire emotivamente non solo gli sottrae energie preziose ma ha anche l’effetto di interrompere la sua concentrazione, risultando in gravi blackout.

Il 2023 non è stato un anno perfetto, ma al netto delle difficoltà Rune ha centrato la qualificazione alle Nitto ATP Finals; obiettivo inizialmente fissato con Becker anche per questa stagione. Il tempo gioca a suo favore, così come il suo talento innato per il tennis, ma per elevarsi serve qualcosa in più. Il prossimo passo è capire che per trasformarsi in quella figura eccezionale che aspira a essere, Rune non potrà contare unicamente su se stesso.

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