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Next Gen Finals Milano 2018, Rublev: “Non mi piace il coaching. Gli avversari potrebbero ascoltare”

Andrey Rublev - Foto Ray Giubilo

Il finalista della scorsa edizione delle ATP Next Gen Finals, Andrey Rublev ha iniziato il suo cammino nell’edizione 2018 della rassegna con il successo in cinque set contro Taylor Fritz. Il russo ha subito parlato di come ha trovato la rassegna a cui partecipa per la seconda volta: Un paio di cose sono diverse dall’anno scorso dal punto di vista regolamentare e anche il campo è differente. Quello di quest’anno è più veloce”. A proposito delle regole introdotte per l’edizione 2018 Rublev si esprime su quella dell’asciugamano: “Per me l’asciugamano non è stato un problema anche se spesso al cambio campo andavo in panchina e poi mi ricordavo di dover tornare indietro e nel terzo set addirittura l’ho dimenticato“. 

Il coaching al cambio campo ritengo non sia reale e sia una cosa fatta per il pubblico prosegue Rublev parlando del regolamento – Dico questo perché in alcuni casi coach e allenatore sono obbligati a parlare inglese cosa che normalmente non farebbero ma sono obbligati a farlo. Parlando di me nello specifico il coach mi dice cose semplici anche perché qualcun’altro può ascoltare e quindi non vogliamo rischiare“. Rublev poi solleva anche dei dubbi sul punteggio a suo parere ingiusto : “Penso il punteggio si un po’ ingiusto perché potresti perdere anche giocando meglio dell’avversario. Quello che intendo dire è che il livello si appiattisce ed un esempio è il match tra Tsitsipas e Munar che è stato combattuto ed è stato risolto da pochi punti nonostante il divario tra i due”. 

 

 

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