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Marta Kostyuk, da Kiev a Melbourne per riscrivere la storia

Marta Kostyuk
Marta Kostyuk - foto Abc.net

Dalle rigide temperature di Kiev al rovente cemento di Melbourne il passo è breve. Agli Australian Open 2018 Marta Kostyuk ha deciso di riscrivere qualsiasi record possibile sulla precocità in campo femminile non accontentandosi di essere la prima classe 2002 ad entrare in un main draw Slam. Assolutamente no. A soli quindici anni (ne compirà sedici il prossimo 28 giugno), dopo aver superato tre turni di qualificazione, ha prima regolato in meno di un’ora la testa di serie numero 25 Peng, poi dato continuità al suo exploit battendo anche la Rogowska in due set diventando la più giovane al terzo turno Slam dal 1997 (Lucic agli Us Open) e dalla Hingis nel 1996 agli Australian Open.

Melbourne si trasforma dunque ancora una volta in culla dei sogni per la giovanissima Marta, un anno fa vincitrice a soli 14 anni del torneo juniores sulla testa di serie numero 1 Masarova, di tre anni più ‘anziana’. Dodici mesi dopo si è ritrovata catapultata tra le grandi e ha deciso di dar prova del suo immenso talento, inanellando cinque successi di fila tra qualificazioni e main draw che le permettono di intascare 113.500 dollari, circa diciassette volte quanto guadagnato fin qui nel corso della sua giovanissima carriera. Un aspetto assolutamente da non sottovalutare per la programmazione di un futuro non troppo lontano che la vedrà sicuramente protagonista. E Marta lo sa bene: “So già che parte di questi soldi li utilizzerò per investimenti importanti – ha detto ai giornalisti dopo il successo sulla Rogowska – il resto per me stessa e per dei regali alla mia famiglia, perché ne ho una molto numerosa”.

Già, proprio dalla sua famiglia è partito l’in-put per la carriera tennistica: papà Oleg era infatti il direttore tecnico dell’Antey Cup, torneo juniores di Kiev, mentre mamma Talina si è affacciata sino alla top-400 rappresentando l’Ucraina negli anni ’90. Proprio il legame con la madre è la chiave del successo di Marta, un rapporto viscerale che ha rischiato anche di crearle qualche problema nel match con la Rogowska, in cui è stata punita con un coaching per dei gesti dal player’s box anche se giura “Non ho visto nulla di ciò che ha fatto, ero incredula”. Prima di assaporare la Margaret Court Arena, è proprio a Kiev che la Kostyuk si è affidata a mamma Talina, iniziando a colpire le prime palle alla tenera età di 5 anni all’Antey Tennis Club. “Lei lavorava tanto come coach, quindi ho pensato che iniziando a giocare a tennis avrei passato sempre più tempo con mia mamma, e questa è stata la mia prima motivazione”.

Talina, quindi, ma non solo: una figura altrettanto importante nel team, secondo quanto raccontato da Marta, è Ivan Ljubicic. L’ex top10 croato – che aveva anche ritwittato il cinguettio celebrativo degli Australian Open dopo le qualificazioni – fa parte del suo staff (“Mi aiuta dopo ogni partita”) e allo stesso tempo costituisce un filo diretto con Roger Federer: “Ci siamo parlati per due volte per davvero, non soltanto un saluto”.

Mentre la Kostyuk si gode giustamente il suo primo terzo turno e il balzo in classifica nella top 250 (attualmente è fuori dalle 500), in Ucraina sale l’attesa per l’incredibile derby di venerdì 19 gennaio con Elina Svitolina, testa di serie numero 4 del tabellone e tra le candidate per la vittoria a Melbourne. Marta e il suo turbo-dritto, però, potrebbero non essere ancora una volta dello stesso avviso.

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