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Circuito Challenger.
Caltanissetta, Italy (150mila$+H, terra): J. Munar (Esp) b. M. Donati (Ita) 6-2 7-6
In Sicilia, nel secondo torneo italiano più importante per montepremi dopo il Foro Italico, riparte la sfida di Matteo Donati al tennis che regala visibilità e porta veri profitti, con una finale ottenuta dopo una settimana intensa e giocata davvero bene, con un pizzico di fortuna che non guasta. Il primo capolavoro Matteo lo ha compiuto nel primo turno dove ha avuto in sorte il fortissimo norvegese Ruud, 19enne ex numero 1 del mondo a livello Junior e attualmente numero 139 ATP. Superato l’ostacolo del tennista di Oslo, il nostro campione piemontese che si allena a Bra con Massimo Puci ha usufruito del ritiro di Zekic prima del match e poi di quello di Giannessi dopo aver comunque vinto il primo set. Arrivato in semifinale Donati ha fatto un altro miracolo battendo in rimonta al terzo set il fenomenale ungherese Balazs, top 200 e con tennis che a sprazzi vale le prime posizioni al mondo, dotato di un diritto e un rovescio con timing pazzesco. In finale poi l’azzurro ha lottato ma perso contro lo spagnolo Munar, 21 anni e un tennis brillante di grande futuro, al best ranking numero 84 ATP e al terzo centro in carriera a livello Challenger.
Detto di Giannessi che si è dovuto ritirare per un problema al braccio sinistro e che uscirà dai primi duecento visto che aveva la finale dello scorso anno in scadenza qui a Caltanissetta, al secondo turno si sono spinti sia Federico Gaio che appare in ripresa sia Salvo Caruso che è sempre più pronto per il grande salto, nonostante la sconfitta con l’austriaco Novak (che ha battuto anche Moroni) in una giornata meno brillante per il campione di Avola. In doppio a segno in finale la coppia azzurra Gaio/Pellegrino.
Nottingham, Great Britain (150mila$+H, erba): [2] A. De Minaur (Aus) b. [SE] D. Evans (Gbr) 7-6 7-5
Vittoria sull’erba per l’australiano diciottenne De Minaur, ora addirittura al best ranking al numero 79 ATP che ha battuto in finale il redivivo Daniel Evans, britannico che ha scontato la sua squalifica per una accusa di assunzione di cocaina ed ora si propone come vera mina vagante nei tabelloni. L’unico azzurro in gara, Thomas Fabbiano è uscito al primo turno per mano dell’esperto spagnolo Granollers.
Lyon, France (75mila$+H, terra): F. Auger-Aliassime (Can) b. [Q] J. Tatlot (Fra) 6-7 7-5 6-2
Parliamo subito della spettacolare cavalcata fino alla semifinale per Bobby Marcora, partito dalle qualificazioni e capace di eliminare la tds5 Halys, l’altro francese in ascesa Bonzi e poi il cileno di mamma italiana Garin (ha anche doppio passaporto ma ha scelto il Cile in Davis) dotato di uno dei diritti più pesanti del circuito. Peccato per la gara persa con Tatlot che avrebbe consentito a Marcora di salire ancora di più nel ranking dove adesso finirà intorno alla posizione 380 ATP. Il titolo è andato al canadese Auger-Aliassime, solo 17 anni e già al terzo titolo Challenger della carriera bissando tra l’altro la vittoria dello scorso anno sempre a Lyon. E’ per questo che in classifica nonostante il successo in Francia perde addirittura 2 posizioni e si attesta al numero 172 ATP.
Almaty, Kazakhstan (50mila$+H, terra): [Q] J. Rodionov (Aut) b. P. Krstin (Srb) 7-5 6-2
Favola a lieto fine quella del giovane austriaco di origine bielorussa Jurij Rodionov, mancino classe ’99, che partendo dalle qualificazioni va a vincere addirittura il suo primo titolo in assoluto e conquista il best ranking al numero 292 ATP dopo aver conquistato più di cento posizioni in una sola settimana!
Circuito Futures.
Hungary F4, Gyula (25mila$, terra): [2] L. Hampel (Aut) b. [6] M. Valkuzs (Hun) 7-6 3-0 rit.
Da seguire il diciannovenne ungherese Valkuzs nonostante la sconfitta in finale.
USA F13, Winston Salem (25mila$, Hard): P. Chrysochos (Cip) b. [Q] M. Redlicki (Usa) 6-2 1-6 6-4
Il cipriota considerato l’erede di Baghdatis in patria, Chrysochos, 22 anni, che studia nelle Università americane oltre a giocare a tennis torna a vincere un Futures dopo 3 anni e conquista il suo quarto titolo, avvicinando la top 500. Anche il suo avversario Redlicki, come molti statunitensi alterna tour professionistico e studi universitari, ed era alla sua seconda finale, persa anche questa come quella in Canada.
USA F14, Buffalo (25mila$, terra): [5] A. Rybakov (Usa) b. [4] D. Baughman 7-6 3-1 Rit.
Il mancino ventunenne Rybakov, ora top 600 ATP, trionfa nel torneo di Buffalo e conquista il suo secondo titolo della carriera, dopo essere stato nel 2015 numero 14 del mondo a livello Junior.
Israel F9, Netanya (15mila$, Hard): [2] E. Leshem (Isr) b. [1] A. Bega (Ita) 6-2 6-1
Buona finale per il milanese Bega, che con queste trasferte intelligenti si continua a mantenere una classifica ATP intorno alla posizione 300, che gli consente di entrare spesso nei tabelloni Challenger.
Italia F14, Bergamo (15mila$, terra): [6] R. Bellotti (Ita) b. N. Razborsek (Slo) 6-4 6-3
Trentesimo successo a livello Futures, ed è record assoluto in solitaria, per il fenomeno azzurro che si allena in Austria. Bellotti risale ancora in classifica ed ora lo attendiamo alla prova dei Challenger. Ancora in evidenza uno Jacopo Berrettini scatenato, che ha raggiunto la semifinale giocando un tennis persino più brillante (sebbene ancora meno continuo) del più famoso fratello Matteo, che si sta destreggiando sull’erba in preparazione di Wimbledon.
Japan F8, Akishima (15mila$, carpet): [5] R. Noguchi (Jap) b. G. Kikuchi (Jap) 6-3 6-4
Secondo titolo per il diciannovenne giapponese in grande spolvero dall’inizio di questa stagione.
Korea F2, Gyeongsan (15mila$, Hard): [2] Y. Chung (Kor) b. [6] J.S. NAM (Kor) 6-4 6-3
Primo titolo in assoluto a livello professionistico per il ventenne coreano Chung.
Spagna F5, Martos (15mila$, Hard): [5] C. Geens (Bel) b. [WC] S. Sarkar (USA) 7-5 7-5
Il redivivo belga Geens che sembrava perso ad altissimi livelli dopo il suo anno horribilis nel 2017 torna a vincere un torneo dopo 3 anni battendo in finale un giovane diciottenne americano di origine indiana Sumit Sarkar, che negli USA si è già messo in evidenza ma qui in Europa era praticamente uno sconosciuto. Bene ha fatto l’organizzazione del torneo spagnolo a concedergli fiducia con una wild card.
Sri Lanka F1, Colombo (15mila$, terra): [2] A. Zhurbin (Rus) b. [5] M. Sureshkumar (Ind) 7-5 6-2
Esordio tra i vincitori di titoli Futures anche il russo Zhurbin, che a 26 anni appare finalmente maturo almeno per competere a livello Challenger. Battuto il diciottenne indiano Sureshkumar, promessa del tennis asiatico.
Tunisia F23, Hammamet (15mila$, terra): [1] F. Ferreira Silva (Por) b. [3] O. Roca Batalla 7-5 6-7 7-5
In grande evidenza Nicolò Turchetti finalmente ai livelli che gli competono che raggiunge la semifinale, giocata bene anche se perduta contro il portoghese Ferreira Silva, tennista di grande prospettiva e vincitore del torneo.
Zimbabwe F3, Harare (15mila$, Hard): [2] T. Garanganga (Zim) b. [1] B. Lock (Zim) 6-1 6-4
E qui c’è una storia particolare, perché nonostante i due si professino amici, Lock bianco e Garanganga nero hanno spesso rappresentato le loro comunità fortemente in contrapposizione. Non dimentichiamoci che da quando Mugabe ha preso il potere, cioè ormai da quaranta anni, l’etnia Shona del nord del paese di cui fa parte proprio Garanganga, ha ripagato con gli interessi i propri nemici (bianchi ed altre etnie nere) delle violenze e delle umiliazioni subite in passato e lo sport è diventato come spesso succede motivo di vanto per l’etnia Shona. I bianchi cacciati dal paese in misura enorme negli ultimi anni, con confische delle terre e privati dei poteri politici e culturali hanno visto nel rugby ma soprattutto nel tennis gli sport in cui riconoscersi come identità culturale con i fratelli Black (Cara, Wayne e Byron) come idoli. Benjamin Lock, sebbene giocatore fuori dalla top 500, è il successore bianco, forse l’ultimo baluardo mentre Garanganga rappresenta l’orgoglio Shona, che per anni non hanno potuto accedere nemmeno alla Prince Edward School che rappresentava il meglio dell’istruzione dell’ex colonia britannica e da cui provengono sia i fratelli Black, sia per un breve periodo il portiere Grobbelaar, forse l’atleta più famoso dello Zimbabwe (che ancora si chiamava Rhodesia) e la nuotatrice olimpionica Kirsty Coventry medagliata ad Atene 2004 e Pechino 2008. Né Garanganga né Lock resteranno nella storia del tennis ma stanno scrivendo pagine importanti per il loro tormentato Paese.