Interviste Esclusive

L’Italia che pattina – La ParadIce Academy di Monsano

Florence Ice Gala
Florence Ice Gala

Quando si parla di pattinaggio sul ghiaccio, vengono subito in mente i nomi dei grandi atleti, dei grandi allenatori e delle grandi strutture che hanno permesso a questo sport di crescere e di conquistarsi la sua fetta di appassionati. In Italia il primo dei limiti con il quale gli amanti di questo sport si devono confrontare quando decidono di seguirlo è la carenza di strutture. Lo Stivale è letteralmente diviso in due e il confine è tracciato dalla Capitale. Al centro-sud parlare di palazzi del ghiaccio equivale ad esprimersi in una lingua straniera, a Roma le lame possono contare su due belle strutture, andando verso nord si inizia a sentire il cuore pulsante che batte tra la Lombardia e il Piemonte. Le alternative che un appassionato del centro sud ha sono due: macinare chilometri (o trasferirsi direttamente) oppure mollare tutto e dedicarsi ad altro. Con un pizzico di coraggio e tanta buona volontà, però, e sfidando i luoghi comuni, si può anche decidere di percorrere la terza strada e inaugurare un palaghiaccio e una scuola in un posto decisamente singolare.

Ha optato per quest’ultima opzione Guido Biagioli, presidente della società sportiva dilettantistica ParadIce Academy, a Monsano, nel cuore delle Marche, nata nel 2016 e che, con tutte le difficoltà di una piccola realtà, non solo sta crescendo, ma sta contribuendo a diffondere la cultura degli sport sul ghiaccio in luoghi in cui il ghiaccio stesso scarseggia.

Nell’anno delle Olimpiadi e dei mondiali di pattinaggio di figura al Forum di Assago, è importante conoscere da vicino queste minuscoli universi che cercano di formare i campioni di domani: l’Italia che pattina ha anche i loro volti. Ad introdurci nel mondo del palaghiaccio di Monsano è proprio Biagioli e la storia della ParadIce Academy inizia nel 2010, dalla passione della figlia Michelle che, a 4 anni, in vacanza a Folgarida, vicino Trento, si ritrova a pattinare su una pista ghiacciata e se ne innamora perdutamente. “Al rientro, assecondando questa inclinazione – racconta Guido Biagioli – l’abbiamo iscritta ad un corso di pattinaggio su rotelle, ma per lei non era la stessa cosa. Allora abbiamo iniziato a mandarla in un palaghiaccio a 100 km di distanza, ma nel 2014 le cose si sono complicate e per due anni, non senza difficoltà, abbiamo girovagato tra Milano, Bologna, Trentino e Veneto per permetterle di allenarsi”.

La svolta nel 2015, grazie ad una piccola pista 15×50 a due passi da Ancona e ad un gruppo sempre più nutrito di persone che chiedono di poter pattinare, e nel 2016 viene fondata la società. “Nel nostro girare per l’Italia abbiamo conosciuto persone fantastiche che ci hanno incoraggiato a creare questa opportunità per molti ragazzi marchigiani, ma a quel punto servivano gli allenatori ed essendo a centinaia di km di distanza dai circuiti che contano è stato un problema non da poco trovarne uno serio e preparato”.

Quali le difficoltà maggiori di una società come la vostra?
“Gli stessi che affliggono molti altri impianti: sono datati, la pista va condivisa con altre società sportive di hockey e velocità, ci sono pochi tecnici. Stiamo parlando di una struttura senza alcun riferimento storico, con iscritti che a stento muovono qualche passo sui pattini e per un istruttore è veramente ardua e, a tratti, demoralizzante”.

Eppure avete deciso di investire. Che risposta state riscontrando sul territorio?
“Negli ultimi 4 anni le piste del ghiaccio mobili sono divenute una popolare attrattiva natalizia, quasi ogni comune ha la sua. Frequentandole, e in molti casi dando il nostro supporto, ci siamo accorti che c’è molta curiosità intorno a questa disciplina e anche il settore dell’artistico a rotelle dalle nostre parti è attratto dal ghiaccio. Per noi era veramente triste rispondere alle innumerevoli richieste di chi voleva pattinare dicendo che, in loco, non c’era alcuna possibilità. Piano piano stiamo conquistando molti marchigiani. Purtroppo siamo aperti solo 5/6 mesi all’anno, da novembre ad aprile, ma stiamo lavorando per fare di più e meglio”.

Attualmente la vostra scuola quanti iscritti conta?
“La scorsa stagione ne abbiamo avuto 30 con 2 sole lezioni. Abbiamo dovuto fermarci poiché avevamo disponibili appena 4 ore settimanali di ghiaccio e una sola maestra base. Nella stagione in corso, invece, abbiamo il supporto di Alice Di Silvio, una eccezionale istruttrice che, con coraggio, ha accettato la sfida di trasferirsi da noi per coltivare i nostri piccoli talenti. C’è molto da lavorare, abbiamo la responsabilità di educare i ragazzi a questa nuova disciplina, difficile e che richiede molti sacrifici, ma ad oggi siamo già in grado di fornire un calendario molto elastico. Ovviamente il 90% parte dal livello base e le fasce di età sono molto ampie, si va da bambine di 5 anni ad adulti di oltre 50. Nonostante ciò abbiamo già 4 atleti con una buona preparazione, pronti per l’agonismo, e due bambine di 10 anni circa in pre-agonismo. E lì un altro problema, perché il passaggio all’agonismo può mettere in difficoltà gli atleti e le loro famiglie, in quanto le gare più vicine si svolgono a Roma e Fanano”.

Come vi organizzate con gli stage e i corsi di perfezionamento?
“Per gli stage estivi ci appoggiamo ad Ice Club Torino, Polisportiva Fanano, Ice Angels Feltre, Artistico Pinè, che sono le società con le quali collaboriamo con maggiori soddisfazioni. Baselga di Pinè, Asiago, Padova e Folgaria sono le strutture più idonee alle nostre esigenze e sempre cordiali. Diamo anche la possibilità di fare lezioni individuali e abbiamo iniziato ad ospitare alcuni professionisti (di recente un istruttore di 4° livello ha partecipato ad un nostro mini-stage dedicato agli atleti dell’artistico a rotelle), ma nel periodo in cui non abbiamo ghiaccio preferiamo spostare gli atleti negli impianti del nord, dove hanno l’occasione di confrontarsi con atleti internazionali”.

I risultati più importanti conseguiti dai vostri atleti?
“A molti, probabilmente, non sembreranno successi importanti, ma aver avviato una società in una regione come la nostra e vedere due atleti arrivare primi in una competizione intersociale a Baselga di Pinè (eravamo gli unici partecipanti più a sud della provincia di Trento) è stata una soddisfazione immensa. Dopo Baselga abbiamo avuto un 5° posto a Padova, un 1° e un 3° posto a Roma. Non solo, ad aprile abbiamo mandato 5 nostri atleti a partecipare al Florence Ice Gala, e lì hanno potuto realizzare il sogno di pattinare con Anna Cappellini e Luca Lanotte, Valentina Marchei e Ondrej Hotarek, Roberta Rodeghiero, Ivan Righini e Daniel Grassl ma anche con i tedeschi Savchenko – Massot, con la russa Adelina Sotnikova ed il grande Plushenko”.

Quali le ambizioni e i progetti di questa società?
“Le ambizioni sono veramente molte. Promuovere il metodo marchigiano in primis, ossia un mix di sport e divertimento, ed eventi importanti. C’è poi il progetto per un vero palaghiaccio di 60×30 da realizzare in un noto comune della costa marchigiana, e crediamo fortemente nell’unione ghiaccio/rotelle per raggiungere un livello competitivo internazionale importante”.

Cosa si sente di dire a chi vorrebbe abbracciare questa disciplina, per sé o per i propri figli, ma si lasciano scoraggiare?
“Vorrei che la storia di mia figlia Michelle fosse di incoraggiamento per tutti. Era solo una bambina che voleva fare lo sport che ama in una regione che non lo consente, e nulla ha fermato il suo sogno. Contrariamente a quanto possa sembrare, nonostante la natura individuale di questo sport, il rapporto fra le atlete è meraviglioso, sembrano tutte appartenere alla stessa squadra, nutrono un grande rispetto reciproco dovuto, probabilmente, ai tanti sacrifici che sono chiamate a fare. È veramente una disciplina meravigliosa e spero che tutti possano trovare il coraggio per iniziare. Alle atlete voglio dire di non aver paura di provare. Cadere è normalissimo, ma grazie al pattinaggio imparerete a rialzarvi da ogni caduta (fisica o morale), senza rimorsi o paure. Ai genitori, invece, chiedo il coraggio di rischiare: non temete i chilometri, le nuove esperienze vi renderanno liberi. Non sempre i sacrifici saranno ripagati dai risultati, ma vedere i propri figli dedicarsi con passione ad uno sport serio e, nel contempo, spensierato, vi darà delle gratificazioni inimmaginabili”.

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