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Ci è voluto un po’ di tempo per orientarsi, in questo lunedì post-Sei Nazioni 2017. E non sarebbe potuta andare diversamente, dopo una sconfitta così sonora che ancora rimbomba nelle orecchie. Italia-Irlanda ha lasciato sul terreno più feriti che prigionieri e ha spinto in avanti i primi fucilieri del progetto di O’Shea. Meno male che qualche segnale di speranza è comunque arrivato in questo week-end del rugby e non si è trattato soltanto della gioia spensierata e allegra di un esercito di tifosi irlandesi che ha conquistato Roma a suon di cori e balli tipici, sprigionando tutta la magia del terzo tempo.
Si può imparare solo dalle sconfitte? – Più nera di una pinta di Guinness. La serata degli azzurri aveva più o meno questa tinta, dopo il pesantissimo 10-63 subito da un’Irlanda in formato All Blacks. Il passo falso dei verdi contro la Scozia aveva fatto pensare a una partita diversa, a un’Italia che avrebbe potuto avere qualche chance se avesse giocato la partita perfetta. Invece, il XV messo in campo da Conor O’Shea è apparso appannato sin dalle prime battute. L’Irlanda – è vero – ha girato a mille per tutti gli ottanta minuti, grazie ai suoi titolari, ma anche alle sue riserve (la palma di migliore in campo era già andata a CJ Stander quando il subentrato Craig Gilroy ha messo a segno la sua “tripletta” personale). L’Italia, invece, si è limitata a una difesa a tratti anche piuttosto svagata, con troppe falle non tappate al centro. Alla fine, il coach – come già fatto contro la Nuova Zelanda – ha detto che la crescita passa anche da giornate come questa e il capitano si è persino alterato, invitando a non piangersi addosso e ad “alzare sta c***o di testa” (sic). La sensazione è, però, che l’Italia stia prendendo troppe lezioni dalle sconfitte, quando invece, per creare una mentalità vincente, dovrebbe iniziare a togliersi qualche soddisfazione. Altrimenti, a dispetto del grido di Parisse, la testa resterà sempre bassa contro qualsiasi avversario di spessore.
Misurare la temperatura al movimento – Il bilancio delle tre partite del Sei Nazioni che hanno visto coinvolte una nazionale azzurra si è conclusa con tre sconfitte, due severissime e una di misura. Oltre al 10-63 del XV di O’Shea, L’Aquila ha salutato con rammarico anche il 3-27 delle ragazze, una partita in cui l’Italia ha giocato praticamente solo un tempo, lasciando il resto alle avversarie. Ma in questo week-end di Sei Nazioni c’è stata anche la nota quasi positiva della nostra Under 20. Gli azzurrini sono stati sconfitti di misura dai pari età irlandesi. Un 26-27 che sa di beffa, perché maturato anche in virtù di un calcio non trasformato dallo sfortunato Rizzi, fermato dal palo. Quasi tutti i nostri under giocano in Eccellenza e, nonostante il tasso tecnico più basso del campionato rispetto a quello delle altre nazionali avversarie, hanno dimostrato di possedere una vera e propria fame di risultato. Come a dire: a volte, è la grinta a fare la differenza.
Fischi – Stanno diventando una costante all’Olimpico. Nella partita d’esordio contro il Galles furono riservati al presidente della Repubblica Sergio Mattarella provenienti, tuttavia, da settori circoscritti dello stadio. Sabato, in verità, qualcuno è stato riservato anche alla nazionale di O’Shea, al termine del match, nonostante l’invito dello speaker ad applaudire i propri giocatori. Non si può affermare che sia finito l’idillio tra i tifosi e la loro nazionale. Ma alcuni segnali devono mettere la pulce nell’orecchio agli addetti ai lavori. L’altra volta avevamo segnalato i troppi spazi vuoti sugli spalti. Oggi, oltre alla comprensibile delusione di chi ha percorso l’Italia intera per assistere alla partita contro l’Irlanda, mettiamo a referto anche qualche episodio di impazienza e nervosismo al momento dei piazzati dei giocatori in maglia verde. Nel rugby non si fischia l’avversario: speriamo che questa nobile tradizione non venga intaccata da quella mania tutta italiana di fare del tifo una ragione di Stato.
Cosa aspettarci dalle prossime partite? – Nel secondo week-end del Sei Nazioni abbiamo osservato nell’ordine: un’Inghilterra che continua a essere in stato di grazia e che ha battuto un Galles che l’ha fatta comunque sudare; una Francia che è tornata al successo e una Scozia che non si risparmia neanche per mezzo secondo durante il match. L’Irlanda, sconfitta a sorpresa nell’esordio al Murrayfield, ha voluto subito rifarsi sotto conquistando il punto bonus per mete segnate (lo ha colto immediatamente, dopo nemmeno un tempo di gioco contro l’Italia). Praticamente impossibile per gli azzurri pensare di interrompere la striscia di vittorie consecutive dell’Inghilterra (salita a 16), anche se una sconfitta di misura e di lotta sarebbe da interpretare come una reazione d’orgoglio. Ma, allo stesso modo, con i prossimi avversari (Scozia e Francia) in queste condizioni di forma, una vittoria italiana in questo Sei Nazioni diventa difficile. E un nuovo whitewash dopo quello del 2016 è un incubo che non ci meritiamo.
Conquistatori celtici – L’immagine (di speranza) che vogliamo consegnare agli appassionati di rugby è quella dell’autobus 301 di Roma pacificamente invaso da tifosi irlandesi (GUARDA QUI IL VIDEO) brilli già da un po’. Intorno alle 20, in zona stadio, una decina di folletti verdi – così rossi e lentigginosi da sembrare vagamente imparentati con la famiglia Weasley – ha deciso di trasformare il bus in un vero e proprio palcoscenico, dando prova di un ottimo spirito di intrattenimento. Tutti i passeggeri, di ogni età, provenienza ed estrazione sociale hanno apprezzato lo spettacolo, lasciandosi coinvolgere in un ritmato balletto celtico. Persino l’autista si è arreso e ha buttato via l’auricolare. Sarà stata solo un’impressione, ma – quando ha aperto le porte per farli scendere – è sembrato addirittura gentile.