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“Wolfsburg-Real è stata una lezione per tutti. Il calcio è imprevedibile ed è chiaro che nessuno vince per la maglia che indossa …“. L’exploit dei “Lupi di Germania” contro il Real Madrid ha esaltato anche Pep Guardiola: “Per gli uomini di Zidane non sarà facile ribaltare il risultato al Bernabeu come non sarà facile per il Barcellona o per noi a Lisbona – ha spiegato il tecnico del Bayern – Tutti gli avversari sono bravi ed è anche per questo che il calcio è così meraviglioso“.
Altro che vittime sacrificali, il Wolfsburg, l’Atletico Madrid e il Benfica confermano che in Champions non ci sono cenerentole e non esiste partita dal pronostico scontato. Dalla doppia finale raggiunta dal Valencia di Cuper nei primi anni Duemila al Leverkusen sconfitto dal Real nella finale di Glasgow, dal Porto di Mourinho che in finale spazzò via il Monaco di Deschamps fino all’Atletico di Simeone arrivato due anni fa a pochi secondi dalla gloria in un derby al cardiopalma contro i blancos di Ancelotti, la storia della coppa regina racconta di outsider che fanno, o sfiorano, l’impresa.
“Il Wolfsburg ha la possibilità di fare tutto ciò che nessuno riteneva possibile“, ha spiegato il tecnico dei tedeschi Hecking dopo il due a zero alla “Casa Blanca”. Per la prima volta ai quarti di Champions, la squadra della città-fabbrica della Volkswagen, che l’anno scorso è arrivata seconda in Bundesliga e ha vinto la Coppa di Germania, ha eliminato il Manchester United nella fase ai gironi e ora ha un appuntamento con la storia.
Venduto il gioiello De Bruyne in estate al City per 74 milioni, i Lupi possono contare sul talento di Draxler, concupito a lungo dalla Juve, e sull’applicazione dell’ex Chelsea, Schurrle. Davanti al portiere della nazionale svizzera Benaglio, la coppia di centrali, Dante-Naldo, appare tutt’altro che imperforabile. E allora il segreto della squadra dov’è? Nell’organizzazione. Henrique, Arnold e l’esterno mancino Ricardo Rodriguez, che il padre spinge verso la Casa Blanca, contribuiscono a rendere solida e “sfacciata” la squadra di Hecking che può contare anche sull’oriundo Caligiuri, l’esterno di centrocampo di origini calabresi, che rappresenta un simbolo per i tanti italiani che vivono e lavorano a Wolfsburg.
A Madrid già pensano alla partita di ritorno. Sergio Ramos chiama a raccolta i tifosi, il mondo madridista evoca la mitologica “remontada” (rimontare due gol al Real in casa non riesce dalla semifinale Uefa del 1985 contro l’Inter) e Zidane prepara un massiccio turnover contro l’Eibar: “Martedì ci giochiamo la stagione“. Lui si gioca la panchina. Florentino Perez continua a pensare a Mourinho e a Mancini. Al Bernabeu sarà una notte Galattica o un’altra notte da Lupi di Germania? Nessuno l’avrebbe mai pensato al momento dei sorteggi ma il Wolfsburg può fermare la corsa del Real verso la sua sesta semifinale consecutiva nella coppa regina. Il Wolfsburg, già. Chi l’avrebbe mai detto? È l’imprevedibilità del calcio. E della Champions League.