Ciclismo

Tour de France 2016, le pagelle: Froome perfetto, Aru rimandato

Chris Froome - Foto di Ciclismo Italia CC BY 2.0

Prometteva fuochi d’artificio il Tour de France 2016, ma le aspettative sono state deluse. Chris Froome ha vinto in scioltezza la sua terza Grande Boucle, dimostrando ancora una volta di essere il più forte, ma nessun rivale è stato veramente in grado di impensierire il “kenyano bianco” e la sua invincibile Armata. Ecco i promossi e bocciati nelle pagelle di Sportface.it.

Chris Froome 10 
La prima volta non si scorda mai, eppure quest’anno il fuoriclasse nato a Nairobi aggiunge persino un tocco di imprevedibilità. Conquista la maglia gialla con un attacco in discesa a Bagneres-de-Luchon, si ripete in pianura e poi dà la mazzata definitiva nelle due prove a cronometro. In salita ce lo ricordiamo a spasso per il Mont Ventoux e in sella alla bici del compagno Geraint Thomas (dopo la caduta in discesa) verso l’arrivo di Saint-Gervais. Ergo, non ha bisogno di forzare vista la pochezza generale. La sua formidabile squadra (Team Sky voto 10) fa il resto: mai un segno di cedimento. Chris e i suoi scudieri sono stati una cosa sola.

Peter Sagan 9.5
Se non ci fosse stato “Peter Pan” ad allietare i nostri pomeriggi, le tre settimane di corsa sarebbero ricordate come le più soporifere di sempre. Dopo il ritiro di Contador, la Tinkoff si affida in larga parte alla fantasia del campione del mondo, che torna a casa con tre vittorie di tappa, la quinta maglia verde consecutiva e centinaia di chilometri in fuga, spesso al lavoro per i compagni Majka e Kreuziger. Uno spettacolo quotidiano, alla partenza, in corsa e al traguardo, dove l’impennata, non ce ne voglia Valentino Rossi, è ormai un marchio di fabbrica della casa.

Mark Cavendish 8.5
Una vittoria negli ultimi tre anni, poi all’improvviso torna Cannonball. Con quattro successi di tappa il velocista dell’Isola di Man sale a quota 30 alla Grande Boucle, sorpassa Bernard Hinault ed è ora secondo nella classifica all-time alle spalle di Eddy Merckx. Un Tour sopra le aspettative, impreziosito dalla prima maglia gialla della carriera. Mezzo punto in meno per essersi ritirato prima della 17ª tappa, ma anche l’Olimpiade ha il suo fascino.

Romain Bardet 8
La Francia non può ancora festeggiare un proprio pupillo sul gradino più alto del podio, ma intanto si gode il talentino dell’Ag2r, secondo a 4’05’’ da Froome e vincitore, con un numero d’alta scuola, sul Monte Bianco. È uno dei pochi a provarci, anche se in certi frangenti potrebbe sfruttare la squadra per dare manforte all’Astana in testa al gruppo. È ancora giovane (classe ’90) e può solo che migliorare tatticamente.

Adam Yates 7.5
In un Tour dominato dal ciclismo britannico, non può che essere britannica anche la sorpresa. Il ragazzo della Orica-BikeExchange si piazza in quarta posizione, a soli 20 secondi dal podio, e fa sua la maglia bianca di miglior giovane. Se mantiene questa grinta e determinazione, sarà tra i protagonisti negli anni avvenire.

Alejandro Valverde 7.5
Trentasei anni e non sentirli. Se diamo un’occhiata alla top ten dell’ultimo Giro d’Italia, vediamo che la maggior parte dei corridori sono ancora in vacanza o ad allenarsi. Chi è presente al Tour (vedi Nibali e Majka) non ci pensa nemmeno a fare classifica. Lui non solo chiude al 6° posto, ma trova anche il tempo per aiutare Nairo Quintana. Chapeau.

Tom Dumoulin 7.5
Non solo cronometro per la “Farfalla di Maastricht”, che vola leggiadra anche sulle salite dei Pirenei: vince ad Andorra-Arcalis (9ª frazione), si ripete nei 37 chilometri contro il tempo a La Caverne du Pont-d’Arc. Nella cronoscalata di Megeve è scalzato soltanto da un Froome in cerca di rivincita. Peccato per l’improvviso ritiro: una banale caduta rischia di metterlo fuori dai giochi per l’Olimpiade di Rio, privandolo di una medaglia d’oro a crono pressoché certa.

Jarlinson Pantano 7
Suscita maggior entusiasmo lui tra i tifosi colombiani rispetto al più famoso connazionale Quintana. Corridore dal cognome inevitabilmente evocativo, a 27 anni sembra finalmente aver compiuto un deciso salto di qualità. Sempre all’attacco nelle frazioni di montagna, dà spettacolo soprattutto in discesa. Corona la sua vocazione offensiva con una meritata vittoria di tappa in quel di Culoz.

Joaquim “Purito” Rodriguez 6.5
Nel primo giorno di riposo, nella sua Andorra, annuncia: “A fine anno smetterò di correre”. Il campione spagnolo vuole fortemente dire “addio” alla Grande Boucle in maniera dignitosa e il 7° posto finale ben si confà alla sua splendida carriera.

Rafal Majka 6.5
Liberato dal ritiro anticipato di Alberto Contador, il coriaceo scalatore polacco si mette in testa di portare a casa la maglia a pois, lasciando a Kreuziger la classifica generale: obiettivo raggiunto con una giornata d’anticipo. Gli manca solo il successo di tappa.

Nairo Quintana 6
Un Tour de France corso a ruota degli avversari, zoppicando senza mai cedere di schianto, consente allo scricciolo colombiano di salire per la terza volta in carriera sul podio di Parigi. A sentire le dichiarazioni del leader della Movistar il bicchiere risulta mezzo pieno, ma noi pensiamo sia in realtà mezzo vuoto. Che il miglior scalatore del mondo non riesca a regalarci nemmeno un acuto in un percorso che sembrava disegnato a sua immagine e somiglianza, ci lascia perplessi. Doveva essere l’anno buono, invece siamo ancora qui a farci la stessa domanda di sempre: “Nairo c’è o ci fa?”. Per il momento continua a pagare un deficit di personalità nei confronti di Froome. Più avanti chissà.

Richie Porte 5.5
Va forte a cronometro, in salita ha dimostrato di essere l’unico in grado di reggere il ritmo di Froome. Con una condizione così scintillante com’è possibile non sia sul podio? È il suo miglior risultato in un Grande Giro, ma l’impressione è che potesse fare di più. Della serie, “se non ora, quando?”.

Fabio Aru 5.5
Mezzo voto in più sulla fiducia, considerando che sino alla tappa di Morzine l’esordio del “Cavaliere dei 4 Mori” al Tour era quantomeno soddisfacente. Il crollo sull’ascesa finale, un incidente di percorso per certi versi inspiegabile, lo fa uscire dalla top ten. Il campioncino sardo era scuro in volto come non mai, ma, ne siamo certi, saprà risollevarsi. Male nella cronometro alla Caverne du Pont-d’Arc, volenteroso, seppur poco incisivo, nei tentativi d’attacco nell’ultima settimana. Avremmo voluto vedere anche altri corridori con questa grinta.

André Greipel, Marcel Kittel e Alexander Kristoff 5
Voto collettivo per i principali rivali di Mark Cavendish, surclassati dal velocista britannico. Ci si aspettava un monopolio tedesco, invece i due colossi teutonici tornano a casa con una vittoria a testa. Un bottino piuttosto deludente. Addirittura a secco il norvegese della Katusha. Hanno il merito di onorare fino in fondo la Grande Boucle.

Tejay Van Garderen 4.5
Potrebbe aiutare Richie Porte fin da subito, ma preferisce credere alla favola della classifica generale. Quando si scioglie come neve al sole, non ha nemmeno più le forze per dare una mano al compagno di squadra. Il 29° posto finale a 1 ora e 12 minuti da Froome dice più di mille parole.

Thibaut Pinot 4
Il podio del 2014 è un miraggio. Il talento transalpino è il primo a uscire di classifica. Saluta dopo sole 12 tappe, ufficialmente per una bronchite. Bocciato all’esame di maturità.

Vincenzo Nibali s.v.
No, non ci piace per niente vedere lo “Squalo” fare il gregario o andare in fuga a caccia di tappe. Non è la sua indole. Non più oramai. Il suo posto è accanto agli altri uomini di classifica. Peccato per la discesa di Morzine, ma è prevalso il pensiero all’Olimpiade, a cui Vincenzo tiene molto. La speranza è che almeno queste tre settimane restituiscano al ct azzurro Cassani un Nibali al top in vista di Rio.

Alberto Contador s.v.
Il Tour de France pare ormai stregato per il “Pistolero”, che pronti via cade e inaugura un’escalation negativa, che si conclude, dopo soli nove giorni, nel peggiore dei modi, con un mesto ritiro. Mesi di duro lavoro vanno in fumo per una piccola disattenzione. Un peccato non averlo visto competitivo sulle montagne.

 

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