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La Lazio vola e conquista una vittoria fondamentale, un 3-1 ai danni della Fiorentina nel posticipo dello stadio Olimpico, che serve a salire a quota 33 punti e al terzo posto a pari punti con il Napoli. Il gol di un Keita ispirato basta a sbloccare la partita, il raddoppio di Biglia sembra chiudere i giochi. Nella ripresa, però, è l’ex Zarate a dare speranza ai viola ma, proprio al fotofinish, Radu mette la parola fine sulla sfida. Cade ancora la squadra di Sousa, alla seconda sconfitta dopo quella patita con il Genoa. La Lazio, invece, scavalca il Milan ed è a meno uno dal secondo posto occupato dalla Roma.
LAZIO (3-5-2)
Marchetti 7
Un paio di buone parate nel primo tempo, poi si rivela assolutamente decisivo: impeccabile, respinge il calcio di rigore di Illicic e salva la porta biancoceleste. Nulla può, invece, sul gol di Zarate.
Bastos 6.5
Torna titolare dopo un’assenza che durava dal 21 settembre, il lungo infortunio è alle spalle e l’angolano ricorda le qualità che avevano ben impressionato a inizio campionato. Coriaceo, attento, fisico. Insieme a de Vrij, un ottimo muro davanti Marchetti.
de Vrij 6.5
Si dimostra sempre impeccabile, uno dei migliori difensori in circolazione. Puntuale negli anticipi, furbo nel disinnescare gli attaccanti viola, elegante nel far ripartire l’azione direttamente dalla propria retroguardia.
Radu 6.5
Per lo più ordinato, da centrale sta dando il meglio di sé. Un paio di buone chiusure nella prima frazione, qualche sbavatura alla quale pone sempre rimedio. Al fotofinish sigla il tris biancoceleste che chiude la gara, proprio nel momento di massima sofferenza per la squadra, fa tirare un sospiro di sollievo.
Felipe Anderson 5.5
Di giocare a tutta fascia, da esterno di un centrocampo a cinque, non è affatto contento. E’ un ruolo che lo penalizza, gli tocca correre troppo e pensare pure a coprire. Poca lucidità lo porta a qualche errore, non entra mai in partita. Esce stanchissimo e con la faccia appesa a un quarto d’ora dalla fine. (Dal 77′ Wallace s.v.)
Cataldi 6
Inzaghi gli dà una chance da titolare, dopo tanta panchina, vista la squalifica di Parolo. Il centrocampista risponde presente, gioca con tranquillità e sfrutta gli inserimenti chiesti a una mezzala. Non si distingue, ma contribuisce a dare quantità e qualità alla mediana laziale. (Dall’84’ Murgia s.v.)
Biglia 6
L’argentino dà, l’argentino toglie. Parte molto bene, tanto da siglare il calcio di rigore per il raddoppio della Lazio. Poi cala alla distanza e commette errori che non gli competono. Procura il penalty per la Fiorentina, con un fallo su Cristoforo, poi non spazza la palla in occasione della rete viola.
Milinkovic-Savic 7
E’ sbocciato come un fiore in primavera, il serbo è un uragano e una pedina imprescindibile nel centrocampo biancoceleste. Intercetta ogni pallone avversario, si inserisce tra le linee e accompagna sempre l’azione offensiva. Come in occasione del gol di Keita, dai suoi piedi parte l’assist vincente, oppure sul vantaggio della Lazio: è lui a procurarsi il calcio di rigore.
Lulic 5.5
Si muove da esterno sinistro a centrocampo, ma non combina nulla di buono. Né in fase offensiva, dopo non si vede mai e, quando lo fa, sbaglia spesso nell’ultimo passaggio. Né in fase difensiva, dove tergiversa con il pallone in zone pericolose del campo. Sul gol viola non si cura di scalare, lasciando una prateria a Tello.
Immobile 6
La cosa migliore della partita, e la sola che gli vale la sufficienza, è l’assist a Radu per il tris biancoceleste. Per tutti i novanta minuti, l’attaccante mostra la stanchezza del periodo. E’ fuori forma, cicca qualche tiro e azione di troppo, ma soprattutto non va in gol da sei partite.
Keita 7
Quando è la sua partita, non ce n’è per nessuno. Ubriacante nei dribbling, il senegalese regala sempre lo spunto giusto ed è il migliore tra i suoi. Duetta con Immobile, muovendosi da seconda punta, e ha il grande merito di sbloccare la gara con un bel gol dopo un’azione corale. Devastante. (Dal 68′ Kishna 6: redivivo, si rivede in campo dopo una prolungata assenza per scelta tecnica. Gioca buoni venti minuti, va anche alla conclusione).
All. Inzaghi 6
E’ un fenomeno a motivare i biancocelesti sull’importanza di queste ultime due partite dell’anno. I tre punti con la Fiorentina sono fondamentali, anche se conquistati con fatica nella ripresa. Limitare Felipe Anderson a fare l’esterno a tutta fascia è un errore, deve fare a meno di Parolo squalificato. Il cambio di Keita lascia qualche dubbio (tra i migliori), quello del brasiliano qualche mugugno.
FIORENTINA (4-2-3-1)
Tatarusanu 6
Poco può sui gol della Lazio, ma è bravissimo a respingere con il piede il colpo di testa, a botta sicura, di Bastos nel primo tempo. Nel finale viene trafitto anche dal connazionale Radu, la palla si infila sotto la sua gamba sinistra, ma anche qui difficile imputargli delle colpe.
Tomovic 5
Rimedia l’ammonizione per un fallo su Keita, poi stende Milinkovic-Savic procurando il calcio di rigore che permette alla Lazio di raddoppiare. Lascia il campo dopo un calcio in faccia rimediato da Immobile. (Dal 46′ Cristoforo 6: appena entrato, si procura il penalty poi fallito da Illicic).
De Maio 6
Seconda presenza stagionale per l’ex Genoa, l’assenza di Gonzalo Rodriguez gli permette di ritrovare il campo. Dimostra ancora una volta di essere un difensore affidabile. Qualche sbavatura nel primo tempo, ma prova sufficiente.
Astori 5.5
Con la Lazio non può essere una partita normale, il posto ora occupato da de Vrij sarebbe stato il suo, se solo non avesse scelto la Roma. Nel primo tempo gli avanti laziali lo mettono in difficoltà, nella ripresa, complice anche la pressione che la Fiorentina esercita, si fa notare in avanti senza trovare gloria.
Olivera 5
Spinge molto in fase offensiva, va in difficoltà quando Felipe Anderson lo punta: il derby sudamericano lo vince il giocatore della Lazio. Troppo impreciso, i suoi cross potrebbero essere sicuramente più pericolosi.
Sanchez 5.5
Un primo tempo non certo da ricordare, troppo stretto nella morsa dei centrocampisti biancocelesti. Nella ripresa prende il posto di Tomovic, arretra il raggio d’azione e migliora sensibilmente la sua prestazione, dimostrando anche una buona duttilità. A dieci minuti dalla fine prova a beffare tutti con un colpo di mano che gonfia la rete, ma Irrati è bravo a non cadere nel tranello.
Vecino 5.5
Prova a dare ordine e sostanza al centrocampo viola, ma Cataldi e Biglia ne limitano in maniera determinante il rendimento. Prova di sostanza, ma non basta.
Tello 5.5
Dovrebbe essere l’uomo in grado di bruciare con le sue accelerazioni la difesa laziale, ma non riesce mai a cambiare passo. Sousa lo sprona per tutto il primo tempo, con scarsissimi risultati. Sanguinosa la palla persa al limite dell’area che causa il rigore. Si riscatta parzialmente nel secondo tempo, il gol di Zarate è interamente merito suo. (Dall’80’ Chiesa s.v.)
Ilicic 4.5
Troppo lontano dalla porta nella prima frazione, si fa notare solo per due colpi di tacco che non sortiscono effetti. Nella ripresa ha sulla coscienza il rigore fallito, il secondo in campionato: avrebbe potuto riaprire il match, dà la mazzata decisiva a una Fiorentina già in difficoltà. (Dal 59′ Zarate 6.5: gli bastano pochi minuti per cambiare il volto della partita, il gol che accorcia le distanze e ridà vita alla Viola è suo. Ha il dente avvelenato e si vede, un errore non gettarlo nella mischia da subito).
Bernardeschi 6.5
Sicuramente il migliore della squadra viola, lotta da solo contro tutta la difesa laziale. Avrebbe anche l’occasione buona nel primo tempo, ma il suo colpo di testa è troppo centrale per far paura a un Marchetti in serata di grazia. Nella ripresa ci prova ancora un paio di volte, trovando sulla sua strada il portiere biancoceleste a dirgli di no.
Kalinic 5
Il croato è poco servito, ma non fa nulla per mettersi in mostra. Stretto tra la morsa dei difensori biancocelesti, nella ripresa cerca di venire fuori dall’area di rigore per trovare palloni giocabili, senza successo.
All. Sousa 5.5
Le assenze di Borja Valero, Gonzalo Rodriguez e Badelj pesano, inutile nasconderlo. Una follia, però, rinunciare a un Zarate così in forma: la legge dell’ex è sempre valida, la partita dell’Olimpico lo conferma.