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Maurizio Sarri è il nuovo allenatore della Juventus. E adesso è ufficiale: si fermano come d’incanto le voci insistenti su un inesistente approdo di Pep Guardiola, si apre (se tutto andrà per il verso giusto) il triennio di Sarri in bianconero. Agnelli, Nedved e Paratici decidono così di invertire una rotta, decisamente sicura, che aveva portato a scudetti in serie, ma mai alla vittoria della Champions League: lo fanno con chi fino a un mese fa non aveva vinto nulla in carriera, ma che ora torna in Italia da figliol prodigo e con una coppa europea, l’Europa League, nel palmares.
DALL’ALTRA PARTE – Proprio l’uomo che per tre anni si era affermato come la forza avversa allo strapotere della Juventus, guidando sul campo e fuori il Napoli a un passo dal sogno scudetto, Maurizio Sarri, il rivoluzionario, adesso passa dall’altra parte della barricata, chiamato ancora una volta a un progetto triennale che ha come obiettivo principale quello di riportare la Champions League dalle parti di Torino. Una scelta forte da parte della Juventus, altrettanto però si può dire per il tecnico napoletano di nascita ma toscano d’adozione, che dopo aver perso per un soffio la possibilità di mandare in estasi un’intera città e una buona metà del Bel Paese, decide di accettare la sfida opposta, guidando la sua personalissima rivoluzione a base di calcio champagne direttamente dal centro di potere che la Juventus rappresenta appieno in Italia, con la missione di far sì che anche l’Europa che conta possa parlare bianconero.
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