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Altro che problemi: Dybala all’Inter sarebbe al posto giusto e al momento giusto

Paulo Dybala
Paulo Dybala - Foto Antonio Fraioli

Paulo Dybala non sa ancora dove giocherà l’anno prossimo. O almeno non lo si sa in maniera ufficiale. L’ex numero dieci della Juventus non ha ancora firmato per nessuna squadra, nonostante sia libero di firmare con chiunque. Nelle gerarchie personali dell’argentino c’è l’Inter, poi tutto il resto. Forte di un patto con l’amministratore delegato nerazzurro Giuseppe Marotta, ma l’Inter non hapotuto affondare il colpo per l’incredibile vicenda Lukaku che aveva priorità su tutto, anche per le tempistiche legate al decreto crescita. E adesso Inzaghi si ritrova in rosa lo stesso Lukaku, Lautaro Martinez, Correa, Dzeko, Sanchez e Pinamonti. Sei attaccanti. Con Dybala sarebbero sette, troppi. E quindi bisogna fare spazio: gli indiziati sono Sanchez, che però continua a rifiutare tutte le destinazioni, e Pinamonti che fa gola a molte società e si è scatenata una vera e propria asta con Monza, Atalanta in prima fila ma occhio al possibile rilancio del Sassuolo in caso Scamacca dovesse andare al Psg.

“Vola nell’aria” per usare una simpatica battuta di Marotta, ospite degli ‘Autogol’, quando probabilmente gli è stata fatta vedere la carta dello stesso Dybala. L’argentino è nell’aria e potrebbe atterrare a Milano anche molto presto, probabilmente è un dentro o fuori dei prossimi giorni. In ogni caso, parlando di campo e non di mercato, l’ex numero dieci della Juventus dove potrebbe trovare spazio nello scacchiere di Simone Inzaghi? Innanzitutto l’Inter dovrà giocare da metà agosto a metà novembre ben venti partite (quattordici di campionato e sei decisive di Champions League), un tour de force mica da ridere. Per poi riprendere da gennaio a giugno e giocarsi tutte le competizioni a disposizione, compresa la Supercoppa in Arabia Saudita. Poter ruotare gli attaccanti, anche a partita in corso, sarebbe un’arma devastante: immaginate una partita bloccata dove dalla panchina si può alzare Lautaro Martinez o Dybala, piuttosto che Dzeko.

Anche perché l’Inter lo ha pagato sulla propria pelle l’anno scorso: tra gennaio e marzo ha dovuto giocare partite difficili, con un dispendio fisico e mentale non da poco, che hanno pregiudicato la vittoria dello scudetto. Sette punti in sette partite, infortuni e un calo di rendimento da parte di tutta la squadra. E neanche il modulo può essere un ostacolo: Dybala nel 3-5-2 può fare tranquillamente la seconda punta, ma Inzaghi è già pronto ad apportare anche qualche modifica tattica perché in certe partite si può giocare con il trequartista, 3-4-1-2, e lasciare Dybala di svariare per il campo. Quello che per molti viene etichettato un problema gestionale, come se cominciare una partita in panchina nell’anno 2022 possa essere un dramma, invece è solamente un’arma in più. Soprattutto se si continua a fare paragoni con il calcio inglese: i campioni lì, pagati e strapagati, stanno anche in panchina poi entrano e determinano. E l’Inter lo sa bene visto che nella sfida contro il Liverpool ad un certo punto sono entrati Luis Diaz, Firmino e Keita con Manè e Salah in campo. E tutti ad esaltare la grandissima rosa del Liverpool, che infatti ha fatto finale in qualsiasi competizione e ha perso la Premier League per un solo punto contro un Manchester City pazzesco, altra squadra con riserve di lusso. In Italia invece c’è la tendenza a creare problemi dove non ce ne sono: Paulo Dybala all’Inter, altro che ostacoli. Sarebbe un matrimonio perfetto, anche se per ora manca la cosa più importante: la firma.

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