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In esclusiva per la Gazzetta dello Sport, Paolo Maldini ha voluto fare chiarezza sulle “voci di mercato” che lo vorrebbero di nuovo al Milan, non più coi tacchetti ai piedi ma dietro una scrivania, in veste di direttore tecnico. “Già, direttore tecnico. Ma cosa vuol dire? Mi hanno parlato di una struttura trilaterale, con Fassone amministratore delegato, Mirabelli direttore sportivo e io direttore tecnico. Ma vorrei sapere in concreto cosa farò. Chi prevale se c’è una differenza di vedute? Non posso avere un ruolo a metà con un’altra persona”. Maldini ammette di aver incontrato spesso Marco Fassone, recentemente nominato amministratore delegato e direttore generale del Milan – “Ci siamo visti quattro volte in un mese” – e di aver insistito su due aspetti in particolare – “Ci sono due ostacoli evidenti: mancanza di una responsabilità diretta nell’area tecnica e scarsa chiarezza sul ruolo”.
“Sono pronto a metterci la faccia, il tempo, il lavoro – prosegue lo storico capitano rossonero – ma devo sapere bene come stanno le cose. Mi è stato detto che l’obiettivo è riportare il Milan tra le prime cinque squadre del mondo. Questo significa lavorare 24 ore al giorno per tanto tempo. Sono disposto a farlo, ma voglio sapere tutto dalla proprietà”.
Proprio il confronto diretto con la proprietà sembra essere condizione imprescindibile per il buon esito della trattativa – “Devono essere loro a dirmi cosa vogliono” – mentre sarebbero prive di fondamento altre questioni rimbalzate sui giornali negli ultimi giorni – “Falso che io voglia scavalcare Fassone. Falso che si tratti di una questione economica. Come faccio a quantificare se non so quale sarà il mio ruolo effettivo?”.
“Posso sembrare un uomo complicato, ma sono il mio carattere e il mio approccio allo sport e alla vita che mi hanno fatto diventare ciò che sono e che sono stato in campo. E sono obbligato a essere così. Questo è il Milan, non si scherza”.